MAURIZIO EUFEMI

eletto al Senato della Repubblica - per la Provincia di Torino - Collegio n. 7

Vice Presidente Vicario Gruppo UDC (CCD-CDU-DE)

INTERVENTI 2003

Lunedì 22 dicembre 2003 - Intervento al Senato su Legge Finanziaria
GIOVEDI' 18 DICEMBRE 2003 Intervento in Commissione Finanza su legge finanziaria
MARTEDI' 16 DICEMBRE 20003 Intervento sul debito pubblico in Commissione Finanza
Lunedì 27 ottobre 2003 - Intervento in aula su conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, recante disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici 
16 ottobre 2003 - Schema di regolamento organizzazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (n. 279)
8 OTTOBRE 2003 - Intervento su Finanziaria in Commissione Finanze e Tesoro
25 settembre 2003 - Intervento su (1514) Norme in materia di procreazione medicalmente assistita 
30 luglio 2003 - Intervento in aula su DPEF anni 2004-2007
23 luglio 2003 - Dichiarazione di voto in aula su conversione in legge DL n. 143
martedì 22 luglio 2003 - Intervento in commissione Finanza sul DPEF
10 luglio 2003 - AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE 
MERCOLEDI' 2 LUGLIO 2003 - Fondazioni bancarie
25 giugno 2003 - Intervento sulla legge di semplificazione
18 giugno 2003 - Intervento in aula sulle cartolarizzazioni
18 giugno 2003 - Intervento sul bilancio
28 maggio 2003 - Intervento in Commissione sulle cartolarizzazioni
15 maggio 2003 - Dichiarazione di voto sulla legge per gli oratori
Martedì 15 aprile 2003 - Dichiarazione di voto su Conversione in legge del D.L. 21 marzo 2003, n. 45
Martedì 15 aprile 2003 -  Discussione generale su  disposizioni urgenti relative all'UNIRE e alle scommesse ippiche
Martedì 1 aprile 2003 - Intervento in Commissione Bilancio del Senato su riforma contabilità
Giovedì 13 Marzo 2003 - Intervento su Proroga Decreto ecoincentivi
Mercoledì 26 febbraio 2003  - Seguito dell'indagine conoscitiva sul settore dei giochi e delle scommesse: audizione del Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze Contento.
Giovedì 20 febbraio 2003 - Intervento su riordinamento del Corpo Forestale dello Stato
20 febbraio 2003 -  Discussione in commissione su mandato dei sindaci 
MERCOLEDÌ 19 Febbraio 2003 - Seguito della discussione sulle linee della politica estera e discussione di mozioni connesse
MARTEDÌ 18 Febbraio 2003 - Dichiarazione di voto su conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, recante disposizioni urgenti in materia di adempimenti comunitari e fiscali, di riscossione e di procedure di contabilità
Martedì 18 febbraio 2003 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, recante disposizioni urgenti in materia di adempimenti comunitari e fiscali, di riscossione e di procedure di contabilità
MERCOLEDI' 13 febbraio 2003 - INTERVENTO DELEGA FISCALE
MERCOLEDÌ 5 FEBBRAIO 2003 - (848-B) Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Collegato alla manovra finanziaria) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento).
MARTEDI' 4 FEBBRAIO 2003 - COMMISSIONE ISTRUZIONE - Norme sullo stato giuridico e sul reclutamento dei docenti di religione cattolica
MARTEDI' 4 FEBBRAIO 2003 - COMMISSIONE AGRICOLTURA - Audizione, ai sensi dell'articolo 46 del Regolamento, del Ministro delle politiche agricole e forestali sugli intendimenti del Governo in materia di riforma della legge 6 novembre 1992, n. 468 sul settore lattiero-caseario.
MARTEDÌ 21 GENNAIO 2003 -  Intervento sulle riforme istituzionali
 

ARCHIVIO

 Interventi del 2002

 Interventi del 2001

 

Lunedì 22 dicembre 2003 - Intervento al Senato su Legge Finanziaria

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli senatori, siamo giunti al passaggio decisivo e finale di questa sessione di bilancio. Sono ancora una volta emersi con forza i problemi derivanti da regole sulla finanza pubblica che non reggono più l'impatto con il sistema elettorale maggioritario e che hanno bisogno di una profonda rivisitazione. Di ciò ci siamo fatti carico con specifiche iniziative legislative, che dovranno essere combinate con le riforme dei Regolamenti parlamentari.

C'è bisogno di agire con forza e in fretta sulla riforma della contabilità, perché quella ormai è la madre di tutte le riforme. L’inemendabilità o meno dei documenti di bilancio è un falso problema. Prima dobbiamo rivedere le procedure, determinando le condizioni per un lavoro e un prodotto qualitativamente migliori. Già nella seduta notturna del 13 novembre avevo sottolineato che l'andamento dei lavori ci avrebbe portato inevitabilmente ad un punto di crisi nei rapporti non tra maggioranza e Governo, senatore Bonavita, ma tra Parlamento e Governo.

Non posso tuttavia iniziare questo mio intervento, signor Presidente, senza soffermarmi su una questione procedurale. La sessione di bilancio è regolata dagli articoli 126 e seguenti del nostro Regolamento. Sorprende in questa fase finale, anche in relazione all'articolo 129 del Regolamento, la mancata presenza del Ministro dell'economia (certamente sarebbe stata gradita), che peraltro abbiamo registrato in tutta la fase di discussione della finanziaria in Senato. Certo, egli ormai assorbe moltissime funzioni, ma ha anche la responsabilità politica del più alto momento del rapporto tra Governo e Parlamento, cioè la decisione di bilancio.

Si tende a guardare al futuro, ma prima del futuro c'è il presente. La Costituzione, onorevole sottosegretario Vegas, è ancora quella del 1948. È ancora un sistema in cui il Parlamento sta al di sopra di tutto, perché è l'unico organo costituzionale eletto dal popolo. Fino a quando non si cambiano le regole, occorre avere la forza di farle rispettare, altrimenti si fa scadere il Senato ad un "sottoprodotto costituzionale", prima ancora di varare una riforma in itinere.

Veniamo ora ai documenti di bilancio, così come si presentano dopo l'approvazione della Camera.

La finanziaria è stata profondamente modificata: quella operata dalla Camera non è stata solo una seconda lettura ma una profonda riscrittura. Esprimiamo pertanto un forte disagio, un disagio aggravato dalla impossibilità di operare ulteriori correzioni.

L'UDC non ha presentato emendamenti, preferendo la via del risultato necessario a quella del risultato migliore.

In materia fiscale si segnalano le novità relative alla disciplina del concordato; in particolare l'istituto risulta più appetibile rispetto alla precedente versione soprattutto per due aspetti: in primo luogo, il legame del periodo di imposta non con i ricavi effettivi relativi al 2003 ma con i ricavi minimi concordati. Questo aspetto deve essere ritenuto fondamentale soprattutto per quanto riguarda le categorie professionali che di fatto potranno sottoporre all'esame della propria clientela una situazione prospettica sufficientemente chiara. In considerazione del fatto che il periodo 2003 sta per chiudersi, la valutazione concreta potrà, infatti, essere effettuata sia per quest'anno sia per il prossimo. Analoghe considerazioni possono farsi con riferimento ai redditi imponibili del biennio.

Il secondo aspetto è la preclusione pressoché totale dell'attività accertativa: questa indicazione è d'importanza fondamentale soprattutto in considerazione del target interessato al concordato preventivo. In gran parte i contribuenti interessati alle disposizioni contenute nell'articolo 33 della legge n. 326 del 2003, come modificata dall'emendamento, sono i destinatari di meccanismi quali gli studi di settore e i parametri. Certamente, il fatto di conoscere a priori che, in caso di raggiungimento degli obiettivi minimi pattuiti, non sussiste alcun rischio con riferimento alle tipologie di accertamento evidenziate, rappresenta una garanzia di spessore. Senza considerare che, per effetto dell'emendamento, viene altresì introdotta una franchigia in relazione ai residui accertamenti effettuabili da parte dell'amministrazione finanziaria.

Un ulteriore richiamo alle disposizioni in materia di concordato preventivo è contenuta nella disciplina di condono per il periodo di imposta 2002 in quanto, in quella parte delle norme, si chiarisce che i titolari di reddito di impresa e gli esercenti arti e professioni che hanno dichiarato, relativamente al periodo di imposta in corso al 1° gennaio 2001, ricavi o compensi inferiori a quelli risultanti dall'applicazione degli studi di settore ovvero dei parametri, non sono tenuti ad assolvere le relative imposte, come previsto dal comma 5 dello stesso articolo 33, a condizione che provvedano alla definizione del periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2002. Anche in questo caso resta comunque l'obbligo di applicare le percentuali di incremento dei ricavi o dei compensi e dei redditi sulla base dei ricavi o dei compensi adeguati a quelli risultanti dall'applicazione degli studi di settore ovvero dei parametri.

Le modifiche introdotte dalla Camera, così come fortemente auspicato dall'UDC, affrontano in misura adeguata le esigenze di garanzia della sicurezza che, anche alla luce dello scenario internazionale, si sono accentuate in misura significativa. A tal fine vengono destinati oltre 600 milioni di euro per sostenere e potenziare sia le risorse umane che operano nel settore, sia le strutture e le dotazioni materiali di cui possono avvalersi.

In materia di rapporti tra lo Stato, da un lato, e le Regioni e gli enti locali, dall'altro, la Commissione bilancio della Camera aveva già effettuato un importante lavoro che ha permesso di incrementare di 250 milioni di euro gli stanziamenti a favore degli enti locali e di avviare a soluzione il problema dei ritardi dei versamenti di tesoreria, più volte sollevato dalle Regioni.

I successivi emendamenti approvati in Assemblea aumentano ulteriormente le risorse destinate alle comunità montane e alle province. Le spese derivanti dalla contrattazione 2002-2003 sono escluse dall'applicazione delle regole del patto di stabilità interno non soltanto per gli enti locali ma anche per le Regioni.

Assai rilevante per il funzionamento degli enti locali è anche la complessa riforma della normativa in materia di acquisto di beni e di servizi da parte delle amministrazioni pubbliche, attraverso il ricorso alle cosiddette convenzioni CONSIP. Si è trattato di un quadro normativo costruito a partire dalla precedente legislatura, nel corso del tempo progressivamente esteso dalle amministrazioni dello Stato al complesso delle amministrazioni pubbliche. Alla prova dei fatti, tuttavia, sono emerse significative difficoltà in relazione all’efficienza del sistema, in particolare per quanto concerne l’applicazione alle amministrazioni decentrate.

La riforma introdotta dalla Camera prevede che il ricorso alle convenzioni CONSIP non sia più un obbligo ma soltanto una facoltà e riguardi soltanto le forniture di rilevanza nazionale. Le condizioni definite dalla CONSIP diventano pertanto un parametro di riferimento di cui le amministrazioni potranno utilmente tener conto per valutare il rapporto qualità-prezzo.

Di grande rilievo sono infine le disposizioni volte ad assicurare, in un quadro di tutela della concorrenza, la partecipazione delle piccole e medie imprese locali e dei consorzi alle gare bandite dagli enti locali.

A tutela degli inquilini delle abitazioni soggette ai programmi di dismissione si è previsto che il prezzo e le condizioni di vendita per i conduttori che abbiano manifestato la volontà di acquisto entro il 31 dicembre 2001, sono determinati sulla base della normativa vigente a quel momento.

È stata inoltre rivista la disciplina dei poteri speciali attribuiti al Ministro dell’economia negli statuti delle società controllate dallo Stato (la cosiddetta golden share). La nuova disciplina limita, quanto alle finalità, alle fattispecie cui si applica, nonché alle modalità e ai tempi di esercizio, il ricorso ai poteri speciali, in modo da ridurre l’anomalia nell’organizzazione e nel funzionamento delle imprese in questione rispetto alle regole generali del mercato. In questo modo si dà risposta alle osservazioni sollevate sulla materia dalla Commissione europea.

Viene inoltre ulteriormente messa a punto l’importante riforma normativa sui servizi pubblici locali, così come fortemente voluto dall’UDC, in particolare dal Ministro delle politiche comunitarie, autore della riforma. Si tratta di un tema che è stato oggetto, di recente, con il decreto-legge n. 269 del 2003, di un’organica revisione. Il disegno di legge in esame interviene su alcuni profili specifici, ma di grande rilievo: assicurare, nei casi in cui la gestione della rete non sia stata affidata con procedure ad evidenza pubblica, che il soggetto gestore affidi le gare relative alla rete solo seguendo le procedure suddette, in modo da escludere affidamenti diretti; escludere dalla cessazione le concessioni affidate direttamente a società già quotate in borsa entro il 1° ottobre 2003 o comunque a società che hanno collocato sul mercato quote di capitale attraverso procedure ad evidenza pubblica, in modo da garantire gli azionisti risparmiatori che hanno investito in queste società; reintrodurre, infine, misure idonee a prevedere l’ammissione alle prime gare per l’affidamento dei servizi alle imprese italiane pubbliche e private che abbiano già in essere affidamenti diretti. La stessa possibilità è prevista anche a favore delle imprese estere solo a condizione che sia garantito il principio di reciprocità e siano aperti in tempi certi i mercati negli Stati esteri in questione.

Sulla vicenda Parmalat, onorevole rappresentante del Governo, abbiamo assistito a dichiarazioni irresponsabili. Sicuramente gli errori del management sono collegabili alla dinamica delle strategie scelte dal gruppo, che hanno privilegiato la natura finanziaria degli investimenti rispetto ai profitti industriali derivanti dal core business dell’azienda. I controlli funzionano se c’è limpidezza e collaborazione da parte del management delle aziende e nel caso di multinazionali ciò diviene ancora più difficile. Occorre dunque rafforzare la collaborazione, i controlli e le sanzioni. Nel caso ENRON è saltata la società di revisione ma anche per colpa del management. Affrontare in tempi urgenti il caso Parmalat significa allora accrescere i controlli su tutte le altre società che potrebbero avere presto analoghi problemi. Non è un problema di uomini ma di regole. Abbiamo bisogno subito di una normativa sul modello USA, mi riferisco alla legge Sarbanes-Oxley, che ha imposto di giurare sui bilanci, esponendo i dirigenti sul piano delle responsabilità civili e penali, come norma di carattere generale, ovviando alle debolezza del sistema.

Non si può nemmeno immaginare di avere un'Autorità sul risparmio di nomina governativa non indipendente né sottovalutare la presenza dei rappresentanti delle aziende nei consigli di amministrazione delle banche, che può determinare una grave distorsione e alterazione nell'erogazione del credito.

Signor Presidente, siamo soddisfatti delle correzioni parlamentari operate sulla legge finanziaria, che hanno consentito di migliorare la qualità della manovra. Il Gruppo UDC ha dato il suo contributo determinante per raggiungere significativi risultati sulla competitività, sulla ricerca scientifica, sulla sicurezza, sui servizi pubblici locali, sugli enti locali, cercando di coniugare le risorse limitate derivanti da una bassa crescita con la domanda degli interessi generali.

È una finanziaria che assomiglia - sottosegretario Vegas, lei è un esperto della materia e non potrà disconoscerlo - a quelle del passato, ma vi è stata una violenza inutile senza che si sia riscontrato un significativo miglioramento sul prodotto finale.

Esprimiamo conclusivamente consenso sulla decisione di bilancio, ma sollecitiamo un coraggioso intervento sulle regole di contabilità, realizzando il consolidato di cassa della pubblica amministrazione quale esigenza eticamente, politicamente e gestionalmente necessaria, come pure sulle procedure parlamentari per realizzare obiettivi di stabilizzazione e di sviluppo.

Siamo certi che tali questioni saranno centrali nella verifica per un forte rilancio dell'azione programmatica del Governo e della coalizione. (Applausi dal Gruppo UDC e dei senatori Salzano, Ciccanti e Salerno).

GIOVEDI' 18 DICEMBRE 2003 Intervento in Commissione Finanza su finanziaria

(2513-B) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2004 e bilancio pluriennale per il triennio 2004-2006, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. - (Tab. 1) Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2004 - (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2004 (2512-B) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2004), approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. (Rapporti alla 5a Commissione. Esame congiunto. Rapporto favorevole sulla tabella 1 e sulle connesse parti del disegno di legge n. 2512-B e rapporto favorevole sulla tabella 2 e sulle connesse parti del disegno di legge n. 2512-B limitatamente a quanto di competenza)

Il senatore EUFEMI (UDC) ritiene che le modifiche apportate dalla Camera dei deputati al testo della legge finanziaria investano materie di tale rilevanza da provocare un profondo disagio per le condizioni in cui il Senato è chiamato a valutare, senza poterli sostanzialmente modificare, i documenti in titolo. Ritiene tale considerazione pregiudiziale rispetto all'analisi di merito, poiché, pur nella consapevolezza della necessità di stemperare le possibili cause di conflittualità all'interno della maggioranza, sembrano emergere profili di criticità nel rapporto tra Parlamento e Governo, che rischiano di affievolire le prerogative parlamentari proprio nella sede più classica del rapporto tra esecutivo e legislativo quale la valutazione della legge di bilancio. Esprime quindi una valutazione positiva delle modifiche apportate dalla Camera dei deputati per quanto riguarda il concordato preventivo, apprezzando, in particolare, le garanzie offerte ai contribuenti in termini di preclusione dell'attività accertativa da parte dell'Amministrazione finanziaria. 

Pur tuttavia egli non può esimersi dal ricordare che il ministro Tremonti aveva escluso che le misure di clemenza fiscale avessero riguardato l'anno di imposta 2002. L'oratore passa poi in rassegna le materie interessate dalle modifiche accolte dalla Camera dei deputati e per le quali la propria parte politica aveva proposto specifiche soluzioni: in tal senso, commenta positivamente l'incremento delle risorse sul fronte della sicurezza, le nuove norme in materia di enti locali e, soprattutto, la modifica della disciplina delle gare per beni e servizi da parte della pubblica amministrazione attraverso la Consip S.p.a. 

Su tale ultimo argomento, già oggetto di ampia discussione da parte della Commissione, sottolinea il rilievo delle norme che accrescono il livello di concorrenza tra imprese locali, ma ne tutelano l'attività, essendo superato il principio dell'obbligatorio ricorso alla citata società. Esprime inoltre un convinto apprezzamento per le novità introdotte in tema di vendita degli immobili appartenenti al patrimonio pubblico, osservando come la Camera dei deputati abbia salvaguardato un principio equitativo che la normativa vigente rischiava di travolgere, non salvaguardando i diritti maturati dagli inquilini che avevano manifestato la volontà di acquisto degli immobili entro il 31 ottobre 2001. 

Sottolinea poi il particolare rilievo delle disposizioni in materia di servizi pubblici locali, richiamando le posizioni assunte su tale tema dal ministro Buttiglione. Conclude richiamando l'attenzione del rappresentante del Governo sulla circostanza che la propria parte politica rinuncia a presentare emendamenti, sia in sede di 5a Commissione che in Assemblea, esclusivamente per evitare il rischio di un ulteriore esame da parte della Camera dei deputati.

MARTEDI' 16 DICEMBRE 20003 Intervento sul debito pubblico in Commissione Finanza

Interviene in discussione generale il senatore EUFEMI (UDC), il quale sottolinea il rilievo da attribuire all'esame parlamentare in relazione alla redazione di testi unici da parte dell'Esecutivo, in particolare per quanto riguarda la materia oggetto del provvedimento in titolo. 

Esprime un giudizio sostanzialmente positivo circa l'opera di riordino e di razionalizzazione delle diverse fonti normative regolatrici della materia, osservando come si siano stratificate nel tempo una serie di disposizioni, il cui rilievo deriva essenzialmente dalla circostanza che la gestione dei titoli del debito pubblico ha assunto sempre un ruolo di primissimo piano nella politica economica e finanziaria dello Stato. Si tratta di una vicenda degna di interesse che prende le mosse dal decreto legislativo 7 maggio 1948, n. 544, che imponeva di non superare il limite del 14 per cento della spesa corrente complessiva nella emissione di titoli di debito pubblico, e che passa poi attraverso la trasformazione dei buoni ordinari del tesoro da strumento di copertura di squilibri temporanei di cassa a modalità più ampia di intervento finanziario. 

Va ricordato, in tale excursus, la separazione tra l'istituto di emissione e il Ministero del Tesoro, così come il rilievo che assumeva negli anni passati la direzione generale del debito pubblico e la correlativa commissione parlamentare mista di controllo. L'esame del provvedimento in titolo costituisce anche l'occasione per rimeditare le condizioni attuali del debito pubblico, alla luce degli andamenti e delle serie storiche che hanno visto sostanzialmente stabile sotto il 60 per cento del PIL il debito pubblico nazionale tra il 1864 e il 1945, con picchi superiori al 100 per cento in epoche particolari, quali quella tra il 1918 ed il 1924. Un ulteriore momento di svolta è stato rappresentato dal processo di "dematerializzazione" dei titoli. 

Non vi è dubbio, peraltro, che il testo unico in titolo, pregevole nella sua azione di riordino, riflette il processo di accentramento nella gestione del debito pubblico, mentre invece andrebbe comunque colta l'occasione per sollecitare l'Esecutivo ad informare con puntualità il Parlamento, al fine di evitare il rischio che su tale delicata materia si verifichi una riduzione delle prerogative parlamentari. 

Osserva inoltre come il testo all'esame della Commissione rifletta l'evoluzione giuridico-amministrativa che ha accompagnato le trasformazioni dei mercati finanziari e predispone un meccanismo di codificazione che, seppure superato dalla ultima legge di semplificazione, appare in linea con quanto previsto dalla legge n. 50 del 1999. In conclusione, il provvedimento consente di proseguire nella gestione oculata ed efficiente dei titoli pubblici, adeguata alle esigenze del mercato e alle propensioni dei risparmiatori, con un'attenzione particolare all'obiettivo di rendere meno oneroso il servizio del debito pubblico.

Lunedì 27 ottobre 2003 - Intervento in aula su conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, recante disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, senatori, la manovra di finanza pubblica, attraverso interventi per 16 miliardi di euro, mira a cifrare il deficit della Pubblica amministrazione al 2,2 per cento del PIL e trova un primo pilastro nel decreto-legge n. 269, con una correzione complessiva dell'indebitamento netto di 11 miliardi di euro, poco meno di 1 punto percentuale del PIL. Alle misure di contenimento sono state unite quelle per lo sviluppo, per 5 miliardi di euro.

Rispetto alle decisioni di bilancio non si può tuttavia trascurare il peso delle una tantum e dunque la rilevante componente transitoria della manovra derivante dal condono edilizio, dal concordato preventivo, dalle sanatorie fiscali e dalle vendite di immobili, il programma cosiddetto di valorizzazione degli attivi, che trovano in questo decreto la loro conferma.

Non vi è dubbio che il ricorso a ripetute manovre di aggiustamento dei conti, che non deprimano ulteriormente consumi e investimenti, quindi operazioni di finanza straordinaria, genera riflessi sulle attività fiscali istituzionali e difficoltà di liquidità e porta il cittadino al rinvio di spese, come quelle di consumo per i beni durevoli, che soffrono una pesante caduta della domanda.

Una manovra che guarda agli obiettivi di bilancio ma, al tempo stesso, aperta al rilancio degli investimenti pubblici e privati e che pone particolare attenzione al problema della ricerca e della competitività del sistema Paese. Esprimiamo preoccupazione per la riduzione dell'avanzo primario, sceso al 2,8 per cento nel 2003, rispetto agli impegni programmatici assunti in sede di Unione monetaria.

Il rallentamento rispetto agli impegni programmatici di riduzione del debito e all'avanzo primario muove dalla constatazione di un insoddisfacente andamento dell'economia a livello europeo e delle ripercussioni negative per il nostro Paese. L'economia europea negli ultimi tre anni è cresciuta ad un ritmo marcatamente inferiore al suo potenziale.

Porre l'accento sulla dimensione europea del problema della scarsa crescita non vuole essere un tentativo di evitare un confronto sui problemi interni di sviluppo del nostro Paese, ma costituisce la presa d'atto di un dato ineludibile, rappresentato da una comune situazione di difficoltà a livello dei maggiori Paesi europei, come la Germania, ed è riconosciuto il peso dell'economia tedesca, che è tale da condizionare pesantemente il resto dellUnione.

Certamente, dieci anni di politica economica restrittiva per dare vita all'euro hanno avuto una incidenza non secondaria sul ciclo attuale. Da diversi anni la politica economica europea non rivolge adeguata attenzione allo sviluppo dell'economia e il Patto di stabilità e di crescita sembra aver vincolato severamente la politica di bilancio.

Un progetto di sviluppo per l'Europa richiede ora un'adeguata governance europea. È stato posto con forza l'obiettivo di una nuova fase nella politica economica europea, "forzando" la crescita e ristabilendo un clima di fiducia presso le imprese e gli investitori, attraverso la cosiddetta azione europea per la crescita, definendo una nuova scala di priorità degli investimenti pubblici nei settori delle infrastrutture materiali e in prospettiva anche immateriali.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

(Segue EUFEMI). Si è infatti creato un circolo vizioso tra bassa crescita, deterioramento dei bilanci pubblici, rafforzamento dei vincoli sugli investimenti pubblici, gap competitivo e bassa crescita potenziale, che va rimosso.

Al rallentamento degli investimenti pubblici in infrastrutture di base si attribuisce un ruolo non marginale nel rallentamento della dinamica della produttività del capitale privato e del lavoro. Certo, la riduzione del carico impositivo, favorito dalla graduale attuazione della riforma fiscale, come noi avremmo desiderato, costituisce un passo fondamentale per restituire capacità di spesa alle famiglie.

Ma è indispensabile creare un clima di fiducia per convincere le famiglie italiane a essere meno prudenti negli acquisti ed è importante anche rimuovere l'incertezza sul reddito disponibile nell'immediato e nel futuro. Inoltre, una componente di incertezza in grado di incidere sulla spesa delle famiglie deriva senz'altro dalla mancata definizione delle politiche che si intendono perseguire nel settore della spesa sociale ed in particolare della spesa previdenziale.

Positiva allora appare la riproposizione a tutto il 2004 della detassazione IRPEF del 36 per cento per le ristrutturazioni edilizie, cui però va legata la proroga al 2004 dell'IVA agevolata sui materiali, per non renderla inefficace e favorire comportamenti omissivi ed evasivi.

Giudichiamo positivamente sia la scelta di dare risposte efficaci alle politiche per la natalità, sia l'integrazione del Fondo per le politiche sociali. Si tratta di una inversione di tendenza che offre risposte corrette per le politiche familiari; con tali risorse potrà essere trovata soluzione, con un atto di giustizia sociale verso i cosiddetti incapienti e per altre situazioni di disagio come gli anziani e i portatori di handicap.

Il bonus per i figli rappresenta dunque un'inversione di tendenza che va certo combinata nelle politiche familiari con altri interventi in favore dei giovani, come i mutui per le giovani coppie. Il problema non è il Fondo è la validità e la coerenza rispetto ai programmi.

Le misure per la ricerca rappresentano un'assunzione di responsabilità rispetto alla necessità di favorire un più alto tasso di ricerca nel Paese. È la grande sfida che abbiamo di fronte dopo quella della internazionalizzazione delle imprese. La competitività si affronta e si vince favorendo la ricerca attraverso l'innovazione, non solo di processo, ma soprattutto di prodotto, con una forte azione a rete nei distretti e nei parchi tecnologici, con un forte legame tra sistema universitario e istituti di ricerca.

Il ritardo tecnologico rischia di tradursi in minore specializzazione e ridotta competitività. Gli sgravi di imposta rappresentano uno strumento comunemente usato per indurre le aziende ad aumentare gli investimenti in questo ambito. Gli strumenti d'intervento italiani trascurano invece la leva fiscale, onorevole Presidente e onorevole sottosegretario Vegas, soprattutto con riferimento agli investimenti delle grandi imprese, finendo talvolta per dar luogo ad effetti distorsivi.

Positiva è la norma fiscale per i ricercatori, ma questa va coniugata con lo status dei ricercatori attraverso misure che ne favoriscano la mobilità. Il quadro generale derivante dalla scarsità di risorse finisce per incidere pesantemente sia sulla qualità ed il numero dei programmi di ricerca sia sul livello del personale.

La tecno-Tremonti muove nella giusta direzione con la detassazione degli investimenti in ricerca e tecnologie digitali, la partecipazione a fiere all'estero, il premio per la quotazione in Borsa e la realizzazione di stage aziendali. Un'integrazione, sottosegretario Vegas, potrebbe essere quella di incentivare l'accesso di capitali privati al finanziamento di imprese, defiscalizzando tali capitali come avevamo previsto nella riforma fiscale.

Quanto all'Istituto italiano di tecnologia, è indispensabile garantire un raccordo con il sistema delle imprese e degli enti di ricerca, per determinare una più forte diffusione delle conoscenze, attraverso strumenti come gli accordi di programma. Vorrei ricordare, a tale proposito, come vi sia necessità di un forte finanziamento, ad esempio per il Politecnico di Torino, che sta raddoppiando la propria sede e si trova in carenza di risorse.

E veniamo ad un punto particolarmente delicato, un nodo irrisolto in Commissione: la trasformazione della Cassa depositi e prestiti, facendola uscire dal perimetro della Pubblica amministrazione, e l'esclusione del debito dalla Cassa con i risparmiatori privati per 175 miliardi di euro, mentre 92 miliardi rappresentano il credito della stessa verso gli enti locali e gli altri enti pubblici.

La questione non è secondaria, signor Presidente, e va attentamente valutata anche per la posizione assunta da due forze politiche della coalizione. Non vanno sottovalutate le potenzialità che derivano dal cambiamento della missione, conseguenza della trasformazione da ente pubblico a banca di sviluppo.

Del resto, se guardiamo al passato anche il Mediocredito centrale, su impulso di Carli, seppe adeguarsi alle sfide del cambiamento con il sostegno forte alle piccole e medie imprese, alla loro competitività e internazionalizzazione, attraverso strumenti straordinariamente efficaci come la legge Sabbatini e la legge Ossola.

Questa può costituire la risposta italiana ad una presenza nelle operazioni di finanza di progetto, per la scarsa propensione ad operare in mercati rischiosi e soprattutto in investimenti di lungo periodo. I ritardi che pesano sul complesso modello di sviluppo derivano dalla eccessiva difesa, soprattutto da parte della sinistra, di settori ad alta intensità di lavoro come l'auto, la siderurgia e la chimica.

Vorrei ricordare, onorevole Sottosegretario, se mi degna di attenzione, visto che è stato costantemente distolto prima dai colleghi e ora dal telefono ? (Il sottosegretario Vegas continua a conversare al telefono). Signor Presidente, chiederei anche la presenza del relatore.

PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione, senatore Eufemi.

EUFEMI (UDC). Vorrei ricordare come Menichella seppe assumere una posizione di contrasto con De Gasperi allorquando si paventò l'ipotesi di creare un circuito di natura pubblicistica distinto dall'Amministrazione dello Stato, evitando così che la Banca d'Italia si trasformasse in banca di sviluppo.

Signor Presidente, io credo che vadano riaffermate alcune regole di principio alle quali non si possa derogare. Abbiamo tenuto sedute notturne in Commissione, ora lavoriamo in Aula in costanza di altri impegni e chiederei questa cortesia: che le regole siano rispettate.

La questione è se vi è ingerenza del Governo nel credito, se vi è collegialità nelle scelte, se si crea un circuito idoneo e diretto per la copertura del fabbisogno nel settore della Pubblica amministrazione.

Abbiamo manifestato preoccupazione, confortati dal parere espresso dalla Commissione finanze, rispetto alla creazione di due aree: una per gli enti pubblici territoriali e una per le attività di intermediazione, volta al finanziamento di opere e infrastrutture pubbliche senza garanzie dello Stato e senza raccolta a vista.

Abbiamo sottolineato l?esigenza di fare una riforma senza confusione, ma nella chiarezza e nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità. Abbiamo evidenziato con forza come sarebbe preferibile creare due società per azioni, o quanto meno due patrimoni separati, in analogia a quanto fatto con la Patrimonio dello Stato S.p.A e la Infrastrutture S.p.A.

Viene di fatto configurata per il nuovo intermediario l'attività di una vera e propria banca assimilabile agli ex istituti di credito speciale, con un trattamento preferenziale sia rispetto al codice civile, sia sotto il profilo dei controlli di vigilanza sia sotto il profilo fiscale, con una posizione di vantaggio concorrenziale rispetto al sistema bancario. Di ciò occorre tener conto.

Va giudicata positivamente la riforma dei confidi, adeguata alla nuova realtà europea, con la pronta entrata a regime di un testo condiviso, recependo alcune correzioni, in particolare una correzione che noi ritenevamo indispensabile per il settore della cooperazione.

All'adeguamento in chiave europea del nostro sistema creditizio e finanziario, che orienterà e selezionerà il credito alle piccole e medie imprese in misura ancora più selettiva, i soggetti collettivi dovranno offrire una soluzione all'altezza dei problemi da affrontare. Perché senza una politica di intervento adeguata, con le nuove norme sul "capitale di sorveglianza" del sistema bancario, si rischia di creare nuovi problemi, anziché nuove opportunità. La concorrenza dovrebbe migliorare il legame tra banche e imprese.

La incentivazione di consorzi fidi, ritenuti fattore di riduzione dei costi associati alla valutazione della rischiosità del credito, si è dimostrata efficace per attirare forme alternative di accesso ai mercati dei capitali delle imprese minori.

Ci siamo poi fatti carico dei problemi dell'artigianato, con una norma di principio, di economia umanistica come quella delle sostituzioni temporanee, anche in contrasto con la posizione del Governo. È fondamentale che vi sia ora un segnale per la riduzione dell'IRAP finalizzata alla riduzione del costo del lavoro e un più forte rifinanziamento dell'Artigiancassa a fronte del fabbisogno pregresso.

Restano poi indefinite le scelte per l'automatico. Occorre intervenire per evitare la crisi del settore attraverso una rimodulazione degli interventi, così come per i lavoratori dell'amianto, rispetto ai quali non possiamo restare insensibili.

Il giudizio che noi diamo è quello della manovra "possibile" rispetto al livello di crescita europea. Siamo consapevoli che il Paese oggi non è in grado di affrontare una manovra di 3 punti sul PIL per raggiungere l?obiettivo europeo dell'avanzo primario. Non bisogna tuttavia nascondere i problemi.

Dobbiamo avere il coraggio di interrogarci sulla giustezza delle scelte perché ne derivano il rinnovo e il futuro del Paese. A rimetterci non sarebbe solo questa maggioranza ma l'intero Paese. Dobbiamo domandarci se sono stati fatti errori di valutazione; se vi è un rischio di peggioramento del quadro di finanza pubblica. La nostra preoccupazione è per l'allargamento del divario tra fabbisogno e indebitamento. Si può andare avanti, ma non si può tacere.

La manovra, inoltre, è accompagnata dal terzo pilastro rappresentato da scelte strutturali inevitabili per quanto attiene alla previdenza e all'equilibrio previdenziale di lungo periodo.

Questa decisione di bilancio è migliorabile e perfezionabile nell'iter parlamentare se prevale un atteggiamento rispettoso del Parlamento; se prevale il principio di collegialità più volte richiamato; se non prevalgono logiche che tendono a "centralizzare" le scelte, in contraddizione con l'obiettivo di scelte condivise che dovrebbe sottendere alla logica della coalizione perché, in tal caso, ne conseguirebbe la "centralizzazione" delle responsabilità.

Da parte nostra, non rinunciamo ad un apporto costruttivo e propositivo che sottende allo spirito di coalizione tenendo conto della forza e della bontà delle idee e non di sterili e dannose contrapposizioni. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Ulivi. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, sarebbe perfetto avere il relatore titolare, tuttavia, c?è il senatore Ferrara che sostituisce il senatore Tarolli e quindi ritengo che i nostri lavori possano proseguire.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, non è la stessa cosa.

PRESIDENTE. Senatore Eufermi, anch'io sono il sostituto del Presidente, eppure dobbiamo andare avanti lo stesso.

16 ottobre 2003 - Schema di regolamento organizzazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (n. 279)

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO Schema di regolamento recante organizzazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (n. 279) (Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento ai sensi dell'articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e dell'articolo 13 della legge 15 marzo 1997, n. 59. Esame e rinvio)

Riferisce alla Commissione il senatore EUFEMI (UDC), il quale dà conto preliminarmente delle fonti normative sulla base delle quali è stato adottato lo schema di regolamento, qualificato come regolamento di delegificazione, rilevando come su di esso il Consiglio di Stato si è espresso in due riprese, adottando un parere definitivo nel luglio scorso. Il provvedimento in commento interviene su materia riconducibile alla disciplina dell'ordinamento e alla organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali, la quale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera g)della Costituzione, è riservata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato. In merito alla formulazione del testo, con riferimento all'articolo 4, comma 1, che demanda alla direzione per i giochi il compito di proporre al direttore generale dell'Amministrazione dei monopoli l''affidamento delle attività gestionali dei giochi ad uno o più operatori, segnala che il Consiglio di Stato ha evidenziato l'opportunità di individuare in modo più puntuale le attività affidabili agli operatori, anche al fine di consentire una più adeguata comparazione tra i compiti dell'Amministrazione e le risorse umane a disposizione. 

Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento, fa presente che esso reca una nuova disciplina organizzativa dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, in relazione alle competenze statali in materia di giochi, concorsi pronostici e scommesse, di recente assegnata alla medesima Amministrazione. Dopo aver dato analiticamente conto del contenuto degli articoli il relatore osserva che l'Amministrazione dei monopoli ha subito negli ultimi anni radicali trasformazioni a seguito del venire meno della principale funzione per cui tale organismo era stato costituito e cioè la produzione, la distribuzione e la vendita dei prodotti da fumo. Con la privatizzazione di tale attività, oggi gestita da imprenditori stranieri, la British American Tobacco, si è reso necessario utilizzare diversamente le risorse umane ed organizzative dei Monopoli in altre attività di monopolio gestite direttamente dallo Stato ovvero tramite concessionari. Si tratta del settore dei giochi e delle scommesse, prima gestito anche con il concorso di altri Enti pubblici (Coni e Unire). 

Una prima considerazione riguarda l'avere mantenuto in capo all'Amministrazione dei monopoli le competenze fiscali in materia di accertamento e riscossione delle accise che gravano sui prodotti da fumo; sarebbe stato più razionale trasferire all'Agenzia delle Dogane tali funzioni. Alle Dogane compete peraltro la tassazione di altri prodotti sottoposti ad accisa (prodotti petroliferi e prodotti alcolici sia all'interno che all'importazione). 

L'oratore ritiene che tale decisione trovi in qualche modo motivazione nell'esigenza di mantenere un collegamento diretto con la rete di venditori finali dei tabacchi, da sempre collaudata garanzia per la tutela degli interessi erariali, che sono anche concessionari per la raccolta di giochi e scommesse. Dopo aver ricordato che la legge n. 383 del 2001 e la legge n. 178 del 2002 hanno attribuito tutte le funzioni statali in ordine al settore dei giochi e delle scommesse all'Amministrazione dei monopoli, in vista di una razionalizzazione strutturale di tale ente, il relatore osserva criticamente che l'articolo 2 dello schema in commento prevede tre diversi organismi (il Comitato generale per i giochi, la Commissione per la trasparenza dei giochi e la Consulta tecnica nazionale dei giochi) le cui funzioni non appaiono rispondere a criteri di razionalità ed efficienza, se si pone mente al fatto che amministrazioni ben più articolate non presentano tali organismi. 

Non volendo considerare quale obiettivo della riorganizzazione la mera gratificazione della burocrazia interessata, sarebbe quanto meno necessario specificare la gratuità della partecipazione anche per i due primi organismi citati così come previsto per la Consulta. Paventa il rischio, inoltre, che tali organi collegiali possano interferire sulle strutture dell'Amministrazione cui è affidata la definizione degli obiettivi programmati e la gestione diretta. In merito alle disfunzioni della gestione dei giochi e delle scommesse, il relatore sottolinea negativamente il fenomeno del "cannibalismo", rilevando come alcuni giochi, come il Superenalotto, abbiano penalizzato il Coni, riducendo fortemente il gettito dei giochi e delle scommesse collegate alle attività sportive. Ragion per cui è auspicabile la presenza di rappresentanti del CONI nell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, proprio perché siano più attentamente valutate le esigenze dell'Ente preposto alle attività sportive. Riepiloga quindi le proposte che potranno essere inserite nel parere da sottoporre alla Commissione, ritenendo opportuno preservare il ruolo del Comitato giochi, che peraltro ha una più lunga tradizione all'interno dell'Amministrazione dei monopoli, sopprimendo invece gli altri due organismi. Un'ulteriore osservazione riguarda, in adesione alle considerazioni svolte dalle organizzazioni sindacali, l'esigenza di aumentare gli organici, in maniera ben più consistente rispetto a quanto proposto dal Governo. 

Sembrano del tutto condivisibili, infine, alcune considerazioni espresse dal Consiglio di Stato in ordine ai conflitti di competenza che potrebbero determinarsi per i compiti assegnati alla direzione per le strategie rispetto agli atti di indirizzo espressi dal Comitato giochi.

8 OTTOBRE 2003 - Intervento su Finanziaria in Commissione Finanze e Tesoro

Presidenza del Vice Presidente COSTA

Il senatore EUFEMI (UDC) descrive anzitutto analiticamente l'entità complessiva, l'articolazione e gli obiettivi della manovra finanziaria per il 2004 (con particolare riguardo alle stime di gettito delle misure recate dal decreto-legge), soffermandosi quindi ad analizzare nel dettaglio talune disposizioni di rilevanza fiscale. Per quanto concerne l'intervento finalizzato alla lotta al carovita, rileva in senso critico gli aumenti ingiustificati dei prezzi verificatisi nell'ultimo anno, attribuendo tale fenomeno anche ad una non incisiva opera di intervento preventivo per scongiurarlo. Giudica positivamente la proroga a tutto il 2004 della detrazione fiscale per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, ma ritiene che tale misura debba necessariamente accompagnarsi ad una riduzione dell'IVA sui materiali utilizzati, al fine di evitare comportamenti elusivi. Per quanto concerne le misure di sostegno finanziario connesse alla nascita di figli successivi al primo, pur apprezzando l'ottica che ispira tale provvedimento, ritiene che sarebbe preferibile attribuire sussidi, eventualmente di minore misura, per la nascita di qualsiasi figlio. Sottolinea positivamente l'agevolazione alle nuove famiglie della concessione di mutui a tasso agevolato per le giovani coppie. 

Anche a nome della propria parte politica, ritiene però che sarebbe opportuno adottare anche in Italia un sistema analogo a quello tedesco, che anziché prevedere prestiti senza interessi, concede finanziamenti agevolati direttamente tramite il sistema bancario e senza l'intermediazione dei governi locali. A tale proposito, chiede al rappresentante del Governo di fornire i dati relativi alle erogazioni sinora concesse e ai risultati raggiunti tramite il sistema attualmente vigente, che prevede l'intervento degli enti territoriali nella gestione delle risorse finanziarie stanziate a tal fine. Accoglie favorevolmente gli incentivi fiscali per gli investimenti in ricerca e sviluppo, ma si dichiara convinto che effetti realmente incisivi potranno derivare solo da un rilancio dei distretti industriali e dei parchi tecnologici, nonché da una sempre maggiore correlazione tra mondo universitario e sistema imprenditoriale. Ritiene condivisibili le misure volte ad agevolare il rientro in Italia dei ricercatori residenti all'estero, anche se evidenzia la necessità di rimodulare la disciplina sullo status di tali soggetti, favorendone la mobilità. 

Ulteriore sostegno alla ricerca scientifica potrebbe essere fornito aumentando i relativi fondi, liberalizzando i concorsi per le assunzioni e concedendo agevolazioni sull'IVA per l'acquisto di attrezzature scientifiche. Per quanto concerne la trasformazione in società per azioni della Cassa depositi e prestiti, condivide tale passaggio da ente pubblico a banca di sviluppo, auspicando che tale nuovo soggetto possa sostenere non solamente le piccole e medie imprese ma anche i settori ad alta intensità di lavoro, quali il comparto siderurgico e chimico. Ritiene che tale ente debba effettuare una significativa opera di sostegno finanziario agli investimenti e che, a tal fine, sarebbe preferibile prevedere, anziché due tipi di gestione, due enti distinti, secondo il modello seguito per la costituzione di Infrastrutture S.p.a. e Patrimonio S.p.a. 

Relativamente alle previste modifiche alla disciplina degli organismi di investimento collettivo dei valori mobiliari specializzati in società quotate di piccola e media capitalizzazione e, in particolare, con riferimento alla riduzione della relativa aliquota, esprime la preoccupazione che tale materia rientri nella competenza delle fonti comunitarie e che il legislatore possa incorrere in una violazione delle norme comunitarie in tema di concorrenza. In materia di confidi esprime soddisfazione per l'inserimento della relativa disciplina nell'ambito del decreto-legge poiché tale inclusione ne ha consentito l'immediata entrata in vigore, pur rilevando come tale procedimento possa pregiudicare quel processo di affinamento del testo normativo cui la Commissione stava procedendo. 

Con riferimento alle disposizioni in materia di giochi e scommesse ritiene che la prevista aliquota del 15 per cento delle somme giocate sia eccessivamente alta e che le disposizioni dettate dal decreto-legge possano non delineare un contesto idoneo per aumentare la diffusione degli apparecchi e il conseguente gettito derivante da tale settore. Manifesta analogamente dubbi per quanto riguarda la prevista eliminazione dei registratori di cassa, con i conseguenti effetti sulle modalità di accertamento degli adempimenti fiscali. In conclusione, auspica una migliore modulazione dell'IRAP a carico delle piccole e medie imprese, in particolare nei settori ad alta intensità di lavoro, la concessione di maggiori finanziamenti all'Artigiancassa e l'adozione di misure di sostegno alla maternità nell'ambito delle imprese di minori dimensioni. In generale, ritiene la manovra finanziaria per il 2004 di possibile realizzazione e idonea a rilanciare la crescita economica del Paese, anche alla luce della prevista riforma del sistema previdenziale. Sottolinea tuttavia l'esigenza di compiere ulteriori sforzi negli ambiti delle politiche di sostegno alle famiglie e del rilancio della competitività e dello sviluppo delle imprese.

25 settembre 2003 - Intervento su (1514) Norme in materia di procreazione medicalmente assistita 

(Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Giancarlo Giorgetti; Cè ed altri; Burani Procaccini; Cima; Mussolini; Molinari; Lucchese ed altri; Martinat ed altri; Angela Napoli; Serena; Maura Cossutta ed altri; Bolognesi e Battaglia; Palumbo ed altri; Deiana ed altri; Patria e Crosetto; Di Teodoro)

(58) EUFEMI ed altri. Disciplina della ricerca e della sperimentazione biogenetica e istituzione di una Commissione parlamentare sulla bioetica

(112) TOMASSINI.Norme in materia di procreazione assistita

(197) ASCIUTTI. Tutela degli embrioni

(282) PEDRIZZI ed altri. Norme per la tutela dell'embrione e la dignità della procreazione assistita

(501) CALVI ed altri. Modifiche all'articolo 235 e all'articolo 263 del codice civile in tema di disconoscimento di paternità in relazione alla procreazione medico-assistita

(961) RONCONI. Disposizioni in materia di fecondazione medicalmente assistita

(1264) ALBERTI CASELLATI ed altri. Norme in tema di procreazione assistita

(1313) TREDESE ed altri. Norme in materia di procreazione assistita

(1521) Vittoria FRANCO ed altri. Norme sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita

(1715) D'AMICO ed altri. Norme in materia di clonazione terapeutica e di procreazione medicalmente assistita

(1837) TONINI ed altri. Norme in materia di procreazione medicalmente assistita

(2004) GABURRO ed altri.Norme in materia di procreazione medicalmente assistita

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, con il provvedimento in esame ci accingiamo a colmare un grave vuoto legislativo di cui ci siamo fatti carico come UDC con una specifica, personale iniziativa legislativa fin dall'avvio della XIV legislatura.

Sono tra coloro che hanno aderito con profonda convinzione al manifesto politico del forum delle associazioni familiari; nella campagna elettorale del 2001 mi ero fortemente impegnato su questo tema.

Il collega senatore Danzi, nel suo apprezzato e passionale intervento di ieri, si è ampiamente soffermato sul contenuto normativo del provvedimento; eviterò dunque di aggiungere altro in questo senso.

Rispetto al tema in esame, non possiamo non muovere dalle risoluzioni del Parlamento europeo concernenti la fecondazione artificiale in vitro. Esse riconoscono il valore della vita e, più in particolare, il diritto alla protezione della persona umana. Il Parlamento europeo, perciò, esprime preoccupazione per lo spreco di embrioni che la fecondazione in vitro può comportare; auspica l'uso di tecniche che eliminino tale rischio; ritiene che la fecondazione eterologa intracorporale o in vitro non sia auspicabile.

Da tali risoluzioni deriva che si è fatta prevalere una concezione della politica che si lascia guidare dalla morale e dai valori, per un progresso scientifico eticamente orientato.

Appare ovvio che la lacuna del nostro ordinamento non possa che essere colmata da regole che si muovono sul piano della morale e della deontologia. Se permane tale carenza legislativa, non si fa altro che organizzare il Far West delle nascite, speculando a volte sul dolore altrui.

Si tratta di una materia delicatissima che non può essere lasciata al libero arbitrio. Non vi può essere una terra di nessuno al di fuori di ogni concetto di bioetica e di correttezza. Di qui l'esigenza di una legge che metta al primo posto i diritti del nuovo figlio.

In passato abbiamo assistito a comportamenti scientifici disinvolti; sono sorte gravi e profonde perplessità e preoccupazioni intorno alle pratiche di procreatica attuali e ai diversi elementi più o meno accidentali che le accompagnano.

L'opinione pubblica si trova disorientata, turbata troppo spesso da casi aberranti dal punto di vista psicologico, sociologico, giuridico, come quelli di bambini nati da diverse madri (la madre genetica donatrice dell'ovulo, la madre gestante e la madre legale, che può coincidere con una delle precedenti o addirittura con un'altra); bambini nati all'interno di una coppia di lesbiche con il seme di un donatore omosessuale; bambini rifiutati dal padre legale che non è il padre genetico; nonne-madri che non potranno assicurare nel tempo le indispensabili cure materne.

L'opinione pubblica, poi, viene a sapere di migliaia di embrioni congelati nei laboratori destinati a morire o all'adozione, alla ricerca, quindi alla morte; o di casi di bambini con malformazioni genetiche a causa di uno spregiudicato uso di gameti da donatore; oppure, di embrioni impiantati in altre donne senza il consenso della madre genetica.

L'opinione pubblica si pone una domanda di fondo: se è giusto dal punto di vista etico ricorrere a pratiche di riproduzione assistita e se ci sono pratiche accettabili e altre che non lo sono.

È evidente che non basta rispondere che si tratta di progressi della scienza. Anche la bomba atomica rappresenta una conquista tecnico-scientifica. È doveroso chiedersi seriamente quali siano i valori umani in gioco per capire se ciò che è tecnicamente possibile lo è anche eticamente.

Si pone dunque fine al mercato incontrollato di certa sanità che si fa scudo dell'alibi della ricerca per procedere su una strada senza controlli.

Il problema della sterilità viene usato come mezzo di pressione. Noi riteniamo che la medicina debba porsi al servizio dell'uomo, anche per aiutare una coppia sterile a soddisfare un desiderio di procreazione. Non rifiutiamo questo percorso perché ha una componente artificiale; non lo facciamo quando si tratta di impiantare un pacemaker. Una cosa è un desiderio del figlio, altro è pretendere di avere un figlio. I diritti si riferiscono alle cose, non alle persone, che non debbono mai essere possedute.

Si può chiedere alla medicina di andare incontro alle difficoltà per esaudire un desiderio, ma non si può esigere di ottenere un figlio ad ogni costo. Dobbiamo, dunque, misurare il costo che ciò comporta o potrebbe comportare. Dobbiamo guardare se il mezzo che si vuole utilizzare per raggiungere questo scopo è rispettoso della vita, della salute psichica e della dignità della persona che si vuole mettere al mondo.

Una tecnica che preveda come parte del suo iter la distruzione di embrioni e la loro manipolazione o che provochi una quantità di aborti spontanei o di feti malformati è una tecnica che non può essere accettata. Non si può provocare la morte di un individuo umano per ottenere un altro individuo umano.

Ogni persona ha una dignità che gli proviene dal fatto stesso di essere persona fine a se stessa. Non ci sono persone più persone di altre, più degne di altre. Non possiamo accettare che una persona sia in possesso di un'altra.

Non possiamo non comprendere che non è degno della persona umana, del nascituro far discendere la sua esistenza da un'azione che consista in un fare, nel produrre una vita umana. Si producono gli oggetti, non le persone. La procreazione di una persona umana è il risultato di un agire, non di un fare da parte dei genitori: il figlio che nasce dall'unione non è dovuto, ma sperato.

L'inseminazione artificiale è eticamente accettabile se è omologa e si pone come completamento di un atto sponsale di comunione dei genitori, non come prodotto di un fare da parte di un tecnico.

Oggi, con questa legge si fissano regole, si pone fine all'anarchia. Non crediamo che vi possa essere un diritto di accesso senza limiti. E' forse quella una conquista dello stato laico? Non può essere considerato moralmente lecito tutto ciò che è tecnicamente possibile; dobbiamo porre limiti invalicabili.

Per questo vengono fissati princìpi basilari che tengano conto anche dei diritti del nascituro. Certo, avremmo preferito che non fosse introdotta la norma che consente la fecondazione artificiale alle coppie di fatto, con una attenzione frutto di un compromesso che non ha fatto prevalere posizioni ideologiche. Certo, da parte nostra ci ancoriamo ai princìpi della Costituzione, ai valori della famiglia, alla tutela costituzionale, prevista dall'articolo 29, del valore di una società naturale fondata sul matrimonio.

Difendere la famiglia significa innanzitutto difendere i figli e dunque i soggetti più deboli e indifesi. Poniamo fine al disordine attuale, alla mancanza di regole, agli eccessi di cui sono ricche le cronache.

Mi piace ricordare una frase di Aldo Moro all'Assemblea Costituente: "La famiglia è una società naturale. Escluso che qui "naturale" abbia significato zoologico o animalesco, o accenni ad un legame puramente di fatto non si vuol dire con questa formula che la famiglia sia una società creata al di fuori di ogni vincolo razionale ed etico". Egli diceva che parlando di: "società naturale in questo momento storico si allude a quell'ordinamento che perfezionato attraverso il processo della storia costituisce la linea ideale della famiglia. Noi operiamo per il recupero di questi valori".

Abbiamo operato affinché il testo trasmesso dalla Camera possa essere approvato senza modifiche se non quelle riferite alla copertura finanziaria. Ci è apparso pretestuoso il ricorso agli strumenti offerti dal Regolamento per ritardarne l'approvazione. Il testo rappresenta un punto di equilibrio, un equilibrio che rispetta i valori della vita e della famiglia.

Questa non è una legge di divieti, come è stato erroneamente detto soprattutto a sinistra. Anche se a volte i divieti servono come argini per orientare e correggere forze distruttive. È soprattutto una legge di regole, di buone regole. Il legislatore non può non rimanere assente rispetto ad una situazione senza sentire la necessità di definire princìpi, regole, divieti, controlli e sanzioni. Non vogliamo porre impedimenti alla ricerca, ma indirizzarla e orientarla verso princìpi etici chiari e rispettosi della persona.

In particolare, vengono garantiti i diritti di tutti i soggetti coinvolti e specialmente del concepito.

Si fanno scelte precise senza ambiguità; viene detto no alla fecondazione eterologa. L'accesso alla procreazione medicalmente assistita viene consentito solo a coppie coniugate o conviventi. Viene ribadito il no alla clonazione terapeutica e riproduttiva e alla sperimentazione, al congelamento, alla soppressione degli embrioni, alla selezione, alla riduzione embrionale.

Presidenza del presidente PERA

(Segue EUFEMI). Viene posto un limite di embrioni, fissato per evitare l'esistenza di embrioni soprannumerari con conseguenti insolubili problemi.

Il testo della Camera tiene conto della situazione politica, culturale e giuridica e raggiunge un punto di equilibrio che non può essere né modificato, né alterato senza gravissime conseguenze.

Oggi, dopo un faticoso iter parlamentare, ci avviciniamo ad un importante traguardo. Ciò è stato possibile per la posizione chiara del Governo e la determinazione della Casa delle Libertà; è possibile raggiungere l'obiettivo di legiferare ponendo al centro la questione del rispetto dell'uomo in ogni stato della sua esistenza, coniugando il principio del desiderio degli adulti e i diritti dei bambini. È una grande scelta di civiltà e di progresso che può orientare anche altri Paesi europei, difendendo i diritti dell'uomo e il rispetto della dignità e della vita umana quali obiettivi costanti dell'attività legislativa.

Come non ricordare le parole del Santo Padre, Giovanni Paolo II, pronunciate il 22 maggio 2003, allorquando sottolineò che insidie ricorrenti minacciano la vita nascente? Il lodevole desiderio di avere un figlio spinge talora a superare frontiere invalicabili; embrioni generati in soprannumero, selezionati, congelati, vengono sottoposti a sperimentazione distruttiva e destinati alla morte con decisione premeditata. Siamo dunque consapevoli della necessità di una legge che difenda i diritti dei figli concepiti.

Come non ricordare l'invito alle donne a difendere l'alleanza tra la donna e la vita e farsi promotrici di un nuovo femminismo che, senza ricorrere a modelli maschilisti, sappia riconoscere ed esprimere il vero genio femminile in tutte le manifestazioni della convivenza civile, operando per il superamento di ogni forma di discriminazione, di violenza e di sfruttamento?

Esprimiamo dunque consenso a questa legge, che segna una svolta nell'affermazione di princìpi in cui ci riconosciamo e che segnano un importante traguardo nel programma e nei valori di cui siamo portatori. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e del senatore Salzano. Congratulazioni).

30 luglio 2003 - Intervento in aula su DPEF anni 2004-2007

Onorevole Presidente, Onorevole Sottosegretario Vegas, Senatori,

Questo dibattito non può non affrontare alcune questioni ormai ineludibili come la ridefinizione di regole che governano la decisione di bilancio. Si riscontrano infatti troppe incertezze e tentennamenti.

Affrontiamo l'esame del DPEF nel semestre europeo a guida italiana, impegnati non solo nella definizione della Carta dei Valori ma anche la questione della governance europea favorendo il passaggio ad una vera e propria politica economica comune.

L'Italia, può e deve svolgere un ruolo essenziale perché la Carta dei Valori li promuova e li difenda concretamente.

Questo DPEF 2004-2007 dovrebbe definire il quadro programmatico per la legge finanziaria e dunque una decisione di bilancio di carattere europeo.

C''è una logica nella sequenza temporale della decisione di bilancio. La legge 362 ha definito lo strumento di politica economica per individuare obiettivi, e strategie, nonché gli interventi per realizzarli. Era stato immaginato questo percorso per correggere le linee di fondo dopo la presentazione del Bilancio a legislazione vigente.

E' necessario partire dalla realtà. La realtà non può che essere quella vera. Siamo preoccupati ora per lo scostamento tra fabbisogno e indebitamento complessivo, come lo eravamo nel 2001. Così come siamo preoccupati per la discesa dell'avanzo primario rispetto agli impegni assunti. Sono troppi 2,5 punti rispetto all'obiettivo programmato. Tutto ciò per i riflessi sul debito. E questo è l'esempio più calzante dello scostamento tra realtà e desideri, ovvero tra fabbisogno e indebitamente netto.

Siamo preoccupati per le carenze informative rispetto alla evoluzione programmatica della pressione fiscale come pure per la l'entrata e la spesa complessiva.

E non ci sono i numeri essenziali per capire se la strategia sono realistiche o meno.

E' necessario mettere mano alla riforma di contabilità passando dal bilancio di competenza a quello di cassa, unitamente alla riforma dei regolamenti parlamentari rendendo più stringenti le regole vigenti e superando quelle divenute ormai obsolete, evitando che la decisione di bilancio diventi la fabbrica delle illusioni.

Scontiamo una difficile congiuntura economica aggravata dalle vicende internazionali e dunque le risorse da redistribuire attraverso la politica di bilancio sono estremamente limitate. Si tratta ora di fare le scelte giuste per favorire la competitività del Paese, renderlo più forte, determinando le condizioni per una crescita più sostenuta attraverso un più forte impulso agli investimenti e una riqualificazione della spesa pubblica corrente. E' la sinistra in grado di fare scelte coraggiose nell'interesse del Paese come la riforma previdenziale senza arroccarsi nella sterile difesa della legge del 1995 - che non guardi ad esigenze di cassa - ma all'equilibrio previdenziale di lungo periodo. Non basta dire: c'è la riforma Dini del 1995 se quella è inadeguata e richiede aggiustamenti. Tali interventi non sono forse chiesti con forza dal Governatore Fazio. Fazio non può essere richiamato solo per ciò che fa comodo e non per altro.

Condividiamo la proposta della azione per la crescita capace di forzare lo sviluppo attraverso gli investimenti in infrastrutture. Appare necessario che la questione del corridoio 5 Lione Torino Kiev diventi una decisione europea, superando le resistenze di chi vorrebbe marginalizzare lo sviluppo del nostro Paese per i prossimi decenni.

Attenzione dovrà essere posta ai settori a più alto valore aggiunto destinando maggiori risorse alle aree, ai distretti industriali, e soprattutto ai parchi tecnologici, riducendo il divario tecnologico, favorendo lo sviluppo dei settori e prodotti della filiera che incorpora ricerca scientifica e tecnologica.

Dovranno poi essere recuperate risorse in favore delle imprese e delle famiglie al fine di procedere sulla via indicata nella riforma fiscale riducendo così una pressione fiscale che rischia di essere eccessiva ed evitando che quella riforma resti incompiuta.

Questo DPEF pur nelle difficoltà nasce con un metodo nuovo. E' stata recuperato un principio quello della collegialità di maggioranza, una collegialità che non può essere messa in discussione da interventi normativi, come il tagliaspese, decisi da un solo ministro per quanto importante, che rimettono in discussione le decisioni assunte.

Condividiamo gli sforzi per la ricerca di coesione sociale, una coesione sociale indispensabile per realizzare quelle riforme che non sono il successo di questa o quella maggioranza ma il successo del Paese perché indispensabili per promuovere lo sviluppo, per creare ricchezza, per accrescere la competitività in una globalizzazione senza regole comuni.

Il Gruppo UDC auspica che nella impostazione della Legge Finanziaria prevalgano scelte finalizzate ad un più forte controllo della evoluzione dei conti pubblici e alla riduzione del debito che non deriva dal sistema proporzionale. Il rapporto debito sul PIL era nei parametri di Maastricht sia nella fase degasperiana che in quella di centro sinistra; esplode negli anni ottanta dopo i due shock petroliferi, per la spesa per interessi e per la guerra al terrorismo contenendo il conflitto sociale attraverso una legislazione generosa favorita questa si dal proporzionale. Condividiamo la necessità di forzare la crescita del Paese attraverso maggiori investimenti; ma appare altresì indispensabile accompagnare questa azione con una forte riqualificazione e riduzione della spesa corrente se si vogliono liberare risorse per lo sviluppo del Paese. A tale fine appare è indispensabile che il Patto di stabilità esterno sia garantito da un rigorosissimo Patto di stabilità interno.

Roma, 30 luglio 2003

23 luglio 2003 - Dichiarazione di voto in aula su conversione in legge DL n. 143

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole sottosegretario Armosino, onorevoli senatori, il Gruppo dell'UDC dichiara il proprio voto favorevole sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 143, condividendone le finalità.

Consideriamo con favore sia le proroghe del condono fiscale, sia la sanatoria degli effetti giuridici sottesi alla mancata conversione del decreto-legge n. 59, sia soprattutto la parte relativa alle fondazioni bancarie (su questo punto esprimiamo oggi particolare soddisfazione per le modifiche apportate, su nostra iniziativa, dapprima in Commissione e poco fa in Aula), così come il recupero della norma sui piccoli sconfinamenti in aree demaniali.

Auspichiamo ora un rapido intervento del Governo anche sulla cartolarizzazione degli immobili della Difesa, così come il Senato si era pronunciato recentemente.

Il condono ha rappresentato un indubbio successo della strategia del Governo finalizzata al recupero di risorse per non pregiudicare gli obiettivi di bilancio e i vincoli sottesi al Patto di stabilità. Ciò ha evitato "cartellini gialli", richiami e sanzioni, come per altri Paesi.

È stato poi preso atto dell'incremento della redditività che ha portato ad una crescita nell'attività erogativa delle Fondazioni. Inoltre, le norme relative alle Fondazioni bancarie non rappresentano una "controriforma" ma gli indispensabili interventi correttivi alla luce di scadenze legislative, come appunto quella del 15 giugno, che richiedevano un puntuale adattamento mettendo a regime i benefici fiscali e consentendo così maggiori risorse per le erogazioni.

È stata eliminata la discrepanza temporale fra il termine ultimo per la cessione per la quota di controllo e il termine per usufruire dei benefici fiscali sulle plusvalenze. È stato affrontato inoltre la questione delle piccole Fondazioni, eliminando l'obbligo di dismettere il controllo e ciò favorisce un più stretto rapporto con la comunità e l'economia locali, valorizzando la crescita delle piccole e medie imprese presenti sul territorio. Appare, poi, positiva la scelta di determinare una diversificazione del portafoglio attraverso un maggiore peso degli investimenti immobiliari, permettendo così di recuperare immobili di interesse storico e di procedere alla loro valorizzazione.

Abbiamo svolto un ruolo positivo e costruttivo migliorando il testo del decreto-legge. È stato raggiunto, crediamo, un buon risultato, un risultato che ci porta ad esprimere il consenso dell'UDC sul disegno di legge di conversione. (Applausi dai Gruppi UDC e FI. Congratulazioni).

martedì 22 luglio 2003 - Intervento in commissione Finanza sul DPEF

Presidenza del Presidente PEDRIZZI

A giudizio del senatore EUFEMI la valutazione del Documento di programmazione economico-finanziaria costituisce l'occasione per iniziare una discussione circa l'opportunità di dotare anche le istituzioni comunitarie di uno strumento programmatico di tal fatta. Proprio il confronto con gli altri partner europei permette di valorizzare pienamente i successi ottenuti dall'Italia in termini di contenimento del deficit pubblico, rispettando pienamente i parametri fissati con il patto di stabilità. Il giudizio sul Documento non può non tener conto del prolungarsi della fase recessiva che colpisce l'economia internazionale, con la consapevolezza che il superamento di tale condizione attraverso l'adozione di una serie di riforme strutturali, anche in qualche caso impopolari, può essere effettuata solo in un contesto di grande coesione sociale che, al momento, appare assente. Il processo riformista secondo linee che anche il Governatore della Banca d'Italia di recente ha prospettato avrebbe bisogno di un clima di maggiore coesione sociale. 

Preso atto quindi che nel biennio passato l'Italia è riuscita a rispettare i parametri comunitari, va riconosciuto il fatto che esistono i presupposti per realizzare, in parte, anche il secondo modulo della riforma tributaria: il problema è individuare i soggetti che potranno beneficiare della prevista riduzione fiscale, se le famiglie o le imprese. In generale i ristretti margini della manovra di bilancio per il 2004 impongono di compiere delle scelte di priorità: l'assegnazione di risorse pubbliche, anche con l'adozione di specifici benefici fiscali, ai distretti industriali ovvero ai parchi di ricerca appare uno dei percorsi da privilegiare. Allo stesso modo appare opportuno prorogare le agevolazioni fiscali per la ristrutturazione degli immobili così come vanno nella direzione di creare nuovo valore le operazioni di cartolarizzazione. 

Un'ulteriore nota positiva va espressa per il programma di progressiva sostituzione degli interventi una tantum con le misure strutturali. Conclude il proprio intervento rilevando l'inesattezza storica della osservazione del ministro Tremonti che fa risalire il Documento di programmazione alla stagione della solidarietà nazionale, mentre invece esso è stato introdotto in un'epoca certamente successiva. Incidentalmente, rileva poi che un'analoga imprecisione consiste nell'attribuire al sistema elettorale di tipo proporzionale la causa della crescita del debito pubblico.

10 luglio 2003 - AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE 

Presidenza del Presidente RONCONI

Interviene il sottosegretario di Stato alle politiche agricole e forestali, Delfino.

La seduta inizia alle ore 8,50.

IN SEDE REFERENTE (1973) Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Molinari; Volontè ed altri; Misuraca e Amato; Losurdo ed altri; De Ghislanzoni Cardoli ed altri; Pecoraro Scanio ed altri; Marini ed altri (583) EUFEMI ed altri. - Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato (748) TURRONI. - Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato (883) DE PETRIS e TURRONI. - Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato (897) PICCIONI. - Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato (Seguito e conclusione dell'esame congiunto)

Il senatore EUFEMI, a nome del suo Gruppo, condivide il parere favorevole espresso dal relatore e dal Governo in relazione agli emendamenti soppressivi dell'articolo 5, in quanto ritiene che tale norma, così come formulata, potrebbe generare equivoci e ulteriore confusione in una materia già di per sé estremamente delicata come la sicurezza alimentare.

Il senatore EUFEMI in sede di dichiarazione di voto dichiara che il disegno di legge in esame costituisce una riforma fortemente voluta dal suo Gruppo. Con tale provvedimento infatti viene rafforzata l'azione del Corpo forestale dello Stato a tutela dell'ambiente mantenendo tuttavia la sua unitarietà, in piena conformità ai principi del nuovo Titolo V della Costituzione, realizzando in tal modo una netta cesura con i provvedimenti emanati verso la fine della precedente legislatura, successivamente smentiti dalla giustizia amministrativa.

MERCOLEDI' 2 LUGLIO 2003 - Fondazioni bancarie

(2343) Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2003, n. 143, recante disposizioni urgenti in tema di versamento e riscossione di tributi, di Fondazioni bancarie e di gare indette dalla Consip S.p.a. (Seguito dell'esame e rinvio)

Interviene quindi il senatore EUFEMI, il quale ricorda in premessa il lusinghiero successo in tema di gettito di tutte le misure di clemenza fiscale introdotte dalla legge finanziaria per il 2003. Purtuttavia sottopone all'attenzione del relatore e del rappresentante del Governo l'esigenza di ricomprendere nella definizione agevolata, ai fini delle imposte di registro, ipotecaria e catastale, anche le controversie relative ai mancati adempimenti formali relativi alle agevolazioni tributarie connesse a tali imposte. 

Ricorda infatti che l'articolo 11 della legge finanziaria per il 2003 consentiva solo la definizione agevolata dei procedimenti di valutazione di valori dichiarati dei beni oggetto degli atti pubblici e delle scritture private registrati entro il primo gennaio 2003. Con le modifiche apportate con il decreto-legge n. 282, da un lato, è stata ampliata la possibilità di definire in via di sanatoria anche le violazioni relative alle agevolazioni tributarie riferite alle imposte indirette, mentre è stata esclusa la possibilità di riduzione delle maggiori imposte, come invece è previsto per le altre misure di sanatoria. Osserva che tale questione inerisce direttamente le agevolazioni previste per l'acquisto della prima casa, per la formazione della piccola proprietà contadina nonché alle agevolazioni del settore delle cooperative. Sempre in merito alla riapertura dei termini delle disposizioni di sanatoria fiscale, alcuni problemi applicativi potrebbero inoltre sorgere per i soggetti che intendono avvalesi della proroga e operare le regolarizzazioni contabili avendo già approvato il bilancio relativo all'esercizio 2002. 

Per quanto riguarda invece il rientro dei capitali dall'estero non ritiene opportuno modificare il testo proposto dal Governo. Anche in relazione alle disposizioni di compensi per l'attività di riscossione l'oratore ritiene che si tratti di una disposizione una tantum necessaria. Passando a commentare quindi le norme in materia di fondazioni bancarie, fa presente al senatore Castellani che la Camera dei deputati sta per iniziare l'esame del disegno di legge di riforma organica della materia e che l'urgenza della disposizione proposta dal Governo trova fondamento nella circostanza che il 15 giugno 2003 sono scaduti i termini, previsti dal decreto legislativo n. 153 del 1999, entro i quali le fondazioni avrebbero dovuto dismettere le partecipazioni della società bancaria conferitaria, completare la cessione dei diritti reali sui beni immobili non strumentali e godere quindi dei benefici fiscali sulle plusvalenze realizzate dalle fondazioni stesse dalla cessione delle partecipazioni nella banche conferitarie. 

Dopo aver ricordato la legislazione succedutasi dal 1990 in poi in tema di fondazioni bancarie, sottolineando come tale processo abbia creato valore per il sistema bancario garantendone la stabilità, l'oratore fa presente che attualmente solo venti fondazioni su ottantanove abbiano ancora una partecipazione di maggioranza nella quota conferitaria e che la quota di tali fondazioni è pari al 5,5 per cento e le relative banche rappresentano una quota dell'1,8 per cento sul totale attivo del sistema bancario. In dieci anni, quindi, la percentuale delle partecipazioni bancarie sull'attivo è sceso a circa il 41 per cento, mentre circa il 55 per cento è destinato ad attività fruttifere. Risulta poi di particolare rilievo la circostanza che la redditività netta del patrimonio delle fondazioni sia stata nel biennio 2000-2001 superiore al 5 per cento. Dall'incremento della redditività consegue una crescita dell'attività erogative, se si tiene conto che l'importo complessivo destinato all'erogazione del 1993 al 1999 è pari a quello destinato dalle fondazioni alle attività erogative nel biennio 2000-2001. L'analisi dell'attività delle fondazioni bancarie mostra come quasi tutte abbiano destinato ai primi due settori di intervento almeno il 60 per cento delle erogazioni. Inoltre, esse hanno destinato la quasi totalità delle risorse disponibili alla regione o alle province nelle quali esse operano. Il bilancio del biennio 2000-2001 mostra, inoltre, come le erogazioni siano state destinate al comparto dell'arte e della cultura (34,1 per cento) ai servizi alla persona (34,4 per cento) ed al sostegno al volontariato (10,7 per cento). Tali dati positivi non debbono far dimenticare l'esigenza di apportare ulteriori correzioni al testo del decreto-legge, innanzitutto per quanto riguarda la cessione dei diritti reali sugli immobili strumentali, nel qual caso auspica che alle fondazioni sia consentita la possibilità di detenere tali immobili, anche se in misura definita, senza ulteriori proroghe. 

Si tratta di tenere conto infatti sia dell'effettiva utilizzazione delle fondazioni degli immobili non strumentali sia del positivo apporto in termini patrimoniali registrato dalle fondazioni nel settore degli investimenti in immobili, con una diversificazione opportuna del proprio portafoglio. Per quanto riguarda invece i benefici fiscali sulle plusvalenze realizzate dalle fondazioni, la proroga del termine dal 15 giugno al 31 dicembre 2004 non appare adeguata a consentire alle fondazioni di utilizzare al meglio il periodo di tempo loro assegnato per cedere le partecipazioni detenute nella banca conferitaria. 

Un'ulteriore questione concerne poi le fondazioni di piccole dimensioni: si tratta di una norma attesa dagli operatori e certamente positiva, che andrebbe eventualmente migliorata con l'indicazione della data da utilizzare per definire il valore del patrimonio quale parametro della identificazione della dimensione stessa. Da ultimo, l'oratore si sofferma a commentare la disposizione in materia di gare indette dalla Consip S.p.a.. 

Facendo riferimento alle analisi compiute dalla Corte dei conti sullo strumento innovativo della centralizzazione degli acquisti di beni e servizi nella pubblica amministrazione, osserva che tale meccanismo, originato dalla condivisibile obiettivo di ottenere consistenti risparmi sul fronte della spesa corrente, abbia ingenerato un notevole contenzioso tra gli enti locali e la società in questione. Andrebbe quindi individuata una soglia minima di valore delle gare per le quali escludere l'intervento della Consip S.p.a. 

Conclude esprimendo un giudizio sostanzialmente positivo del provvedimento, auspicandone alcune modifiche migliorative.

25 giugno 2003 - Intervento sulla legge di semplificazione

* EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. EUFEMI (UDC). Signor Presidente, il Gruppo dell'UDC esprime voto favorevole alla legge di semplificazione. È stato raggiunto un punto di equilibrio tra le sollecitazioni del Capo dello Stato rispetto alla copertura finanziaria e il preciso riconoscimento delle funzioni delle elevate professionalità nel campo della pubblica amministrazione. Il nuovo intervento legislativo ha tenuto conto delle osservazioni formulate sia per la prima parte, l'area della contrattazione e della dirigenza degli enti pubblici, in relazione alla quale era stata ravvisata una mancanza di copertura, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sia per la disposizione che, modificando l'articolo 40 della legge n. 165, delimitava al personale tecnico-scientifico dei beni culturali l'ambito delle figure destinatarie della distinta disciplina contrattuale ivi prevista. Poiché appariva estendere a tali figure il requisito della «posizione di elevata responsabilità» previsto nel testo vigente, la disposizione ha richiesto una puntualizzazione, evitando incertezze interpretative.

L'emendamento che abbiamo approvato recupera la parte del comma 3 per la quale il Presidente della Repubblica aveva richiesto una puntualizzazione, integrandola nel senso indicato con l'inclusione della clausola relativa all'«elevata responsabilità» delle figure implicate, in esatta omogeneità col testo vigente del decreto legislativo n. 165 del 2001. Abbiamo anche apprezzato la posizione del sottosegretario Saporito, il quale ha espresso parere contrario all'ordine del giorno G14.1, di cui è primo firmatario il senatore Magnalbò; di questo lo ringraziamo, perché siamo contrari a tale ordine del giorno in quanto vi è la legge sulla Vicedirigenza, la n. 145 del 2002, che deve essere applicata senza creare nuovi squilibri nel settore. Quella legge ha bisogno solo di risorse e non di ulteriori interventi; quindi, così come indicato dal ministro Mazzella, riteniamo che debbano essere recuperate quelle risorse nel prossimo Documento di programmazione economico-finanziaria. Per le ragioni esposte, esprimiamo voto favorevole al provvedimento in esame. (Applausi dai Gruppi UDC e AN).

18 giugno 2003 - Intervento in aula sulle cartolarizzazioni

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole sottosegretario Armosino, onorevoli colleghi, desidero ribadire in Assemblea quanto già motivato in Commissione finanze in materia di cartolarizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.

Il Gruppo UDC ritiene di condividere pienamente le finalità del presente decreto-legge. 

Esse guardano ad obiettivi di finanza pubblica in linea con l'azione costante svolta dal Governo coerentemente con l'adesione al Patto di stabilità e crescita che per il nostro Paese sono ancora più stringenti rispetto agli altri partner europei. Non va dimenticato che questa azione ha consentito di ridurre il debito pubblico e di ridurre la spesa corrente. Vi è l'impegno del nostro Paese a mantenere un saldo di bilancio prossimo al pareggio, la cosiddetta formula close to balance, che non dobbiamo dimenticare. Nel caso italiano alle anomalie al passivo si contrappone una anomalia positiva sull'attivo, particolarmente elevato, posseduto dallo Stato rispetto agli altri Paesi europei. Non mi soffermerò sulla cartolarizzazione intesa come strumento di gestione attiva del bilancio e una sua più efficiente gestione. Gli effetti indotti che ne derivano sono una riduzione dei costi, una gestione privatistica con adozione di meccanismi incentivanti, l'attribuzione della gestione di ciascun attivo al miglior gestore disponibile. È innegabile che la privatizzazione di attivi venduti al soggetto più in grado di estrarne il maggiore rendimento determinano flussi anche sulle ristrutturazioni ed un miglioramento della trasparenza di mercato. 

Ai fini della finanza pubblica i benefici della cartolarizzazione determinano risparmio di interessi sul debito pubblico, la trasformazione da inquilini in proprietari, la creazione di un significativo mercato di mutui abitativi resi disponibili dal sistema bancario, una migliore trasparenza di gestione. In linea con tali finalità precedentemente indicate, l'articolo 4 del decreto-legge in esame stabilisce che le maggiori entrate derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico attualmente assegnato al Ministero della difesa sono destinate al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica indicati nei documenti di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2003 e 2006. Nel merito del provvedimento, di cui condividiamo le finalità generali, si ritiene di richiamare l'attenzione sull'impianto complessivo che rischia di non conseguire pienamente gli obiettivi prefissati, se non adeguatamente perfezionato. In questo senso va la nostra azione emendativa. Abbiamo, infatti, sottolineato nel corso dell'esame in Commissione alcune preoccupazioni che intendiamo in questa sede nuovamente evidenziare, insieme alla necessità di modifiche correttive che consentano la piena realizzabilità degli obiettivi di finanza pubblica. Non vi è dubbio che escludendo dalla alienazione gli alloggi ubicati nelle infrastrutture militari e gli alloggi di servizio connessi all'incarico si riduce notevolmente il numero degli alloggi alienabili. 

Mentre per gli alloggi ubicati nelle infrastrutture militari non vi sono dubbi che questi debbano rimanere di proprietà pubblica, notevoli perplessità si nutrono sulla disposta inalienabilità degli alloggi di servizio connessi all'incarico. A parte il fatto che tali alloggi sono ubicati nei centri abitati e che da anni sono occupati dai cosiddetti sine titulo (a tale proposito, non si comprende come mai l'Amministrazione militare per anni ha consentito la permanenza di tali occupanti in quegli alloggi), delle due l'una: o tali alloggi non erano strettamente legati a esigenze di servizio, o vi è stata da parte dell'amministrazione scarsa attenzione a tali esigenze. Esprimiamo allora apprezzamento per la relazione svolta dal senatore Cantoni e il suo ripetuto invito ad avere coraggio lo facciamo nostro, nel senso cioè di consentire la più ampia possibilità di acquisto degli immobili da parte degli attuali occupanti che abbiano comunque regolarmente adempiuto al pagamento di canoni ed oneri accessori stabiliti dall'Amministrazione della difesa. Da parte nostra, riteniamo che il provvedimento debba essere modificato ed integrato da alcuni interventi che prevedano: la possibilità di acquisto, da parte degli occupanti, anche degli alloggi di servizio connessi all'incarico, purché evidentemente tali alloggi non siano ubicati nelle infrastrutture militari; la possibilità per gli attuali occupanti senza titolo di esercitare il diritto di opzione per altro alloggio non occupato compreso negli elenchi degli immobili da dismettere; la possibilità di effettuare l'opzione per i conduttori ultrasessantacinquenni, limitatamente al diritto di usufrutto; la prevista sospensione di tutti gli atti esecutivi di rilascio forzoso degli immobili fino a quando non sarà definito il programma di dismissione; la proroga al 31 dicembre 2004 delle disposizioni previste a favore dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata (su questo punto ho richiamato ripetutamente l'attenzione del Governo invitandolo a recepire tale indicazione). Sono modifiche nel senso di una più diffusa possibilità di alienazione del patrimonio della Difesa e, nello stesso tempo, a salvaguardia degli attuali occupanti degli alloggi, che ? non va dimenticato ? hanno consacrato la loro vita al servizio del Paese e alla difesa delle istituzioni democratiche. In questo senso vanno dunque le nostre proposte, che hanno due finalità: in primo luogo, consentire un diffuso programma di vendita degli alloggi di proprietà dell'amministrazione militare, con conseguenti maggiori entrate derivanti dalle vendite; in secondo luogo, una dovuta attenzione sociale, evitando che gli attuali occupanti di tali alloggi siano sfrattati dopo anni di occupazione sine titulo, avendo pagato regolarmente il canone determinato dall'amministrazione. Quanto al primo punto, il Governo, rappresentato dalla sottosegretario Armosino, deve farsi carico di puntualizzare l'ammontare delle entrate che si intendevano ottenere con la prevista cartolarizzazione, in quanto dalla relazione tecnica non si rinvengono precisi elementi esplicativi di tali entrate. 

La proposta di modifica presentata in tal senso ne consente una congrua indicazione. Quanto al secondo punto, pur tenendo conto delle esigenze operative illustrate dal Ministero della difesa, che attengono essenzialmente alla sistemazione alloggiativa del personale in servizio anche in vista della creazione di un esercito di professionisti e della loro possibile maggiore mobilità sul territorio nazionale, devono essere tenuti presenti gli aspetti umani: fedeli servitori dello Stato ora in congedo che in tarda età si vedono ? con lettera ? costretti a lasciare gli alloggi dove hanno vissuto "indisturbati" per anni, cacciati in maniera non decorosa, come qualunque inquilino che non adempie ai propri obblighi di corresponsione dei canoni e delle spese condominiali. Ove si ritenesse, comunque, che siano prevalenti le esigenze operative del Ministero della difesa, le proposte emendative prevedono la possibilità, per gli eventuali occupanti senza titolo di alloggi non alienabili, di acquistare altro alloggio non occupato compreso negli elenchi degli alloggi da alienare. Si tratta di una misura equitativa per tali occupanti, che, diversamente, si vedrebbero esclusi dalla possibilità di acquisto di un alloggio. Tale misura consentirebbe di tener conto sia delle esigenze della Difesa, sia delle esigenze umane del personale non più in servizio. In tutte le ipotesi, è imprenscindibile l'esigenza che per un congruo periodo di tempo, per lo meno fino al 31 dicembre 2004, siano evitati atti e procedimenti di recupero forzoso degli alloggi. Altre brevi considerazioni devono essere svolte relativamente all'articolo 2. Riteniamo che la dismissione, al pari dell'utilizzo dei vuoti urbani e delle aree industriali dismesse, non possa esulare dalla sfera delle competenze ridefinite nella Costituzione secondo il principio di sussidiarietà. La collaborazione tra i vari soggetti, tra Agenzia del demanio e governi locali, appare indispensabile. Ma non può contemplare l'esclusione, o meglio la mancata previsione di costituzione o partecipazione nelle Società di trasformazione urbana delle Regioni nell'ambito delle scelte che stiamo per compiere. Sarebbe in contrasto con il novellato articolo 117 della Costituzione, successivo all'articolo 120 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000). Avevo già richiamato in Commissione finanze il problema dell'attuazione ed esecutività dell'ordine del giorno del senatore Gentile, accolto dal Governo, relativamente alla sanatoria delle occupazioni sine titulo per gli immobili degli istituti previdenziali, su cui in passato era intervenuta un'intesa con le organizzazioni sindacali. In data 3 giugno la direzione generale dell'INPDAP ha rappresentato la possibilità di una soluzione comune di diversi problemi comuni agli altri enti previdenziali al fine di evitare un contenzioso lungo, costoso, difficile ed incerto circa gli esiti finali. È necessario conoscere quali iniziative il Governo ha assunto o intende assumere per risolvere il problema, a meno che non si intenda favorire qualche forma di speculazione, come ha fatto in passato la sinistra a svantaggio degli attuali occupanti. Noi, onorevole Sottosegretario, stiamo dalla parte della gente. 

La prospettata opportunità, prevista dal relatore, di ampliare l'alienazione degli immobili ne consente l'estensione a tutte le società e le imprese a totale partecipazione pubblica che sono proprietarie di immobili aventi le caratteristiche previste dalla presente legge, nonché dalla legge fondamentale n. 410 del 2001. In relazione, infine, alle disposizioni recate dall'articolo 3, relative alla possibilità di acquisto del bene da parte dei privati che hanno costruito sconfinando dalle proprie aree in area demaniale, occorre a mio avviso attribuire maggiori poteri all'Agenzia del demanio per poter attuare tale disposizione, che diversamente resterebbe inapplicata. Onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi, desideriamo che questo provvedimento realizzi gli obiettivi di finanza pubblica, anche attraverso un allargamento della platea dei soggetti, contemperando l'esigenza di flessibilità nei riguardi dei servitori dello Stato con misure equitative che non possono essere dimenticate, eliminando disparità di trattamento tra identiche categorie, eliminando un pericoloso contenzioso e alienando unità alloggiative improduttive e con pesanti costi manutentivi, recuperando, infine, risorse aggiuntive per nuovi investimenti. È stato raggiunto nei giorni scorsi un equilibrio politico-parlamentare. Ci auguriamo fermamente che possa essere mantenuto durante l'esame in Aula con l'accoglimento di quegli emendamenti che determineranno un miglioramento complessivo del provvedimento. 

Di fronte ai rischi del mancato raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e per rendere lo stesso testo più aderente agli stessi obiettivi, ho sottolineato la necessità di intervenire soprattutto sul versante dell'equità sociale (con interventi flessibili nelle procedure che riguardano il rilascio degli alloggi soprattutto verso i più deboli e gli anziani non proprietari di altri alloggi; si tratta pur sempre di fedeli servitori dello Stato) a tutela dei cosiddetti sine titulo, che potrebbero in ogni caso promuovere un lungo, costoso ed incerto contenzioso, vanificando sia le entrate erariali che le aspettative della Difesa di ottenere la disponibilità degli alloggi. Di tutto ciò occorre avere consapevolezza. L'equilibrio raggiunto in sede parlamentare è improntato al realismo e dovrebbe essere rafforzato temperando le esigenze della Difesa con nuove risorse da destinare alle esigenze funzionali. Questa sì che appare una via condivisibile, praticabile e fortemente sollecitata da parte nostra. Sono queste le ragioni che motivano l'azione del Gruppo UDC per un miglioramento del provvedimento, con la presentazione di alcuni emendamenti che riteniamo possano essere recepiti nel testo finale. (Applausi dei senatori Danzi e Fasolino).

18 giugno 2003 - Intervento sul bilancio

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. * EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli Questori, senatori, il bilancio non è solo una decisione relativa alle risorse indispensabili al funzionamento del Senato, ma anche e soprattutto momento di verifica dell'istituzione Senato.

Va dato atto ai Questori di aver cercato di recuperare un indispensabile ruolo previsivo (la relazione è stata approvata infatti il 16 aprile), discutendo il Documento contabile nella prima parte dell'anno. Mi soffermerò brevemente sui dati contabili, che pure acquistano significato sia in ragione dell'incremento del 3,61 per cento rispetto al bilancio di previsione, senza tuttavia soddisfare la copertura delle maggiori spese, permanendo l'obiettivo di adeguare la dotazione al 50 per cento dell'altro ramo del Parlamento. Questo bilancio sconta una inadeguatezza di risorse negli investimenti nei servizi informatici e nelle tecnologie; un deficit che purtroppo si sta trascinando e che sarà difficile recuperare. Lo riscontriamo nella nostra azione quotidiana in termini di risorse umane come di materiali inadeguati, tecnologicamente obsoleti e logori (mi riferisco in particolare ai computer da tavolo), di programmi informatici, di fax, di telefonia e quanto oggi è indispensabile in una moderna società della comunicazione. La stessa vicenda del rinvio a ottobre del processo di sostituzione dei computer da tavolo, di cui abbiamo avuto contezza solo pochi giorni fa, prima di questo dibattito, appare incomprensibile, come pure il fatto che il Senato tenda a sottrarsi alla sfera CONSIP e dunque a una visione che vale per tutto il settore pubblico allargato e non per il Senato. Vi è dunque una discrepanza, onorevoli Questori, tra quanto riportato a pagina 6 della relazione di accompagnamento e la recente comunicazione trasmessaci. Forse sarebbe stata opportuna una nota integrativa, un chiarimento per il significato che assume tale questione. Ho toccato questo tasto perché indicativo della spesa di investimenti e dunque della sua qualità, rispetto alla quale sarebbe necessario un diverso rapporto con la spesa corrente: esso infatti si cifra appena al 7 per cento (oltre 29 milioni di euro, contro i 434 milioni della spesa corrente generale). Riscontriamo poi un eccesso di trascinamento di fondi dall'esercizio precedente, perché pari a 52 milioni di euro, superiore al 10 per cento del totale generale della spesa. Non si comprende poi perché, pur avendo nella relazione tutti i dati relativi al 2002, non approviamo anche il consuntivo 2002. Il rapporto tra spesa del Senato e spesa statale è dello 0,0069 per cento e non si discosta dalla media degli ultimi dieci anni, che è dello 0,0068 per cento. Appare incomprensibile la costituzione di due fondi speciali di riserva per le spese obbligatorie e per le spese di investimento, se si riconosce che il primo di essi appare inadeguato e che dovrà essere integrato con l'assestamento del bilancio. Questo è scritto nella vostra relazione, onorevoli senatori Questori. Esprimiamo altresì apprezzamento per la valorizzazione del canale satellitare che avevamo indicato con uno specifico ordine del giorno fin dal bilancio di inizio legislatura. Non sarebbe male, per esempio, e mi rivolgo al Presidente, se sul canale satellitare potessero trovare diffusione, seppure in differita, quegli interessanti incontri del lunedì e del martedì promossi dal presidente Pera, che ci fanno sentire vivi nel dibattito culturale del Paese sui temi della Costituzione europea, dei rapporti tra i popoli e del Medio Oriente, ai quali molte volte non riusciamo ad intervenire per impossibilità. Dobbiamo poi lamentare i colpevoli ed ingiustificati ritardi nella sistemazione dell'impianto dell'Aula relativamente ai microfoni e alle dotazioni tecnologiche, indispensabili allo svolgimento di una funzione che è certamente mutata rispetto a qualche anno fa e che necessita di informazioni in tempo reale, oggi impossibili senza un collegamento diretto alla rete, sul quale ho particolarmente insistito. Questo bilancio, dal lato contabile, appare ciò che è: un bilancio di erogazione senza alcuna scelta programmatica forte, così come ci saremmo aspettati e che purtroppo non ritroviamo. Quanto alla istituzione Senato, il nostro auspicio è che si arrivi a profonde modifiche regolamentari anche per quanto attiene alla sessione di bilancio, e mi rivolgo in particolare al presidente Azzolini che è sensibile su questo tema. Si rivitalizzi il sindacato ispettivo che sembra scomparso. Da parte mia ho cercato di superare questo muro promuovendo la diffusione di uno strumento come l'interrogazione a risposta in Commissione, che può servire ad affrontare alcune tematiche più specifiche. Per parlare di politica è necessario, però, essere messi nelle condizioni di fare politica e molte volte queste condizioni non ci sono. Basti pensare ai disagi che sono derivati dalla situazione della Biblioteca, dalle insufficienti risorse materiali ed umane nel Servizio studi, nelle Commissioni parlamentari e nelle Bicamerali. Inoltre, si registrano ritardi nella informatizzazione dell'Archivio elettronico dei precedenti parlamentari. Questo è un cahier de doléances che vorremmo non dover richiamare. Non possiamo però limitarci ai dati contabili senza aver affrontato il problema della presenza e del numero legale, che è stato il grande motivo di scontro in quest'Aula. Il Senato ha registrato migliaia di votazioni. La soluzione vigente relativa al conteggio del numero legale non ci convince. Il senatore Fasolino ha presentato l'ordine del giorno G3 che condivido pienamente. La previsione dell'articolo 4 della deliberazione del Consiglio di Presidenza n. 37 del 2002, nella parte in cui dispone che «il rilevamento della presenza può avvenire anche con modalità che non influiscono sul computo del numero legale e della maggioranza nelle deliberazioni» costituisce una profonda anomalia che va al più presto sanata. La richiamata deliberazione ha in tal modo introdotto un tipo di «presenza» valida ai fini «amministrativi», disgiunta dalla presenza valida ai fini del computo del numero legale e della maggioranza nelle votazioni; la corresponsione della indennità parlamentare è riconosciuta sia ai presenti che agli assenti, mentre la diaria è in diretto rapporto alla effettiva partecipazione ai lavori parlamentari. Appare, dunque, irrazionale l'esigenza che la propria presenza non concorra a formare il numero legale e nel contempo prevedere che la diaria sia corrisposta sia pure perché la presenza di fatto sussiste. Il problema di principio sotteso alla corresponsione della diaria non si innesta nella generica presenza fisica a Roma o in Senato, ma sulla presenza funzionale della produttività dei lavori parlamentari, quindi inscindibile dai suoi effetti sui lavori dell'Assemblea. La diaria viene corrisposta proprio in ragione dello svolgimento di quei lavori dei quali offrono riscontro appunto il numero legale e la effettiva partecipazione alle votazioni. Pertanto, non sussiste un problema di «assicurare la piena libertà dei comportamenti parlamentari». La libertà di tali comportamenti è di per sé attualmente garantita e in tale libertà rientra anche quella di astensione dai lavori stessi, cui però consegue la mancata corresponsione della diaria. Anche sotto il profilo strettamente politico la norma a suo tempo adottata appare assai poco elegante: ostacolare con la propria assenza l'attuazione di un indirizzo parlamentare è legittimo; pretendere di pagare nessun prezzo per un scelta volontaria non eccezionale, ma sistematica, appare un po' penoso. Resta comunque il dato di principio per cui non vi possono essere «assenze» di presenti, come pure non è assolutamente ragionevole corrispondere emolumenti quando non ricorrono i presupposti parlamentari: gli emolumenti stessi ne sono inscindibile proiezione amministrativa la quale non può avere altra fonte legittima. Onorevole Presidente, nei giorni scorsi, alla Camera, nel decennale della sua scomparsa è stato ricordato, con la pubblicazione dei discorsi parlamentari, l'onorevole Giuseppe La Loggia, un difensore della centralità parlamentare, colui che realizzò il collegamento tra Ragioneria generale dello Stato e Commissione bilancio, lo ricordo al presidente Azzollini; fu una scelta ardita per quei tempi ma indispensabile per avere una piena conoscenza dei dati, allora nella sola disponibilità del Governo. Credo che se davvero vogliamo difendere le Istituzioni parlamentari dovremo fare scelte forti per acquisire conoscenze, informazioni in grado di meglio orientare la nostra decisione. Quelle scelte forti che non ritrovo in misura adeguata e che tuttavia non ci esimono dall'esprimere un giudizio positivo che non significa supina accettazione delle scelte operate ma stimolo al Collegio dei Questori ad operare e fare meglio. Dobbiamo allora guardare con coraggio al funzionamento dell'Istituzione, alla qualità delle risorse umane e professionali presenti, che sono di altissimo livello e che determinano efficienza ed elevata funzionalità, che quotidianamente riscopriamo in tutti i Servizi e che meritano un apprezzamento da parte nostra. Il Gruppo UDC condivide dunque le scelte operate dal Consiglio di Presidenza per realizzare un istituto parlamentare sempre più all'altezza dei propri compiti e dei tempi, una sfida alla modernità. Noi riteniamo però che occorra tenere alto il dibattito su questi temi perché dal funzionamento complessivo dell'Istituzione e delle sue strutture deriva la vitalità della democrazia, capace di interpretare le attese e le domande della società civile, e dunque la capacità di dare risposte pronte, tempestive e coerenti all'economia del Paese. Occorre allora rafforzare l'autonomia del Parlamento da cui deriva il rafforzamento dell'Istituzione. Rafforzare l'autonomia del Parlamento significa dotarlo sia di strumenti, sia di risorse umane, sia di tecnologie complessivamente adeguate ad eliminare ogni deficit di conoscenza. Non è però ingenuo ricordare ? e lo ricordo ? che il quorum è garanzia per tutti, maggioranza e opposizione, e non può essere assicurato da una sola parte politica, perché la funzionalità dell'Istituzione è un valore che dovrebbe appartenere a tutti. Signor Presidente, dovrebbe poi essere introdotta una riserva di tempo per le iniziative legislative dei senatori, stante il forte squilibrio ? secondo i dati relativi all'ultimo volume che ci è stato recapitato in casella ? tra iniziativa legislativa del Governo e leggi approvate di iniziativa parlamentare, garantendo poi maggiore spazio al sindacato ispettivo. Signor Presidente, onorevoli Questori, non è sufficiente, credo, accrescere le disponibilità della comunicazione. È indispensabile un forte potenziamento del Servizio studi, che rappresenta un utile sostegno per l'attività dei parlamentari, incidendo in modo significativo sul rapporto delle figure professionali, teso a privilegiare le professionalità più elevate. Noi non dobbiamo perdere l'occasione di rinnovare l'istituto parlamentare attraverso Regolamenti moderni e funzionali all'esercizio di una funzione legislativa più adeguata. Sono stati compiuti progressi in materia di bilancio, soprattutto quando si richiedono al Parlamento decisioni su scelte che devono essere sufficientemente approfondite, analizzate fino a farle diventare proprie con la decisione parlamentare. Vanno rafforzati gli organi di controllo come la Commissione bilancio, il Servizio del bilancio, che offre uno strumento utile ma che va potenziato adeguatamente (c'è una evidente sproporzione tra i servizi immobiliari e il Servizio studi, 72 unità contro 28!), soprattutto un rafforzamento nei collegamenti telematici per una piena conoscenza dei dati sia sulla spesa che sull'entrata, che ancora oggi sfuggono ad una nostra conoscenza puntuale e tempestiva. Infatti, governare la finanza pubblica significa fissare le priorità nel quadro delle scelte programmatiche. Non sono in discussione oggi la trasparenza amministrativa né gestionale di ciò che deve essere quella che noi chiamiamo una casa di vetro. Condividiamo perciò le preoccupazioni sull'assenza di gare nel 2002 nell'attività contrattuale dell'ufficio tecnico. Esprimiamo, nel ricordo del senatore questore Lavagnini, e della sua scomparsa così prematura, consenso al Collegio dei senatori Questori sulle linee guida, senza tuttavia rinunciare, signor Presidente, ad offrire stimoli per accrescere la funzionalità dell'Istituzione, rendendola sempre più moderna e all'altezza dei tempi. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Fasolino

28 maggio 2003 - Intervento in Commissione sulle cartolarizzazioni

...Interviene il senatore EUFEMI, il quale esprime, a nome della propria parte politica, un giudizio ampiamente positivo sul provvedimento, le cui finalità appaiono pienamente condivisibili, soprattutto nell'ottica di consentire, con strumenti innovativi di valorizzazione e gestione del patrimonio immobiliare pubblico, il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, così come fissati per rispettare il patto di stabilità e crescita. A suo giudizio, la cartolarizzazione costituisce uno strumento di gestione attiva di cespiti patrimoniali che consente di superare le inefficienze finora presentatesi, riducendo i costi, adottando moduli di gestione privatistici, attribuendo la gestione al migliore gestore disponibile e assegnando i cespiti ai soggetti in grado di ricavarne il maggiore rendimento. In più, c'è anche un effetto significativo di maggiore trasparenza nella gestione. Sempre con riferimento ai riflessi sul bilancio dello Stato, sottolinea il valore dell'articolo 4, che destina le maggiori entrate al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, mentre in precedenza tali risorse erano in parte destinate al Ministero della difesa. Passando al merito dell'articolo 1, richiama l'attenzione sulla circostanza che l'esclusione degli immobili ubicati in infrastrutture militari e degli alloggi connessi all'incarico dal novero di quelli alienabili riduce notevolmente la portata del provvedimento. Si dichiara perciò d'accordo con la sollecitazione del relatore ad ampliare il novero degli immobili da inserire nell'operazione di cartolarizzazione. Infatti, proprio per gli alloggi di servizio connessi all'incarico, appare preferibile una loro alienazione. Così come appare non priva di punti da chiarire la situazione venutasi a creare con l'assegnazione degli alloggi in uso al Ministero della difesa, spesso in centri abitati, a soggetti che non ne avevano titolo. Raccoglie, quindi, e fa proprio l'invito del relatore ad individuare gli strumenti per ampliare la categoria degli immobili alienabili, per consentire la più ampia possibilità di acquisto da parte degli attuali occupanti. Preannuncia quindi la presentazione di emendamenti volti a prevedere la possibilità di acquisto da parte degli occupanti anche degli alloggi di servizio connessi all'incarico, l'opzione di acquisto per gli occupanti sine titulo per altro alloggio non occupato compreso negli elenchi degli immobili da dismettere, l'opzione per gli ultrasessantacinquenni, nonché la proroga al 31 dicembre 2004 delle disposizioni previste a favore dei dipendenti statali impegnati nella lotta alla criminalità organizzata. In merito alla più ampia problematica della cartolarizzazione degli immobili pubblici - introdotta, come noto, con il decreto-legge n. 351 del 2001, convertito dalla legge n. 410 del 2001 - dopo aver richiamato l'esigenza di approfondire le ragioni che stanno determinando le difficoltà di azione della Società di cartolarizzazione di immobili pubblici, ricorda che il Governo aveva accolto un ordine del giorno, in sede di esame del citato decreto-legge, finalizzato a prevedere preferibilmente l'alienazione a tutti gli utenti degli alloggi degli istituti di previdenza. Da ultimo, coglie l'occasione per sollecitare il sottosegretario Maria Teresa Armosino a fornire una risposta circa gli orientamenti del Governo in merito ai disegni di legge sui confidi.

15 maggio 2003 - Dichiarazione di voto sulla legge per gli oratori

(1606) Deputati VOLONTÈ ed altri. Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo (Approvato dalla Camera dei deputati)

(14) EUFEMI ed altri. Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori parrocchiali e per la valorizzazione del loro ruolo

Approvazione, con modificazioni, in un testo unificato con il seguente titolo: Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghi, il Gruppo UDC voterà convintamente a favore di questo provvedimento, che per noi dell'Unione dei cristiani democratici assume grande rilevanza politica e assume il gesto forte di cambiamento culturale di cui la Casa delle Libertà si fa portatrice con la sua azione programmatica.

È una scelta di libertà, come lo fu quella che è all'origine degli oratori, che nacquero contro i monopoli culturali statali, per la formazione ed educazione di intere generazioni di giovani.

Ci rivolgiamo soprattutto a quella parte della sinistra che guarda esclusivamente ai centri sociali e che considera negativo tutto ciò che coinvolge la Chiesa (Applausi del senatore Florino), salvo riscoprire le parole del Santo Padre solo quando ciò torna utile.

Oggi, con questo provvedimento, si raggiunge un ulteriore traguardo: si realizza un riconoscimento legislativo più ampio e forte, si fa un passo importante per il riconoscimento della funzione svolta dagli oratori, una funzione sociale ed educativa, valorizzandone il ruolo e l'azione svolta nella società soprattutto nei confronti dei minori e dei giovani nella fase più delicata della loro crescita. L'oratorio si configura come il luogo dove i ragazzi sono aiutati a fare le loro scelte mature.

È stato evitato che il concetto di oratorio fosse generico evidenziando il legame con l'ente religioso e dunque non è stata limitata la portata della legge ai soli oratori cattolici tradizionalmente intesi, ma allargata alle altre confessioni religiose con cui si è stabilita un'intesa ai sensi della Costituzione. Né si poteva procedere diversamente.

Gli oratori sono una realtà che, forte della tradizione, continua ad essere luogo di riferimento per bambini, ragazzi ed adolescenti, nonché occasione di coinvolgimento degli adulti che si mettono al servizio della loro crescita.

L'oratorio è, per usare un'espressione di Paolo VI, «l'espressione dell'amore della Chiesa, organizzata in comunità parrocchiali, poi in istituzioni educative per i suoi figli più giovani».

Vogliamo un oratorio non solo come un «giocatoio» ma come un primo luogo di incontro di tutti i ragazzi, aperto dunque a tutti, senza distinzione; luogo di accoglienza educativa, perché poi faranno le loro scelte autonome, prendendo anche strade diverse, così come è stato ed è nella storia e nella tradizione delle comunità; luogo di approccio formativo importante, centro di sviluppo dell'associazionismo sportivo, ricreativo, educativo, culturale, per favorire, aiutare una socializzazione dei giovani ispirata a modelli e valori positivi.

L'oratorio può costituire non solo un ponte tra la Chiesa e la strada, ma anche un ponte intergenerazionale in cui gli adulti possano trasmettere il sapere ai più giovani, aiutandoli a crescere e a maturare impegnandoli in attività formative. Basti pensare ad un uso corretto del web e delle sue potenzialità; un uso sano e non solitario, mezzo per esprimere potenzialità, sviluppare creatività, confrontarsi nella comunità, assumersi responsabilità.

Il compito dell'oratorio è quello di sostenere nel dialogo con il territorio la qualità delle proposte, di far crescere una sensibilità educativa che non può essere data per scontata e che si fa sempre più necessaria nella società di oggi.

Questa legge può rappresentare dunque un patto educativo, nel quale possano essere coinvolti i giovani integrando l'impegno della famiglia e della scuola.

Ecco l'importanza che il Gruppo UDC, in linea con la nostra impostazione culturale, attribuisce alla scelta che stiamo per compiere: l'importanza dello sviluppo dell'assistenza alla gioventù, di cui ci facciamo portatori attraverso un'autentica politica dei valori.

Per queste ragioni, oltre quanto illustrato dal relatore Maffioli, esprimiamo un convinto voto favorevole a questa scelta legislativa, che rappresenta un punto qualificante dell'azione politica e parlamentare dell'UDC e del programma della Casa delle Libertà. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN e LP. Congratulazioni).

Martedì 15 aprile 2003 - Dichiarazione di voto su Conversione in legge del D.L.  21 marzo 2003, n. 45

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, il Gruppo dell'UDC apprezza la determinata azione del Governo, volta a dare concreta soluzione ai problemi dell'UNIRE e dei concessionari delle scommesse ippiche, così come fortemente auspicato al fine di rimuovere le condizioni di crisi del settore.

È stato certamente conseguito un notevole risultato, anche se permangono talune criticità rispetto alla piena esecuzione degli impegni assunti con l'ordine del giorno della maggioranza.

Sono state apportate al testo iniziale correzioni significative, di cui ci siamo fatti carico e di ciò dobbiamo dare riconoscimento alla volontà del Governo di non sottrarsi al confronto parlamentare, come pure di migliorare le disposizioni legislative.

Resta l'insoddisfazione per la situazione determinatasi per quei soggetti che avevano aderito al condono, poi cancellato, facendo savi gli effetti dei versamenti eseguiti in vigenza di legge finanziaria, disposizione poi abrogata con effetto retroattivo.

Si tratta di una situazione che riguarda, più che il funzionamento e gli assetti del sistema, valutazioni di ordine e princìpi costituzionali (in particolare, rispetto alla compromissione del diritto di difesa, una lesione della riserva di giurisdizione), che non possono essere disconosciuti o dimenticati.

Il decreto-legge in esame avrebbe potuto essere l'occasione per affrontare altre due questioni: quella degli ecoincentivi e quella più rilevante del CONI, della sua stabilizzazione finanziaria, attraverso entrate che determinino certezze per tutto il movimento sportivo e che auspichiamo possano trovare soluzione.

Sottoponiamo al Governo queste considerazioni. Riconosciamo la determinazione nell'affrontare una situazione di crisi, offrendo una risposta ed una soluzione tempestiva ed efficace che rappresenta un primo positivo passo al fine di risolvere i problemi del settore attraverso un compromesso tra attese e decisioni finali.

Per tali ragioni, esprimiamo il voto favorevole del Gruppo UDC. (Generali applausi).

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, rare volte ho sentito tanti applausi su un argomento così tecnico.

 

Martedì 15 aprile 2003 -  Discussione generale su  disposizioni urgenti relative all'UNIRE e alle scommesse ippiche

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, farò solo alcune brevi considerazioni aggiuntive rispetto a quanto già esposto nelle Commissioni riunite sul decreto-legge n. 45 del 2003.

Come è stato ricordato, dopo l'articolo 8 della legge finanziaria, è intervenuto l'articolo 5-ter del decreto-legge n. 282 del 2002, che ne abrogava alcune disposizioni. Ciò ha determinato l'approvazione di un ordine del giorno, sottoscritto dai Capigruppo della maggioranza, che impegnava il Governo a presentare in via d'urgenza un'iniziativa legislativa diretta a ripristinare con la massima sollecitudine la situazione giuridica determinata dall'articolo 8 della legge finanziaria.

Il decreto-legge n. 45 avrebbe dovuto costituire la sede nella quale onorare quell'impegno assunto in Senato e da parte del Governo, inserire le conseguenti disposizioni. Ciò non è avvenuto nella sua interezza; infatti, l'articolo 1 del provvedimento contiene disposizioni in materia di UNIRE e di concessionari del servizio di raccolta delle scommesse ippiche, mentre non si rinvengono disposizioni che conducano al ripristino della situazione precedente all'approvazione dell'articolo 5-ter richiamato, che, secondo gli auspici del Senato, andava abrogato sic et simpliciter, né si rinvengono disposizioni che facciano salvi gli effetti dei versamenti effettuati dai concessionari in presenza della norma di cui all'articolo 8 della legge finanziaria.

Nella relazione di accompagnamento al decreto si afferma che le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 dell'articolo 1 corrispondono all'impegno assunto dal Governo. Ciò non è del tutto esatto, ove si consideri che il versamento del 10 per cento degli importi dovuti per estinguere ogni violazione è condizionato - questo va sottolineato - alla forzata rinunzia alle azioni giudiziarie nel frattempo intraprese, ma nulla si dice a proposito degli altri profili determinati a seguito della approvazione del ben noto articolo 5-ter, come, ad esempio, sui versamenti legittimamente eseguiti in vigenza dell'articolo 8 della legge finanziaria.

Non mi soffermerò, quindi, sui profili costituzionali, ribaditi con correttezza dal senatore Malan in sede di 1(superscript: a) Commissione rispetto alla compromissione del diritto di difesa, e sulla necessità di ripristinare misure agevolative già previste per i concessionari dall'articolo 8 della legge finanziaria, dato che il TAR del Lazio, con recente ordinanza del 26 marzo scorso, ha già accolto le istanze sospensive presentate da taluni concessionari. Con l'adesione, i concessionari ottengono la conseguenza di estinguere gli effetti di provvedimenti di decadenza, ma questo avviene al prezzo esorbitante - e questo l'ho ribadito - della rinunzia alle azioni giudiziarie intraprese.

Avremmo preferito, quindi, un provvedimento più aderente all'ordine del giorno della maggioranza. Le audizioni svolte presso le Commissioni riunite hanno confermato le nostre perplessità. Le azioni emendative, che pure abbiamo portato avanti, hanno determinato alcune significative correzioni. Ci auguriamo che altre possano venirne nel corso dell'esame, attraverso un sereno confronto parlamentare.

In conclusione, esprimiamo un giudizio che rappresenta la valutazione di un compromesso tra attese e decisioni e ci auguriamo che nel corso dell'esame possano essere apportati al provvedimento ulteriori miglioramenti.

 

MARTEDI' 1° APRILE 2003 - Intervento in Commissione Bilancio del Senato su riforma contabilità

(1492) AZZOLLINI ed altri: Modifiche alla legge 5 agosto 1978, n. 468, relativamente alla denominazione e al contenuto della legge finanziaria. Delega al Governo in materia di conti pubblici, rinviato dall'Assemblea in Commissione nella seduta del 17 settembre 2002 (1548) MORANDO ed altri: Modifiche alla legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, relativamente al titolo I, IV e V, in tema di riforme delle norme di contabilità pubblica, rinviato dall'Assemblea in Commissione nella seduta del 17 settembre 2002 (1979) EUFEMI: Modifiche ed integrazioni alla legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, in materia di contabilità di Stato (Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Si riprende l'esame congiunto sospeso nella seduta del 20 marzo.

Il senatore EUFEMI espone l'iniziativa di cui è proponente, che nasce dalla conoscenza anche storica della nostra tradizione contabilistica, che va dal progetto Sella ripreso dalla Scialoja, la legge Cambray Signy del 1869, al metodo di Cerboni del 1872 alla legge Magliani del 1883, alla legge De Stefani del 1923 fino alla legge Curti del 1964, che trasformò radicalmente la struttura del bilancio statale con l'unificazione in un unico disegno di legge di tutti gli stati di previsione della entrata e delle spese e una nuova classificazione economia e funzionale delle entrate e delle spese, alla legge 468 del 1978, che segnò il passaggio dalla legge di bilancio alla politica di bilancio con manovra annuale, fino alle modifiche più recenti, che hanno segnato il passaggio forte alla programmazione finanziaria, l'introduzione dell'unità previsionale di base, muovendo da previsioni di sviluppo e ampliando la portata della manovra. Richiamando l'esperienza dell'ultima sessione di bilancio, sottolinea tuttavia la necessità di interventi correttivi urgenti della legislazione vigente per determinare una decisione di bilancio funzionale agli interessi del Paese nel mutato quadro europeo, riprendendo il cammino riformatore. Occorre inoltre assicurare l'indispensabile coordinamento tra la finanza nazionale e la finanza locale, attraverso meccanismi di raccordo ulteriori rispetto agli interventi realizzati in questi ultimi anni attraverso il Patto di stabilità interno, nell'ambito di un'autonomia responsabile, tenendo conto delle novità introdotte al titolo V della Carta costituzionale. Il rispetto delle regole europee deve trovare un momento forte di coesione tra tutti i livelli di governo ponendo in essere limiti più stringenti finalizzati al contenimento e alla razionalizzazione dell'aggregato della spesa pubblica nella consapevolezza che il passaggio dalla "legge finanziaria" alla "legge di stabilità" non deve essere solo un mutamento nominalistico o terminologico ma deve assumere il significato forte del passaggio a una fase politica diversa, dopo il trattato di Maastricht. Rileva quindi come la creazione di buone regole di finanza pubblica costituisca oggi una condizione necessaria anche se non sufficiente per porre in essere una politica ottimale per realizzare obiettivi di stabilizzazione e di sviluppo. Ricorda altresì che l'articolo 28 della legge finanziaria 2003 rappresenta un indubbio passo avanti, recependo la necessità di creare una rete telematica che permetta una conoscenza in tempo reale dell'andamento dei flussi di finanza pubblica sia dello Stato che degli enti decentrati, insieme ad efficaci sistemi di rendicontazione. 

Si vanno a definire gli strumenti per la realizzazione del consolidato di cassa della pubblica amministrazione quale esigenza eticamente, politicamente e gestionalmente necessaria, affiancando alle procedure oggi in vigore un meccanismo che porti direttamente a disaggregare le informazioni disponibili secondo le varie esigenze. Sottolinea poi come il recupero del ruolo del rendiconto - che, con il trattato di Maastricht, ha assunto dignità di norma sovranazionale - costituisca la base di tutte le riforme istituzionali, assicurando l'esercizio di un'efficace funzione di controllo da parte del Parlamento. Osserva inoltre che la strada maestra dell'innovazione politica ed amministrativa si fonda su nuovo modo di fare la legge finanziaria, con il passaggio, solo apparentemente tecnico, che comunque è già nei fatti, da una gestione di competenza ad una gestione di cassa. Ribadendo le perplessità già espresse in passato su iniziative quali il decreto "bloccaspese" (che, se da un lato ha consentito di contenere le spese, dall'altro consente al Ragioniere generale dello Stato di decurtare la manovra di bilancio decisa dal Parlamento), ricorda le polemiche sul fabbisogno e sull'indebitamento netto. Evidenzia che la gestione per "competenza" - che si basa sull'affidamento a ciascuno dei vari livelli dì responsabilità politica ed amministrativa di un importo da spendere per scopi definiti, di fatto senza limiti di tempo - colloca la concorrenza tra i vari soggetti politici ed amministrativi non sull'efficienza oppure sull'efficacia della spesa bensì nella fase, tutta politica, dell'approvazione della legge finanziaria, vincolata esclusivamente dal Patto di stabilità. Tale importo vale tanto più se non viene speso. Da qui l'assenza strutturale della cultura del rendiconto, nell'attuale sistema. La spesa pubblica tende a divenire strutturalmente inefficiente, a frantumarsi in rivoli sempre più piccoli, in luogo di strumento di soluzione di problemi strutturali. I tempi di realizzazione si dilatano e cosi il loro costo, si allarga la "faglia" istituzionale tra i cittadini e gli eletti, la macchina amministrativa ha un alibi colossale a "non fare" e la concorrenza tra le forze politiche alimenta continuamente questo alibi. Non c'è alcun incentivo a spendere presto e bene, al contrario, si rileva tutti i giorni l'esistenza di un formidabile incentivo a comportamenti opposti. Con la gestione per cassa che si propone si vuole dare forma giuridica ed istituzionale coerente a una strada di fatto già intrapresa, ponendo in essere sostanzialmente un quadro macroeconomico di medio periodo, che sia allo stesso tempo un vincolo ex ante all'uso del denaro pubblico e un documento di direzione di politica economica, prevedendo una verifica di cassa mensile per ogni livello di governo. In questo modo tra i vari soggetti responsabili della spesa si crea un meccanismo competitivo in quanto le risorse non si possono tenere ferme. Si apre così la strada ad una cultura politica ed amministrativa di "zero budgetíng", che annulla ogni anno le rendite di posizione acquisite e riporta correttamente tutto ad una forma di concorrenza tra le amministrazioni basata sui risultati. La legge finanziaria, dovrebbe essere quindi un documento fondamentalmente non emendabile, contenente gli elementi di direzione di politica economica in un quadro macroeconomico di medio periodo ed i vincoli ex-ante all'uso delle risorse pubbliche.

 Il Titolo V della Costituzione andrebbe applicato costruendo, dentro i paletti della legge finanziaria, un budget di cassa mensile per ogni livello di governo, con una verifica costante dei risultati. Illustra quindi nel dettaglio i singoli articoli del disegno di legge n. 1979. L'articolo 1, redatto in forma di novella alla legge n. 468 dei 1978, definisce in termini di cassa il quadro programmatico macroeconomico entro il quale deve svolgersi l'attività di tutta la Pubblica Amministrazione. Con i capoversi 2-ter e 2-quater dell'articolo 1, si ridelinea la ripartizione delle competenze tra Governo e Parlamento, rafforzando, in sede di approvazione della legge finanziaria, il potere di proposta del Governo mentre al Parlamento spetta il potere di controllo e approvazione. Ad esso spetta in particolare il compito di fissare dei limiti al prelievo e al debito che dovranno essere tassativamente rispettati dagli esecutivi, sia da quello centrale che da quelli periferici. Il capoverso 2-septies dell'articolo 1 definisce in particolare il significato operativo del federalismo fiscale ovvero la diffusione coerente, a livello di territori, quindi di governi locali, dei limiti di utilizzo delle risorse pubbliche disponibili fissate dall'articolo 1. L'articolo 3 è teso al raggiungimento, da un lato, dell'obiettivo di contenere la crescita annuale della spesa corrente al netto degli interessi al di sotto dei tasso di inflazione in modo da generare un suo calo in rapporto al PIL, e quindi un saldo attivo da destinare alla riduzione dei deficit annuale di cassa, alla crescita degli investimenti e quindi maggiore crescita annua e alla riduzione del debito innescando un circolo virtuoso con conseguente miglioramento del saldo annuale derivante da una minore spesa per interessi da destinarsi ai due scopi citati. Il secondo obiettivo è bloccare la crescita del debito garantito e non garantito che deriva dalla minore spesa conseguente a rinvio di pagamenti, e non dalla riduzione strutturale della spesa, oltre alla crescita del debito relativo a deficit annuali di cassa prolungati ed eccessivi. Con questo provvedimento si costringono le amministrazioni a vendere il patrimonio per ridurre il debito. L'articolo 4, infine, pone in essere un meccanismo di concorrenza interna tra i territori e tra le amministrazioni al fine di premiare l'efficienza ottimizzando l'impiego delle risorse pubbliche e migliorare la cultura amministrativa del Paese. Sottolinea infine l'esigenza di intervenire sul procedimento di esame dei provvedimenti di bilancio non consentendo la riproposizione degli emendamenti respinti se non sottoscritti da un certo numero di senatori. Osserva in proposito come la modifica dei regolamenti parlamentari debba mirare a rafforzare i poteri dei Presidenti delle Camere e il ruolo della Commissione bilancio, recuperando il suo compito di filtro del lavoro istruttorio.

Su proposta del PRESIDENTE la Commissione conviene quindi di rinviare il seguito dell'esame congiunto.

Giovedì 13 Marzo 2003 - Intervento su Proroga Decreto ecoincentivi

Onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi, con il decreto 13 gennaio 2003 n. 2 si ripropongono fino al 31 marzo 2003 misure agevolative in materia di tasse automobilistiche dando impulso al processo di sostituzione del parco automobilistico attraverso mezzi incentivanti capaci di incrementare l'acquisto di vetture nuove provviste di dispositivi antinquinamento conformi alle direttive CE, in sostituzione di ciò che non risponde più ai requisiti della sicurezza e della ecologia, alla tutela dell'ambiente e alla salvaguardia della qualità dell'aria.

Tale proroga si giustifica alla luce dei positivi effetti determinati sul mercato automobilistico dal precedente decreto legge che hanno consentito incrementi (nella seconda metà del 2002) del 4,8 per cento rispetto al medesimo periodo del 2001.

Si tratta di agevolazioni (con impronta sociale) che guardano alle fasce medio basse poiché l'accesso agli ecoincentivi è diretto alle vetture medio piccole.

Apprezziamo la scelta operata nell'altro ramo del Parlamento di avere esteso fino al 12 gennaio l'ambito delle facilitazioni fiscali perché le immatricolazioni dei primi giorni dell'anno scontano gli acquisti che si sono addensati sulla parte finale del 2002 (e perfezionati nel 2003) a conferma della bontà della agevolazione.

Si dimostra attenzione verso un settore, quello automobilistico, importante per lo sviluppo del Paese non solo per il contributo che da alla crescita del PIL sia nazionale sia regionale di importanti aree del Paese come Piemonte, Molise, Campania, Sicilia, Basilicata. Tutto ciò si riflette sui relativi distretti industriali per gli effetti sull'indotto della componentistica. Rappresenta un intervento di tipo congiunturale, non strutturale, essendo di altra natura i problemi della industria automobilistica italiana, nella consapevolezza che si fa ciò che è possibile fare.

Di ciò siamo ben consapevoli. Siamo stretti nel sentiero difficile di evitare aiuti di Stato e di favorire al tempo stesso la ripresa del settore dell'auto.

Si tratta di un intervento teso a favorire la ripresa della domanda in un settore come quello dell'auto, attraversato da una crisi che tocca particolarmente l'industria automobilistica italiana. È una crisi di modelli, una crisi di distribuzione, una crisi di marketing e infine una crisi finanziaria. Abbiamo visto che la risposta delle economie di scala non sono state sufficienti mentre sembrano prevalere le joint-venture.

Sappiamo bene che con questo provvedimento non si risolvono i mali profondi della Fiat, che sono innanzitutto un eccesso di capacità produttiva, una gravissima situazione finanziaria accompagnata da una crisi di modelli, rispetto ai quali il Governo sta operando nelle forme opportune trattandosi di una società quotata in borsa.

Questa misura di incentivazione fiscale, seppure limitata nel tempo, seppure temporanea, offre tuttavia la possibilità di spingere la domanda in un settore importante del comparto manifatturiero sia per la economia del paese sia per alcuni settori dove sono ubicati i siti produttivi. L'uso della leva fiscale è un modo intelligente di favorire la ripresa senza interventi assistenzialistici come quelli che pure sono stati prospettati e che ci farebbero tornare indietro nel tempo.

Sarebbe un gravissimo errore scegliere una presenza pubblica destinando risorse ingenti che sarebbero bruciate in brevissimo tempo attraverso interventi assistenzialistici.

Non compiamo nell'auto gli errori che sono stati compiuti nella siderurgia.

Il settore dell'auto è ancora un settore di crescita per il nostro Paese. Esso avrà un futuro se tutti, in primo luogo la proprietà, e poi anche le forze politiche e sindacali, sapranno dare le risposte giuste, moderne, efficaci, non assistenzialistiche.

Se la ripresa del settore è legata ad una crescita più sostenuta dell'economia per il futuro sarà legata soprattutto ad una strategia idonea e funzionale, ad una competitività più forte sui prodotti.

Ciò è tanto più vero in un mondo che cambia rapidamente sotto l'impulso della globalizzazione, di una travolgente innovazione tecnologica e di rapido spostamento dei baricentri produttivi in cui la volatilità dei mercati è carattere dominante.

Apprezziamo le scelte dell'azionista di riferimento di credere nel futuro dell'auto, procedendo nelle azioni necessarie attraverso investimenti finanziari adeguati, ristrutturazione del debito, risanamento aziendale, nuovo management, nuove strategie commerciali, nuovo approccio sui mercati esteri, maggiore impulso alla ricerca.

In linea con la misura agevolativa che stiamo per approvare si è mosso anche il Presidente della Commissione Prodi che solo nei giorni scorsi ha proposto al Parlamento e al Consiglio Europeo una comunicazione sulla strategia per il 2004, la revisione delle imposte di revisione, circolazione e immatricolazione, dunque misure analoghe a quelle degli ecoincentivi portate avanti in anticipo dal Governo Berlusconi.

Ciò dimostra che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta.

Per queste ragioni esprimiamo il voto favorevole del Gruppo UDC alla conversione del decreto legge.

MERCOLEDI' 26 FEBBRAIO 2003  - Seguito dell'indagine conoscitiva sul settore dei giochi e delle scommesse: audizione del Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze Contento.

Il presidente PEDRIZZI riepiloga i temi dell'indagine conoscitiva, ricorda le numerose audizioni svolte e fa presente che la Commissione, dopo l'audizione in titolo, si accinge ad esaminare il documento conclusivo della procedura informativa; tale documento affronta le problematiche connesse all'estensione e ai limiti del ruolo regolatore dello Stato nel settore dei giochi, i profili problematici di natura etico-morali che presenta la disciplina di tale settore ed individua gli aspetti di maggiore criticità al fine di coadiuvare l'Esecutivo nell'azione di riordino dell'intera materia. Auspica che anche in sede di valutazione del documento conclusivo possa riproporsi la sostanziale unanimità di orientamento registrata in Commissione nel corso delle audizioni, nella consapevolezza che alcuni elementi cardine della disciplina non possono essere messi in discussione: si tratta dell'assetto sostanzialmente monopolistico fondato su un sistema concessorio, nonché del necessario contemperamento della finalità erariale e di rilancio del comparto con quella di tutelare l'ordine pubblico e di rispettare la sensibilità sociale sul tema del gioco. Da ultimo, sottolinea la stretta correlazione tra le risorse rivenienti dal comparto giochi e il sostegno ad attività con finalità solidaristiche e sociali.

Il sottosegretario CONTENTO dà atto preliminarmente alla Commissione di aver svolto un meritorio ruolo nell'approfondimento, con un approccio innovativo e al più alto livello, di tematiche tradizionalmente relegate in ambiti marginali, con un'attenzione per tutti gli aspetti di maggiore rilevanza del settore dei giochi. L'importanza del comparto emerge dalla semplice considerazione che il fatturato complessivo per il 2002 ha superato i 15 miliardi di Euro e che il gettito per l'Erario ha superato i 4 miliardi di Euro. Certamente la valutazione dei riflessi sulla finanza pubblica non costituisce un elemento decisivo rispetto a considerazioni di altra natura, ma deve indurre a considerare con cautela tutti gli aspetto che presenta il settore del gioco. Per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse rivenienti dal comparto il Sottosegretario condivide l'accento sul necessario collegamento con attività di carattere solidaristico, ricordando peraltro che i giochi ed i concorsi pronostici sportivi sono direttamente correlati al reperimento delle risorse necessarie a finanziare il CONI e l'UNIRE per i rispettivi settori sportivo ed ippico. Per quanto riguarda il riordino del comparto, illustra l'obiettivo di eliminare le sovrapposizioni e le duplicazioni di competenze, soprattutto allo scopo di garantire un'omogenea ed organica programmazione dei giochi, in grado di mantenere l'equilibrio tra i vari prodotti offerti, evitando quindi il rischio di fenomeni di concorrenza tra i vari giochi. Attesa la complessità del settore, è apparso opportuno concentrare in un solo organismo - l'Amministrazione autonoma dei Monopoli dello Stato - tutte le competenze in materia di giochi, ridefinendo i compiti di tale amministrazione dal settore dei tabacchi lavorati a quello della regolamentazione, gestione, studio e controllo del comparto. Inoltre, tale orientamento consente di individuare un interlocutore unico per tutti gli operatori e segnatamente per tutti i gestori. In posizione sovraordinata rispetto alla struttura amministrativa, rimane il Comitato dei giochi che assolverà la funzione di organismo di definizione delle strategie conseguenti alle indicazioni di indirizzo politico. Un ulteriore elemento della struttura che si va organizzando è costituito dall'apporto di commissioni tecniche in grado di compiere analisi di mercato e valutare le esigenze del settore, anche con il coinvolgimento diretto dei protagonisti del mercato, eliminando quindi quel filtro tra operatori ed amministrazione che nel passato aveva inciso negativamente nel processo di innovazione. Il Sottosegretario sottolinea peraltro che tale coinvolgimento non inficia la necessaria distinzione dei ruoli tra momento regolatore e momento gestionale. Sottolinea poi la esigenza che il comparto dei giochi sia gestito principalmente avendo cura di tutelare gli interessi pubblici rilevanti, che non attengono esclusivamente alla finanza pubblica, bensì alla tutela dell'ordine pubblico, alla tutela dei minori e all'attenzione per i profili di carattere etico-morale, in precedenza sottolineati dal Presidente. Per tali motivi, il Governo ritiene che il modello normativo fondato sulla concessione e quindi sulla traslazione a soggetti privati di poteri pubblicistici sia il più adatto, sia per controllare i concessionari, sia per tutelare gli interessi pubblici citati. D'altro canto non può sfuggire la strategicità di tale scelta, rispetto alla prospettiva di un confronto in sede comunitaria circa le richieste di aprire i mercati nazionali alla libera concorrenza degli operatori. Passando ad esaminare invece le questioni attinenti al gioco clandestino, il Sottosegretario non ritiene opportuno fornire stime sul volume d'affari del gioco illegale, pur nella consapevolezza della sua rilevanza. Sotto tale punto di vista dà atto alla Commissione di aver contribuito in misura rilevante all'approfondimento delle problematiche connesse alla revisione della disciplina degli apparecchi da intrattenimento, il cui varo con la legge finanziaria per il 2003 costituisce un positivo esempio di concreta lotta alla criminalità organizzata. Per quanto riguarda, invece, l'esigenza di valutare gli effetti della tassazione sugli andamenti di mercato, fa presente che la sollecitazione a omogeneizzare il prelievo e la resa dei giochi - di per sé condivisibile - deve tener conto delle peculiari caratteristiche dei singoli giochi. A tale proposito, osserva che la previsione della stessa percentuale di aggio per i concorsi pronostici ha consentito di eliminare un fattore distorsivo del mercato. Passando ad esaminare gli aspetti di maggiore criticità del comparto, il Sottosegretario analizza le cause che hanno determinato la forte flessione della raccolta delle giocate sui concorsi pronostici per eventi sportivi organizzati dal CONI. L'Ente sportivo aveva individuato nella costituzione della società Cinque Cerchi, società a partecipazione mista pubblico-privata, uno strumento per rilanciare i concorsi in crisi, ma il Governo ha inteso superare tale indirizzo trasferendo le competenze all'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. Alla base della revisione di tale indirizzo da parte del Governo c'è la consapevolezza che i concorsi pronostici si presentano ormai con una formula invecchiata ed in numero troppo elevato rispetto al mercato, e non in grado quindi di arrestare il declino sostanziale di tale tipologia di gioco, così come emerge anche dall'analisi dell'esercizio 2002. Per tali motivi è allo studio un'ipotesi di riforma del classico gioco del Totocalcio, in vista di un suo rilancio, abbinato all'eliminazione dei giochi meno redditizi, nonché ad una calibrata analisi degli effetti di tale rilancio sul settore delle scommesse che, pur mostrando un andamento positivo, presenta percentuali di resa inferiori dal punto vista del gettito. Il rilancio del Totocalcio e dei concorsi pronostici passa poi per una ristrutturazione della rete dei punti di raccolta, incentrata soprattutto su un ammodernamento della raccolta e su un sistema di affidamento delle concessioni che punta a responsabilizzare i singoli providers, mettendoli comunque in concorrenza tra di loro, premiando i gruppi che saranno in grado di favorire l'innovazione del prodotto al servizio dei singoli punti vendita. Il sistema cioè dovrà garantire la assegnazione delle singole concessioni ad imprenditori in grado di soddisfare volumi minimi di raccolta - senza per questo perpetuare moduli risultati fallimentari in altri comparti - semplificando del resto il rapporto tra singolo concessionario ed il provider. Il Sottosegretario affronta poi le questioni concernenti le scommesse ippiche e sportive, non nascondendo le difficoltà poste da tale settore, preannunciando che sono allo studio misure volte a rendere meno oneroso per i singoli concessionari l'assolvimento degli obblighi contratti con gli enti di riferimento per quanto riguarda i minimi garantiti e quelli nei confronti dell'Erario per quanto attiene all'imposta unica. In merito alla soluzione adottata con l'articolo 8 della legge n. 289 del 2002, ritiene che l'abrogazione di tale articolo disposta con la conversione del decreto-legge n. 282 del 2002 trovi fondamento nella valutazione sia degli aspetti concernenti la copertura dei maggiori oneri derivanti dalla cosiddetta sanatoria prevista dall'articolo 8, sia della disparità di trattamento tra i concessionari che avevano già regolarizzato la propria posizione e coloro che intendevano avvalersi invece della facoltà prevista da tale articolo. Per quanto riguarda il settore del Bingo, il Governo sta valutando le ipotesi di rilancio, avendo peraltro consapevolezza che il comparto mostra elementi di forte debolezza tanto da indurre molti operatori a rinunciare alla concessione. Conclude l'esposizione dichiarando la disponibilità a proseguire eventualmente l'audizione al fine di affrontare compiutamente anche altre questioni attinenti il comparto dei giochi.

Il presidente PEDRIZZI ritiene opportuno sollecitare il Sottosegretario affinchè la Commissione possa svolgere un proficuo ruolo nella ricerca di una soluzione per la questione dei minimi garantiti dovuti dai concessionari delle scommesse ippiche e sportive.

Il senatore GIRFATTI, rinviando ogni osservazione di merito sulle linee generali di riordino enunciate dal Sottosegretario fa presente che la propria parte politica ritiene prioritario affrontare la questione concernente l'attuazione dell'ordine del giorno sottoscritto dai Capigruppo della maggioranza ed approvato dall'Assemblea del Senato nel corso dell'esame del disegno di legge n. 1996, che impegna il Governo a presentare in via di urgenza un'iniziativa legislativa diretta a ripristinare con la massima sollecitudine la situazione giuridica derivante dall'articolo 8, comma 2, e dall'articolo 15 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. E' essenziale dare certezza ai concessionari delle agenzie ippiche e sportive su tale questione dirimente. Appare infatti particolarmente preoccupante la dichiarazione del Sottosegretario che non collima con l'orientamento espresso dall'ordine del giorno, atteso che il Governo non ha ancora dato attuazione allo strumento di indirizzo. Egli non ritiene opportuno precedere nell'indagine conoscitiva prima di aver acquisito un chiarimento sugli effettivi orientamenti del Governo, rispetto a tale questione.

Il presidente PEDRIZZI ritiene opportuno tenere distinte la questione sollevata dal senatore Girfatti rispetto allo svolgimento dell'indagine conoscitiva, che costituisce una sede informativa generale sull'intero comparto affatto diversa rispetto alla ricerca di specifiche soluzioni su un singolo aspetto.

Dopo che il senatore GIRFATTI ha ribadito la propria posizione, interviene il senatore EUFEMI, a giudizio del quale le osservazioni del sottosegretario Contento sulla specifica questione dovrebbero indurre la Commissione ad effettuare un approfondimento degli effettivi orientamenti del Governo. Poiché l'approvazione dell'ordine del giorno in Assemblea relativo alle disposizioni recate dall'articolo 5-ter del decreto-legge n. 282 del 2002 impegna il Governo in una direzione che sembra contraddetta dal Sottosegretario, egli condivide le preoccupazioni del senatore Girfatti, ritenendo opportuno proseguire in altra seduta l'audizione del Sottosegretario. Del resto, tale rinvio potrebbe consentire di approfondire anche altre tematiche che attengono al comparto giochi per le quali è necessario ascoltare il rappresentante del Governo, secondo la disponibilità dallo stesso dichiarata. Tra le tematiche da affrontare emerge la questione dell'applicazione dell'articolo 22 della legge n. 289 del 2002, da parte degli organi di controllo in relazione alla corretta individuazione delle tecnologie di apparecchi da intrattenimento come definite da tale articolo.

GIOVEDI' 20 FEBBRAIO 2003 - Intervento su riordinamento del Corpo Forestale dello Stato

Il PRESIDENTE ricorda che è in corso la discussione generale.

Il senatore EUFEMI dichiara preliminarmente di condividere i contenuti dell'ampia relazione svolta dal relatore Piccioni, che ha richiamato anche la complessità delle vicende che hanno interessato, sotto il profilo istituzionale, il Corpo forestale dello Stato. Ricorda che la sua parte politica ha mostrato particolare attenzione nei confronti di tale organismo di polizia, facendosene carico, in un primo momento, con un apposito ordine del giorno presentato in Assemblea in relazione a provvedimenti inerenti la struttura del governo e successivamente con la presentazione di uno specifico disegno di legge (l'A.S. 583), attualmente all'esame congiunto della Commissione. Ricorda al riguardo che nelle ultime fasi della passata legislatura, in un periodo in cui le Camere erano già sciolte, fu adottato un apposito DPCM che prevedeva una regionalizzazione degli organici del Corpo al 70 per cento laddove, in quella fase, la prudenza avrebbe dovuto consigliare di evitare di intervenire su una vicenda così delicata. Rivendica comunque una azione sempre svolta a tutela dell'unitarietà del Corpo e a salvaguardia del principio di mantenere un coordinamento unitario nel contrasto alla criminalità per i tipi di reati e di infrazioni elencate nei provvedimenti all'esame della Commissione e osserva che con le modifiche già approvate dall'altro ramo del Parlamento risultano recepite molte delle proposte già avanzate dalla sua parte politica, che comunque aveva affrontato i problemi inerenti alla regionalizzazione attraverso la specifica disposizione di cui all'articolo 6 del disegno di legge n. 583 già citato, che prevedeva corpi di carattere regionale: la soluzione accolta comunque dall'altro ramo prevede ora specifiche convenzioni con le regioni. Sottolinea in particolare che l'esigenza di mantenere un Corpo di polizia specializzato in campo ambientale ha una valenza particolarmente positiva alla luce delle considerazioni dianzi espresse, come pure che è opportuno aver regolato il problema del transito ad altre amministrazioni, ribadendo comunque che il Corpo non ha certo una "valenza virtuale" come è stato affermato ieri, e richiama il contenuto di un ordine del giorno accolto nel corso della discussione dell'ultima legge finanziaria (che prevedeva un notevole incremento dell'organico del Corpo forestale stesso). Auspica pertanto una rapida approvazione del provvedimento, per porre così fine alla situazione di incertezza in cui versa attualmente tale importante forza di polizia, che ha conseguito consistenti e vistosi successi proprio nel campo dell'azione di contrasto nei confronti dei reati ambientali. Infine sottolinea che le obiezioni mosse in relazione ad una presunta incongruenza rispetto ad una recente modifica del titolo V della Costituzione non sono condivisibili; precisa che si tratta di un Corpo di polizia ? di cui elenca i complessi e articolati compiti ? e che quindi non rientra nella diretta competenza regionale. Richiama inoltre le caratteristiche del Corpo come struttura operativa nazionale di protezione civile (oltre che di pubblica sicurezza e di pubblico soccorso) e richiama i meccanismi di codipendenza sia dal Ministero dell'interno sia dal Ministero dell'ambiente e del territorio, pur ricordando come il Corpo sia posto alle dipendenze del MIPAF. Conclusivamente il senatore Eufemi auspica che il provvedimento, trasmesso dall'altro ramo del Parlamento, possa essere rapidamente approvato anche dal Senato.

20 febbraio 2003 -  Discussione in commissione su mandato dei sindaci 

Il senatore PEDRINI osserva che l'esame presso la Commissione affari costituzionali della Camera è da tempo interrotto, in vista dello svolgimento, non ancora avviato, di un'indagine conoscitiva. Ricorda, inoltre, che il Senato sta esaminando iniziative legislative volte a valorizzare i piccoli comuni, in particolare quelli montani, dove talvolta, vista l'esiguità della popolazione, non si trova neppure un candidato sindaco. Ciò premesso e considerata la generale condivisione di un intervento in materia, auspica che, nel rispetto delle doverose intese con l'altro ramo del Parlamento, si provveda tempestivamente all'esame, al fine di eliminare, almeno per i piccoli comuni, il limite ai mandati dei sindaci.

Il senatore EUFEMI sottolinea l'opportunità di affrontare la questione del mandato dei sindaci nella corrente legislatura, anche in considerazione del nuovo assetto costituzionale che ha rafforzato l'autonomia degli enti locali.

Il senatore PETRINI manifesta l'interesse del suo Gruppo per l'esame dei disegni di legge sul mandato dei sindaci.

Il presidente PASTORE prende atto delle richieste avanzate e propone di inserire all'ordine del giorno, a partire dalla prossima settimana, l'esame dei disegni di legge nn. 132, 301, 1109, 1431, 1434, 1588 e 1716. Avverte inoltre che, essendo all'esame dell'omologa Commissione della Camera dei deputati iniziative legislative sulla medesima materia, saranno ricercate le opportune intese per la trattazione.

La Commissione unanime conviene.

MERCOLEDÌ 19 Febbraio 2003 - Seguito della discussione sulle linee della politica estera e discussione di mozioni connesse

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, senatori, a distanza di pochi giorni dalle comunicazioni del Presidente del Consiglio, il Parlamento è nuovamente chiamato a valutare la situazione generale rispetto alla vicenda irachena.

È un gesto di responsabilità che apprezziamo, una verifica dell'azione svolta, una continua ricerca di un consenso, così come autorevolmente voluto dal Capo dello Stato, il più ampio possibile su posizioni di politica internazionale che richiedono, responsabilmente, il supporto di tutti quelli che hanno a cuore una posizione condivisa, come ha confermato il Vertice di lunedì di Bruxelles, che ha registrato una posizione comune, come con forza auspicato dall'Italia. Sarebbe un grave errore la strumentalizzazione a fini interni della ricerca di soluzioni internazionalmente condivisibili, che mirano a tenere uniti i Paesi europei, il dialogo euro-atlantico, in un costante quadro di riferimento delle Nazioni Unite, riaffermando dunque la centralità dell'ONU. Sarebbe dannoso e strumentale, e certamente non conforme all'atteggiamento responsabile che questa maggioranza ha costantemente tenuto quando era all'opposizione. Registriamo una forte continuità nelle linee di politica estera del Governo nei rapporti con l'Unione europea, avendo operato per la unità di azione europea e per la comunità atlantica. Si affacciano problemi nuovi. 

L'Alleanza atlantica va indubbiamente riformata, perché è squilibrata tra un pilastro forte e tanti piccoli pilastri. È indubbio che occorra un riequilibrio, ma ciò dipenderà dal processo di integrazione europeo, dal rafforzamento dell'Europa come entità politica, non solo economico-monetaria, dalla sua capacità di assumere responsabilità, dalla sua capacità di esprimere una politica estera comune e il suo interesse complessivo rispetto a quello delle singole nazioni. È questa la sfida cui è chiamata l'Europa. 

Bene ha fatto il Governo a tenere sulla stessa linea le Nazioni Unite, l'Unione europea e gli Stati Uniti. Ciò significa da un lato moderare l'individualismo, l'unilateralismo americano, la tentazione americana di fare da sola e dall'altro le tentazioni di stampo gollista di chi non vuole, non accetta il ruolo delle Nazioni Unite, come sede per la definizione dei contrasti politici; ma c'è anche un problema ONU, da ricostruire, un'ONU all'altezza del compito, nella cui composizione continua a riflettersi la logica dei vincitori e il suo scarso intervento rispetto alle centinaia di conflitti locali che hanno insanguinato il mondo. È dunque tempo di pensare al rilancio dell'ONU e alla ristrutturazione del suo organismo operativo, il Consiglio di sicurezza, trasformandolo in organismo di governo efficace per la sicurezza mondiale. Occorre fare di tutto per evitare la guerra e il Governo si è mosso in tale senso. Va ribadito come nel documento comune dei Capi di Stato e di Governo tre princìpi sono stati fortemente sottolineati: la posizione unitaria dei Paesi europei; la ricomposta solidarietà atlantica; il fatto che la cornice di qualsiasi decisione è quella delle Nazioni Unite come espressione della capacità di difendere l'ordine internazionale. Questi sono i capisaldi entro i quali il Governo si muove e l'UDC ha sempre sostenuto e continua a sostenere che fino all'ultimo c'è la possibilità di una soluzione pacifica della crisi, ma di fronte a palesi violazioni delle numerose risoluzioni delle Nazioni Uniti che portassero al rischio dell'uso di armi di distruzione di massa di cui l'Iraq fosse in possesso, l'uso della forza sanzionato dalle Nazioni Unite finirebbe per diventare inevitabile. Perché Saddam ha minato la pace. Condividiamo e facciamo nostri gli appelli del Santo Padre, perché prevalgano gli strumenti diplomatici e il dialogo, per non rassegnarsi alla guerra, quasi che fosse inevitabile, proseguendo nel cammino che porti alla pace. Per rendere chiara la nostra posizione: tra Bush e il Papa siamo con il Papa, ma tra Bush e Saddam siamo con Bush. 

Siamo impegnati a difendere la pace, ad evitare la guerra, ma non c'è pace senza disarmo di Saddam, perché il suo disarmo, il controllo e la eliminazione delle armi di distruzione di massa, dei suoi armamenti chimici e batteriologici non è un problema privato dell'Italia o dei Governi occidentali, ma di tutta la Comunità internazionale. 

Siamo impegnati a ottenere la pace con una pressione forte e costante, contribuendo all'impegno militare con l'utilizzo delle basi e delle infrastrutture, nel rispetto dei Trattati fino a far cambiare atteggiamento all'Iraq, non con maggiore tempo ma con indispensabile cooperazione, come è stato ricordato. La politica della fermezza siamo certi produrrà effetti positivi. Recepiamo nel Paese una forte volontà di pace. La pace per noi è un bene indivisibile da ricercare sempre. Non può tuttavia essere rappresentato solo da un pacifismo a senso unico, rappresentato dalla piazza e che in questo caso potrebbe finire per diventare solo antiamericanismo fatto di odio e di divisioni. I Governi devono interpretare anche le maggioranze silenziose, non solo quel movimento rumoroso che non innalza le bandiere dell'ONU, ma che nel pacifismo finisce per coniugare i simboli dell'antiamericanismo e il contrasto alla globalizzazione. Un pacifismo che non dice nulla su una dittatura come quella irachena che annienta qualsiasi controllo politico e morale; rende difficile il disarmo di Saddam; non mostra altrettanta determinazione rispetto alla cieca violenza di Saddam contro uomini e bambini e sul genocidio dei curdi. La ricerca della pace richiede a volte prezzi alti, un'esigenza a cui non ci si può sottrarre. Il ricorso alla forza è l'ultima risorsa. Nel 1938 essere per la pace avrebbe significato non abbandonare la Cecoslovacchia a Hitler. Avrebbe significato fare una scelta di libertà; il dilemma allora resta drammatico. Ai giovani va ricordato il costo politico di una inazione, che sarebbe altissimo, e va anche ricordato che i soldati americani sacrificarono la loro vita per la libertà dell'Europa, e che allora non c'era petrolio da conquistare ma libertà da difendere. Il Gruppo UDC condivide la linea esposta dal Presidente del Consiglio. Esprime solidarietà al Governo che, oggi, rappresenta in Parlamento una posizione genuina che evidenzia un successo complessivo dell'azione di Governo che abbiamo sostenuto e incoraggiato. 

Al Presidente del Consiglio e al Governo che hanno saputo muoversi lungo i sentieri nuovi e difficili della diplomazia che richiedono posizioni non ambigue, esprimiamo consenso e convinto sostegno per avere rinsaldato la Comunità atlantica, ricercato e ritrovato una più forte coesione europea, affidato all'ONU la decisione finale e la responsabilità del disarmo dell'Iraq. (Applausi dai Gruppi UDC, FI, AN, LP e del senatore Carrara).

MARTEDÌ 18 Febbraio 2003 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, recante disposizioni urgenti in materia di adempimenti comunitari e fiscali, di riscossione e di procedure di contabilità

Dichiarazione di voto finale del senatore Eufemi sul disegno di legge n. 1996

Il Gruppo UDC esprime il voto favorevole al decreto legge 282, un provvedimento che rimedia in primo luogo agli errori della sinistra in materia di aiuti di Stato alle imprese bancarie sanzionati dalla Unione europea.

Una sinistra con scarsa memoria, che ha dimenticato il decreto legge 383 del 1996 Prodi-Veltroni emanato dopo la sentenza Bosman e ha demonizzato questo intervento agevolativo in materia di ammortamenti in favore delle società sportive professionistiche. Si interviene tempestivamente tenendo conto della particolarità del settore, del suo momento di crisi e della necessità di interventi rapidi ed efficaci senza oneri a carico del bilancio dello Stato. Si guarda al presente creando le condizioni con un regime speciale per gli ammortamenti volti al superamento della crisi, della particolare situazione economico-finanziaria e sociale che la problematica del settore calcistico riveste e riflette a livello europeo. 

Tutto ciò sembra essere stato dimenticato. Apprezziamo la scelta del Governo di valutare positivamente l'ordine del giorno presentato dall'UDC di aprire un tavolo istituzionale che superi la situazione di paralisi attraverso il coinvolgimento di tutte le istituzioni sportive al fine di individuare una riforma del sistema e l'adozione di interventi e severi controlli sulle attività finanziarie e gestionali delle società sportive evitando nuove situazioni di difficoltà che si riverberano in primo luogo sugli sportivi e sugli utenti. 

Per quanto attiene all'emendamento salva-Fiorentina trasformato in ordine del giorno, abbiamo creato le condizioni perché possa trovare spazio in altro provvedimento tenendo conto della particolare situazione che si era determinata e che l'approvazione delle norme sul calcio porta a riconsiderare. 

Per evitare sperequazioni clamorose ci siamo mossi per equità e giustizia, valori che vanno costantemente difesi. Ci stupisce che il Presidente della Consob si muova pubblicamente solo oggi per intervenire lamentando un diritto societario frazionato per settori merceologici dimenticando che tale diversità già esiste. Siamo convinti che occorre mantenere la unitarietà dei campionati affinché la rappresentatività regionale sia comunque garantita nell'ambito dei bacini di utenza, prevedendo meccanismi di intervento sulla proprietà in caso di mancanza dei requisiti economico-finanziari posti a salvaguardia del progetto. 

Così come apprezziamo l'accoglimento dell'ordine del giorno in materia di servizio della riscossione per i problemi collegati alla operatività istituzionale del condono che determineranno conseguenze sulle performance realizzabili dalle aziende impegnate nel servizio. Questo decreto legge non è un provvedimento di correzione dei conti bensì di correzione degli errori della sinistra ed è per queste ragioni che esprimiamo consenso alla conversione in legge.

Martedì 18 febbraio 2003 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, recante disposizioni urgenti in materia di adempimenti comunitari e fiscali, di riscossione e di procedure di contabilità

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. * EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi senatori, il Senato è chiamato alla conversione del decreto-legge n. 282 del 2002, nei termini costituzionali.

La Commissione ha approvato senza modifiche il testo pervenuto dalla Camera e di ciò occorre prendere atto. Occorre dare atto alla Presidenza di avere molto opportunamente previsto lo spazio temporale per lasciare al Senato la possibilità di intervenire con modifiche e integrazioni. Particolare attenzione è stata posta dai mass media alle disposizioni contenute nell'articolo 3, comma 1, in materia di bilanci delle società sportive professionistiche. Occorre tenere conto della particolare situazione del mondo del calcio, che non appartiene né alla maggioranza, né all'opposizione: tutti hanno cercato di interpretare le attese dell'opinione pubblica quando c'è stato ritardo nell'inizio dei campionati. Questo non è il decreto per il calcio, non è il decreto di correzione dei conti pubblici, come è stato anche detto poc'anzi. 

È innanzitutto il decreto per la regolarizzazione degli aiuti alle banche, sanzionati dall'Unione europea come aiuti di Stato e ai quali oggi il Governo e la maggioranza pongono rimedio. Si tratta di agevolazioni concesse con la legge delega n. 461 del 1998, provvedimento che fu definito un autentico regalo alle banche in materia di fusioni e agevolazioni. Si è dovuti intervenire poi con il decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, per sospendere tali agevolazioni. La Commissione europea, con decisione dell'11 aprile 2001, aveva stabilito l'incompatibilità di tale regime agevolato che prevedeva la riduzione al 12,50 per cento per cinque periodi di imposta dell'aliquota IRPEG sul reddito complessivo netto dichiarato da banche risultanti da fusioni e altre operazioni di carattere strutturale. Ad ogni buon conto, va ricordato che risultano pendenti contro la citata decisione della Commissione sia il ricorso del Governo innanzi alla Corte di giustizia della Comunità europea, sia il ricorso dell'ABI innanzi al tribunale di primo grado. Questa tuttavia sembra essere divenuta la questione centrale del confronto politico parlamentare. Ricordo che il problema degli ammortamenti comporta valutazioni complesse, come il tener conto della particolarità del settore cui fa riscontro la specificità dell'intervento. Ritengo, avendole ascoltate personalmente, che le dichiarazioni del professor Monti sugli aiuti di Stato siano state in un certo senso troppo enfatizzate da parte dei mass media. 

Da parte nostra, riteniamo che non vi sia nessuna violazione delle norme comunitarie sotto forma di aiuti di Stato perché non viene concesso alcun beneficio fiscale, non vi è alcun onere nel bilancio dello Stato e il testo non appare in alcun modo in grado di incidere sulla concorrenza e sugli scambi tra gli Stati membri. Si potrebbe ragionevolmente ipotizzare l'applicazione dell'articolo 87 del Trattato istitutivo della Comunità europea in considerazione della crisi evidente del settore, perché la misura è destinata a ripristinarne la redditività economico-finanziaria a lungo termine. Ho avuto modo di sottolineare in Commissione come sia con la legge n. 91 del 1981, sia con il decreto-legge n. 383 del 1996, adottato in conseguenza della sentenza Bosman, le società sportive abbiano avuto un regime organizzativo speciale, come lo hanno avuto altri settori. Ricordo, ad esempio, l'autotrasporto e l'ippica. Ho richiamato tutto ciò nell'ordine del giorno G3.104, che auspico possa trovare accoglimento, nel quale si evidenziano i problemi del settore e la necessità di rimuovere la paralisi istituzionale attraverso un tavolo che individui una riforma di sistema e attraverso un intervento rigoroso sulle attività finanziarie e gestionali, evitando sia situazioni di difficoltà tali da pregiudicare lo svolgimento delle attività sportive, sia ricadute sugli utenti e sugli sportivi. Il principio, rispetto al valore contabile, sancito dal legislatore delegante, era quello di avvicinare quanto più possibile il reddito fiscale a quello economico, in conformità del precetto di cui all'articolo 2, comma 16, della legge delega n. 825 del 1971.Ritengo che il diritto non sia immutabile e vada adattato ai mutamenti socio-economici. La sinistra ha cavalcato questo intervento legislativo dimenticando con disinvoltura ciò che la stessa sinistra ha fatto con il decreto-legge n. 383 del 1996, che reca la firma di Prodi e Veltroni.

PASQUINI (DS-U). È esattamente il contrario. 

EUFEMI (UDC). No, non è il contrario. All'articolo 3 si prevedevano disposizioni al fine di rendere meno gravosi, per i bilanci delle società sportive, gli effetti di decisioni comunitarie sui trasferimenti degli atleti. 

PASQUINI (DS-U). Quelle sono perdite! 

EUFEMI (UDC). Si trattò dunque di un intervento sugli ammortamenti e del riconoscimento, tra le componenti attive, di un importo pari al valore dell'indennità di preparazione e promozione.

L'allungamento dei termini del condono al 16 aprile offre uno spazio temporale adeguato, accrescendo la convenienza ad utilizzare tale strumento per concorrere a determinare maggiori certezze rispetto all'obiettivo di finanza pubblica e a realizzare le previsioni di gettito collegate a tale misura. La questione condono comporta, semmai, alcuni problemi collegati all'operatività istituzionale, dal momento che la sua introduzione comporterà uno svuotamento quasi totale del fatturato lavorabile da parte del servizio della riscossione dei tributi, paralizzando del tutto ogni attività di riscossione, rendendo di fatto impossibile il raggiungimento di qualsiasi performance positiva. Se la buona riuscita del condono è auspicabile dal punto di vista erariale, perché consente di conseguire il massimo introito possibile per le casse dello Stato, è evidente che tanto migliore sarà il risultato, tanto peggiori risulteranno le conseguenze a carico delle aziende impegnate nel servizio. Di questo problema mi sono fatto carico con uno specifico ordine del giorno. Un accenno deve essere riservato al problema delle compensazioni IRPEG e IRAP. A questo riguardo, infatti, l'obbligo di considerare, nell'attuale contesto delle sanatorie, tutto il settore impositivo delle imposte dirette e assimilate, compresa l'IRAP, crea di fatto un significativo ostacolo all'accesso al condono e un onere eccessivo soprattutto per quegli imprenditori che, avendo regolarmente assolto gli obblighi retributivi nei confronti dei propri dipendenti e versato regolarmente l'IRAP dovuta, si troverebbero oggi ad affrontare un costo impropriamente esorbitante nella ipotesi in cui accedessero al condono per regolarizzare la loro situazione sotto il profilo dell'IRPEG. Auspichiamo che il Governo si faccia carico di tali preoccupazioni. 

Signor Presidente, devo aggiungere qualche elemento di valutazione rispetto a quanto è accaduto nei giorni scorsi. Per rispondere alle dichiarazioni del presidente di una società sportiva, noi non siamo gente che viene a rimescolare in casa altrui senza aver bussato; siamo rappresentanti del popolo, senza vincolo di mandato. Non si possono prendere a calci le istituzioni, seppure con scarpe di lusso. Chi si è seduto nel salotto buono delle istituzioni della finanza, non può ritenere che questo sia titolo per esprimere giudizi su chi rappresenta il popolo. Noi non siamo qui a difendere un marchio, stiamo difendendo la storia sportiva di una città che appartiene a tutti, senza distinzioni, e siamo preoccupati soprattutto per ciò che sta emergendo rispetto al ruolo dei controllori controllati. Ci siamo mossi per ragioni di equità e di giustizia rispetto ad evidenti favoritismi, rispetto a situazioni determinate da parametri di bilancio e non di cassa. La questione, quindi, non appartiene a titolo esclusivo a nessuno; la città di Firenze non è un marchio. È un problema culturale e sportivo della città. 

A noi non interessa rimuovere errori gestionali fatti da questo o da quell'imprenditore; a noi resta il compito di dare la speranza concreta agli sportivi di Firenze. Formulando, pertanto, un giudizio complessivamente positivo sulle misure adottate nel decreto-legge, esprimiamo anche la preoccupazione, confermata dal senso di responsabilità dimostrato nell'esame in Commissione, che ha permesso un utile e proficuo lavoro, capace di determinare una calendarizzazione corretta. Crediamo che questo positivo risultato non possa essere pregiudicato, sperando che prevalga il senso di responsabilità da parte di tutti.

MERCOLEDI' 13 febbraio 2003 - INTERVENTO DELEGA FISCALE

Onorevole Presidente, Onorevole rappresentante del Governo, riprendiamo oggi l'esame di un importante e qualificante provvedimento dell'azione di Governo, un esame spezzato dalla Legge Finanziaria 2003. La riforma del sistema fiscale statale proposta dal Governo comporta una radicale trasformazione degli attuali assetti impositivi che per diversi aspetti sono superati. E' necessario rispondere alle esigenze di una moderna società e delle sue strutture produttive e commerciali che richiedono di poter adempiere ai propri obblighi fiscali con semplicità, trasparenza e razionalità senza inutili intralci ed adempimenti che hanno costi amministrativi notevoli che incidono negativamente nella gestione dell'impresa. Le finalità essenziali possono ricondursi a tre principali obiettivi: razionalizzazione del sistema, riduzione delle aliquote, ampliamento delle basi imponibili.

Non vogliamo enfatizzare la riforma che viene proposta: qualcuno ha parlato di rivoluzione copernicana (l'uomo-contribuente posto al centro del sistema) più semplicemente noi di cultura e formazione cristiano sociale facciamo riferimento al grande Ezio Vanoni che per primo aveva sostenuto la necessità di un fisco equo che abbia imposte ridotte che attenuino lo stimolo all'evasione fiscale. Nel nostro paese l'evasione è divenuta nel tempo quasi una forma di legittima difesa contro una ingiusta imposizione tributaria lesiva dei più elementari interessi individuali. Il contrasto all'evasione è stato attuato con rimedi assolutamente inefficaci.

Ad un armamentario fiscale formato da adempimenti fiscali, pesanti sanzioni e minacce alle libertà individuali i contribuenti rispondevano con una pletora di consulenti, fiscalisti, commercialisti che hanno fatto di tutto per proteggere gli interessi dei propri assistiti. A tutto ciò faceva riscontro una Amministrazione Finanziaria inadeguata, demotivata e mal retribuita, che non ha retto al diluvio normativo cui faceva seguito l'ondata di circolari ministeriali che dovevano chiarire la portata delle norme prendevano le stesse più complicate ed oscure. Con la proposta di riforma, quando questa sarà a regime, il rapporto fisco -contribuente sarà chiaro e semplice, tenuto conto dei principi enunciati nell'articolo 2 del provvedimento: il sistema fiscale è informato a principi di chiarezza, semplicità conoscibilità effettiva, irretroattività. Ritengo eticamente qualificata la prevista garanzia della tutela dell'affidamento e della buona fede nei rapporti tra contribuente e fisco. Si tratta di dichiarazioni di principio importanti sulle quali si ritiene indispensabile una concomitante formazione culturale e professionale degli addetti dell'amministrazione finanziaria, di coloro cioè che dovranno gestire il riformato assetto fiscale.

L'articolo 2 presenta un indubbio aspetto positivo ponendosi in linea con le legislazioni della maggior parte dei paesi occidentali. In Germania e Austria esiste un sistema con testi unici per diverse imposte e una premessa nella quale sono fissati i principi generali.

Non mi soffermo ulteriormente su gli indiscutibili meriti della riforma che trova la nostra più convinta approvazione. Il testo licenziato dalla Commissione è migliorato su alcune parti essenziali su cui mi soffermerò. Forse sarebbe stato opportuno prevedere nella delega qualche norma relativa all'assetto e all'organizzazione dell'amministrazione fiscale. Abbiamo espresso le nostre perplessità in passato sugli organismi creati dal passato Governo; sorge infatti l'interrogativo se con la attuale organizzazione in agenzie fiscali si risponda all'esigenza di una così decisiva riforma; continuiamo a ritenere che in una materia così delicata come quella fiscale la gestione dei tributi e quindi dei rapporti fra Stato e contribuenti debba essere affidata ad organismi statali e non ad Agenzie indipendenti.

Manteniamo la nostra preferenza per quanto inizialmente previsto dal disegno di legge con la istituzione della Commissione parlamentare dei trenta per la doppia valenza relativa alla funzionalità e al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla riforma oltre per conservare una antica tradizione parlamentare in cui Parlamento ed Esecutivo possano utilmente dialogare sia dal punto di vista tecnico che politico.

Qualche perplessità suscitano le modifiche intese ad affidare alle commissioni permanenti di tutti gli altri schemi di decreti legislativi così come insufficienti i tempi previsti per la espressione dei previsti pareri. Questa riforma rappresenta una svolta muovendosi verso un nuovo modello un nuovo sistema rispetto alle linee di Visco. Il nuovo sistema prevede la unificazione delle disposizioni fiscale in un unico codice, prevedendo l'imposta sul reddito, l'imposta sulle società, l'iva, l'imposta sui servizi l'accisa. Non vi è dubbio che l'imposta sul reddito è quella di più forte impatto; rappresenta l'atto fondamentale dell'adempimento del contratto con gli italiani nell'orizzonte della legislatura, che vede però l'anticipo nella legge finanziaria 2003 del primo modulo e la parte di riforma relativa ai redditi più bassi. Resta l'obiettivo di introdurre due sole aliquote del 23 per cento per lo scaglione di reddito fino a 100.000 euro con un modello flat rate tax e del 33 per cento per il reddito eccedente tale soglia.

La sinistra ha demonizzato una imposta con una curva a due aliquote da parte di chi nella passata legislatura prevedeva una flat tax ad aliquota unica.

Per realizzare la progressività della imposizione le deduzioni sono concentrate sui redditi medi e bassi. Non vi è dubbio che c'è un problema di costo della riforma, che occorra procedere con gradualità tenendo conto delle risorse disponibili ad una quadro complessivamente mutato, che sconta una crescita inferiore alle attese. Ciò porta a guardare innanzitutto ai ceti più deboli, realizzando una autentica solidarietà sociale.

La questione di fondo per noi che avevamo un certa simpatia per lo splitting cioè la divisione del reddito per il numero dei componenti che realizzava più compiutamente il concetto di famiglia, di famiglia come soggetto unico di imposta, la famiglia come soggetto fiscale. Questa scelta può essere più vantaggiosa certo in base alle aliquote considerate. Lo splitting viene reso di fatto inefficace. Le correzioni hanno il pregio di avere superato un sistema tributario di stampo "individualistico". E' stata affermata la centralità della famiglia privilegiando le famiglie monoreddito e le famiglie numerose che non producono reddito o svolgono lavoro casalingo, le famiglie in condizioni di disagio con anziani e portatori di handicap, famiglie che dovrebbero essere tutelata ai sensi dell'articolo 31 della Costituzione.

Resta il rammarico nel non vedere rimossa la questione della equità orizzontale nei riguardi dei nuclei familiari con diversa composizione.

Siamo convinti che la riforma fiscale debba porsi l'obiettivo di ristabilire l'equilibrio orizzontale tra i contribuenti che si traduce nel misurare adeguatamente la capacità contributiva delle famiglie e che debba basarsi su misure di carattere universalistico che tengano conto della differenza di capacità contributiva determinata dalla presenza di figli a carico per ogni fascia di reddito.

Le deduzioni per carichi familiari ( figli, persone handicappate ) andrebbero riconosciute in modo universale senza riferimento al reddito ( equità orizzontale)

Va comunque affrontato il problema degli incapienti e della incapacità delle imposte sul reddito di alleviare i problemi di povertà e di esclusione sociale individuando opportuni strumenti che possano favorire di usufruire dei benefici che vengono riservati a coloro che pagano le imposte ( trasformare i crediti imposta in erogazioni dirette). Il problema non è di dare alle famiglie qualcosa in più ma di riparare ad ingiustizie smettendo di sottrarre alle famiglie con figli qualcosa che non dovrebbero versare.

Se vogliamo affrontare in modo deciso il problema della denatalità occorre intervenire in modo deciso determinando maggiori certezze rispetto alle deduzioni per i figli.

Relativamente alla tassazione dei redditi di impresa apprezziamo le modifiche intervenute sulla Dit già avviata con il decreto dei cento giorni e con il recente decreto legge e la sua sostituzione con una aliquota unica.

E' una scelta di forte rottura. Si tende a contrastare il fenomeno della sottocapitalizzazione delle imprese, la cui convenienza fiscale viene fortemente aumentata a seguito della abolizione della Dit e della unificazione delle aliquote sui redditi delle attività finanziarie al livello più basso (12,5 per cento)

Le opposizioni, in particolare il senatore Turci ha parlato di preclusione ideologica, che forse risiede nella dirompente differenza tra aliquota del 30,6 per le grandi imprese finanziarie e del 69,4 per quelle industriali. La Dit con l'obiettivo di capitalizzare le imprese e allargare il mercato azionario ha finito per colpire i settori produttivi caratterizzati dalla diffusione della imprenditorialità. La Dit ha favorito la bassa redditività senza distinguere le funzioni di rischio. Occorre invece agevolare i fattori di rischio. Viene affrontato il problema della graduale eliminazione della incidenza sul lavoro e della Irap fino al 20 per cento. L'IRAP va a colpire proprio le situazioni di decentramento tipiche del tessuto produttivo italiano.

L'IRAP tassa non il reddito ma il valore aggiunto, i terzisti, (reddito -più costo del lavoro) più costo del capitale (cioè interessi passivi) Tanto più il valore aggiunto è elevato tanto più l'incidenza dell'IRAP è elevata. L'IRAP ha inciso pesantemente sulle PMI L'IRAP è distruttiva dal punto di vista del federalismo fiscale; l'Irap è una imposta sul valore aggiunto camuffata da imposta sui redditi. Essa nasce sul terreno previdenziale. Come fa a finanziare il Sud con l'Irap che è sperequata? Rappresenta l'archeologia industriale perché colpisce pesantemente il costo del lavoro. Condividiamo la scelta di eliminare gradualmente l'Irap l'indicazione del 20 per cento iniziale è positiva anche perché realizza una concreta diminuzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro e favorisce la competitività ma occorre considerare i problemi di coordinamento tra la finanza statale e finanza regionale e offrire alle Regioni una alternativa in termini di manovrabilità delle entrate proprie.

Il nuovo regime fiscale per i redditi di natura finanziaria attraverso nuovo criteri sulla imposta sostitutiva e sulle gestioni collettive comporta il passaggio dal maturato al realizzato con la omogeneizzazione della tassazione dei redditi di natura finanziaria alla aliquota del 12,50 per cento. E una tassazione più favorevole per il risparmio affidato ai fondi pensione e alle casse di previdenza privatizzate con effetti positivi sugli investimenti.

E' stata perfezionata la norma introdotta dalla Camera, valorizzando la disciplina di istituti giuridici tributari destinati a finalità di solidarietà sociale.

Positiva è l'inclusione dei fondi etici tra i destinatari del regime differenziato di favore fiscale, così come per le società che sostengono spese per la innovazione tecnologica la ricerca e la formazione perché questo è questione centrale rispetto allo sviluppo e al destino del Paese.

Di particolare rilievo la modifica introdotta tesa alla semplificazione degli adempimenti con riduzione sensibile del carico tributario consentendo alle piccole società di capitali di applicare il regime di tassazione del IRE.

Abbiamo anche evitato alle imprese individuali e alle società di persone l'applicazione del principio della Think Capitalization, con conseguente indeducibilità degli interessi passivi; tenuto conto che per tali soggetti ai fini civilistici esiste una commistione tra patrimonio aziendale personale dell'imprenditore o dei soci i quali rispondono illimitatamente per le obbligazioni sociali.

Per questi soggetti l'indebitamento finalizzato allo sviluppo dell'attività, avviene prestando garanzie personali da parte dell'imprenditore nel caso dell'impresa individuale o dei soci nel caso di società di persone.

Di particolare rilievo la introduzione della imposta sui servizi e dunque di una unica obbligazione fiscale e in una unica modalità di prelievo in sostituzione di una serie di tributi quali registro, ipotecarie e catastali, bollo, concessioni governative, contratti borsa, assicurazioni, intrattenimenti. Il loro riordino favorirà il trasferimento dei diritti immobiliari e la loro circolazione soprattutto per quelli destinati ad abitazione principale.

Ispirata ai principi di efficienza, ottimalità, semplificazione e razionalizzazione al fine di ridurre gli adempimenti amministrativi è anche la riforma dell'accisa, correggendo gli effetti esterni negativi su ambiente salute e benessere agevolandone un uso ecologicamente compatibile dei prodotti energetici.

Si è molto discusso sul costo della riforma i cui profili sono rimessi ad un provvedimento legislativo che provvede alla quantificazione degli oneri e alla relativa copertura. Tale soluzione ha il pregio di rimettere alle Camere il compito di decidere direttamente attraverso la decisione di bilancio le risorse da destinare alla attuazione della riforma la cui modulazione resta affidata al Parlamento. La rilevanza ordinamentale è nella delega, l'impatto finanziario è nel passaggio parlamentare con una netta distinzione dei compiti delle fonti legislative alla legge finanziaria le opzioni disponibili, sul quantum, ai decreti legislativi la materia relativa ai soggetti di imposta e la fissazione del reddito imponibile lordo.

In base ai principi costituzionali v'è la garanzia della effettiva neutralità finanziaria dei decreti legislativi emanati in materia.

Tra le tante modifiche introdotte due meritano di essere richiamate perché da noi dell'UDC fortemente sostenute: il risparmio casa e la share economy.

Il meccanismo del risparmio casa già in funzione con successo presso alcuni paesi europei, può rappresentare una valida alternativa al finanziamento a fondo perduto che crea indebitamento.

Il risparmio casa consiste in un sistema di risparmio e finanziamenti combinati indipendente dal mercato dei capitali per la costruzione l'acquisto o la ristrutturazione di abitazioni.

Ha i vantaggi della trasparenza del meccanismo di accumulo e di accensione del muto dell'accesso per tutte le classi sociali della certezza della sopportabilità del futuro mutuo.

Favorisce : a) la propensione e la educazione al risparmio b) la crescita degli investimenti in costruzioni c) l'incremento della domanda in abitazioni d) la disponibilità di uno strumento semplice e trasparente e) la certezza degli investimenti per la casa

In forza della suo funzione economico-sociale questa forma di risparmio finalizzato in presenza di determinati presupposti e premiata in larga parte dell'Europa con contributi regionali statali che facilitano l'accesso all'abitazione.

In Italia dove la sostanza delle abitazioni è relativamente obsoleta il risparmio casa può rappresentare un mezzo adatto a colmare questo bisogno.

In Germania un miliardo di marchi di incentivi statali per il risparmio promuove quaranta miliardi di investimenti nell'industria abitativa tedesca con questa cifra si possono costruire 135 mila alloggi. Se lo Stato risparmiasse quel miliardo l'edilizia perderebbe un enorme volume di investimenti con conseguenze profonde per l'economia. L'effetto occupazionale nell'edilizia è del 30 per cento superiore al settore meccanico. Teoria delle 3 colonne 1 terzo capitale proprio, un terzo mutuo bancario un terzo fondi del risparmio casa.

L'altro grande principio introdotto in questa riforma è la share economy.

Esprimiamo soddisfazione per avere definito nei criteri di delega il principio che incentiva fiscalmente la share economy e dunque la partecipazione dei lavoratori alla vita e ai risultati dell'impresa.

E' un salto qualitativamente importante.

La fabbrica non è il terreno dello scontro ma diviene interesse congiunto e comune dell'imprenditore e del lavoratore.

Non è la cogestione come in Germania ma la via fiscale per il superamento del conflitto. E' una pietra angolare della economia sociale di mercato, l'apertura di una nuova frontiera cultura e una spinta alla riflessione sui temi della partecipazione.

E' altresì una risposta nuova alla sfida della concorrenza mondiale e che richiede sforzi coraggiosi e capaci di ricollegare il lavoro dipendente ai problemi strategici della unità produttiva

Occorre liberarsi da concezioni classiste di stampo conflittuale e ricercare modelli nuovi che prevedano flessibilità dei salari e traguardo dell'andamento dei progetti.

Durata dei contratti legata alla innovazione

Una disposizione che esalta il modello renano che è il frutto di una lunga storia della Germania rispetto alla lunga storia dell'Italia (individualismo PMI policentrismo territoriale nicchia frastagliamento politico.

Lo sforzo che facciamo è di tipo culturale perché lo portiamo alla stabilità economica sociale e politica.

E' una nuovo modello di relazioni industriali una nuova articolazione dei redditi da lavoro dipendente, una impostazione volta a garantire vitalità sviluppo della impresa, crescita della occupazione e del prodotto.

Spetta alla contrattazione la definizione di questo nuovo sistema avendo la responsabilità di guardare alla vita e alla attività della impresa stessa, una corresponsabilizzazione totale unita a forme di lavoro più flessibili più consone ad un nuovo sistema economico .

Avremmo preferito un riconoscimento più ampio delle spese fiscalmente deducibili, l'accentuazione del conflitto di interesse come base di solidarietà sociale. (libertà di scelta entro un limite massimo su cui decide il contribuente come usarlo.)

Il nostro auspicio è la riduzione della pressione fiscale eliminando le attività di elusione e di evasione del sommerso, al fine di eliminare cioè le gravi inefficienze economiche con negativi effetti sui risparmi e sugli investimenti e dunque sulla crescita delle attività produttive.

E' stato fatto un buon lavoro soprattutto nella eliminazione della tassa sul matrimonio. Questa riforma fiscale di pone sulla scia della prima grande riforma quella vanoniana perché quella del 1971 fu vulnerata dallo shock petrolifero del 1973.

Il grande obiettivo è mettere ordine nel sistema tributario perché come acutamente osservò Bruno Visentini in epoca lontana il disordine tributario conviene o a coloro che da esso vogliono trarre alimento ed impulso per radicali rivolgimenti di ordine politico o a coloro che nel disordine vedono il fondamento dei propri particolari privilegi.

Da parte nostra riteniamo che la fiducia nell'ordine amministrativo e legislativo è uno degli elementi essenziali delle libere istituzioni.

Un buon sistema tributario deve rispondere alle seguenti caratteristiche:

efficienza economica semplicità amministrativa e dunque poco costosa flessibilità trasparenza politica equità

Il nostro obiettivo è raggiungere questi traguardi, attraverso una grande riforma che qualifica l'azione di Governo in senso riformatore; è un percorso certo lungo lento, difficile, ma certamente raggiungibile da questo Governo, cui come UDC, come forza di maggioranza esprimiamo il nostro convinto sostegno per le scelte operate in questo provvedimento.

Roma, 12 febbraio 2003

MERCOLEDÌ 5 FEBBRAIO 2003 - (848-B) Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Collegato alla manovra finanziaria) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento).

*EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, per spezzare la monotonia delle votazioni, vogliamo esprime qualche considerazione sull'articolo 9.

Il Gruppo UDC esprime un convinto voto favorevole all'approvazione dell'articolo 9, nel testo modificato dalla Camera, che accoglie le nostre pressanti sollecitazioni a intervenire con questo provvedimento, modificando la legge 3 aprile 2001, n. 142. Questi interventi correttivi erano stati da noi sollecitati in occasione del collegato sulla concorrenza e il mercato.

La ratio delle modifiche alla legge sul socio lavoratore va ricercata nella volontà dell'UDC di correggere parzialmente le distorsioni normative apportate alla impostazione originaria del cosiddetto disegno di legge Treu, presentato nel settembre 1998, frutto di una lunga mediazione e del conseguente compromesso tra centrali cooperative e sindacato dei lavoratori.

Le distorsioni introdotte successivamente, nel corso dell'esame parlamentare, sotto la spinta della posizione egemone della sinistra, fortemente influenzata da una cultura veterosindacale di matrice CGIL.

Tali scelte, che possiamo definire "saldi di fine legislatura" operati dal Governo Amato, richiedono aggiustamenti che questa maggioranza ha avuto il coraggio di operare, contrastando le demagogie della sinistra che oggi chiede l'allargamento dell'articolo 18 per tutte le aziende e con quella stessa legge (la n. 142) deliberò libertà di licenziamenti per i dipendenti soci delle cooperative. Ma allora la CGIL non protestò, non mobilitò la piazza: accettò uno scambio che noi oggi vogliamo rimuovere.

Oggi vi è la necessità di controbilanciare il forte appiattimento della figura del socio lavoratore sul lavoratore subordinato, che penalizza il rapporto associativo del socio con l'impresa e che è alla base della scelta cooperativa del soggetto.

Fino ad oggi la legge n. 142 non ha trovato applicazione a causa di alcune parti contraddittorie ed equivoche in essa contenute. (Da una sezione della tribuna un ragazzo dispiega uno striscione riportante la scritta "PACE").

Tant'è che delle circa 15.000 cooperative interessate dal provvedimento solo qualche decina non ha trovato immediatamente?

PRESIDENTE. Prego gli assistenti parlamentari di far ripiegare lo striscione e di sgombrare quella sezione di tribuna. (Applausi all'indirizzo delle tribune dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Verdi-U, Misto-Com, Misto-Udeur-PE, Misto-SDI e Misto-RC e del senatore De Paoli. Richiami del Presidente).

Colleghi, non discuto sul contenuto della pace. Esiste però un Regolamento del Senato, che deve essere rispettato da una parte e dall'altra.

MARITATI (DS-U). La parola pace non ha mai fatto male ad alcuno!

PAGANO (DS-U). Sono ragazzi delle scuole: ragazzi di quindici anni! (Applausi all'indirizzo delle tribune dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Verdi-U, Misto-Com, Misto-RC e del senatore De Paoli).

Colleghi, cerchiamo di far proseguire il collega Eufemi, che è stato interrotto nello svolgimento della sua dichiarazione di voto.

Sedetevi e state tranquilli, perché intendo portare a termine l'esame del disegno di legge n. 848-B, che è cosa altrettanto importante.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Grazie, Presidente, stavo dicendo, ripeto, che delle circa quindicimila cooperative interessate dal provvedimento solo qualche decina ha approvato il Regolamento interno per attuare la legge n. 142 del 2001.

Si ritiene opportuno, pertanto, chiarire e modificare gli aspetti che fino ad oggi sono stati di ostacolo all'attuazione della legge. (Vivaci proteste e commenti dai banchi della sinistra).

PRESIDENTE. E' stata interpretata male una mia disposizione. Ora tutto verrà chiarito, state tranquilli.

MARITATI (DS-U). Ma perché sono stati mandati via tutti?

PRESIDENTE. Verranno allontanate esclusivamente le persone coinvolte. State tranquilli. La situazione sta per essere chiarita e poiché siamo tutti d'accordo, lasciamo terminare l'intervento al senatore Eufemi.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, mi domando quale funzione svolgano in quest'Aula i senatori Questori. (Vivaci proteste dai banchi della sinistra).

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, onestamente questo me lo sono chiesto spesso anch'io!

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Allora, è bene prenderne atto perché queste situazioni si ripetono troppo spesso. (Commenti e proteste dai banchi della sinistra).

PRESIDENTE. Colleghi, cercate di sedervi e lasciate proseguire il senatore Eufemi.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Abbiamo ritenuto opportuno modificare quegli aspetti che fino ad oggi sono stati di ostacolo all'attuazione della legge.

Le modifiche proposte non intervengono sulla struttura normativa che rimane valida, ma solo sugli aspetti che qualificano la cooperativa rispetto alle altre imprese.

Le trasformazioni recenti hanno messo in crisi il vecchio modello di mercato del lavoro e quindi nel momento in cui si afferma il passaggio da un modello di regolazione "garantista" a un modello di regolazione "solidale", si rendono necessarie nuove norme, nuove garanzie e servizi strumentali capaci di offrire al lavoratore una assistenza e una tutela dedicata.

Questo Governo, questa maggioranza, vogliono andare avanti sulla strada delle riforme e non si faranno condizionare né dai girotondi né dall'ostruzionismo. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, AN e del senatore Carrara. Congratulazioni).

MARTEDI' 4 FEBBRAIO 2003 - COMMISSIONE ISTRUZIONE - Norme sullo stato giuridico e sul reclutamento dei docenti di religione cattolica

Si riprende l'esame congiunto, sospeso nella seduta del 21 gennaio scorso.

Il presidente ASCIUTTI dichiara aperta la discussione generale.

Il senatore EUFEMI, ricordando di essere il primo firmatario di uno dei disegni di legge in titolo, esprime apprezzamento per la puntuale relazione introduttiva del relatore Brignone e conviene con la sua proposta di prendere a base il testo governativo già approvato dalla Camera dei deputati, che anzi si augura non subisca alcuna modifica da parte del Senato. Ricorda infatti che il provvedimento fu già oggetto di ampia discussione nella scorsa legislatura e non poté essere approvato solo a causa di veti paralizzanti che condizionarono l'ex maggioranza di Governo. Quel lavoro non è tuttavia andato perduto e si configura ora la possibilità di una rapida approvazione che faccia giustizia dell'ultima frangia di precariato che ormai caratterizza il settore della scuola.

Passando ai contenuti del provvedimento, egli manifesta poi apprezzamento per i criteri posti alla base del reclutamento che, a suo avviso, vanno nello spirito della revisione concordataria del 1985. Dichiara altresì di condividere le norme di salvaguardia previste per gli insegnanti che abbiano prestato servizio negli ultimi quattro anni. A nome del Gruppo Unione democristiana e di Centro, sollecita quindi l'Esecutivo e la sua maggioranza a sostenere con convinzione il provvedimento, attuando così un preciso impegno di governo.

MARTEDI' 4 FEBBRAIO 2003 - COMMISSIONE AGRICOLTURA - Audizione, ai sensi dell'articolo 46 del Regolamento, del Ministro delle politiche agricole e forestali sugli intendimenti del Governo in materia di riforma della legge 6 novembre 1992, n. 468 sul settore lattiero-caseario.

Interviene il senatore EUFEMI, richiamando l'attenzione sulle esigenze di tempestività, in riferimento all'adozione della normativa di riordino della materia in questione. Ritiene, a tal proposito, che l'adozione di un decreto-legge possa consentire il conseguimento di un risultato efficace e tempestivo. Esprime apprezzamento per la scelta assunta dal Governo in relazione al condono, sottolineando che la stessa consente di chiudere i rapporti pregressi. Per quel che concerne la problematica inerente al "latte in nero", evidenzia che tali quote confluiscono in un illecito mercato parallelo, con conseguente pregiudizio per le aziende agricole che operano nella legalità. Auspica che i competenti organi delle forze dell'ordine effettuino accurati accertamenti atti ad individuare ed a reprimere tali fenomeni illeciti. .............................................................

Per quel che concerne la problematica del "latte in nero",il ministro ALEMANNO, ritiene che tale fenomeno si aggiunge allo "splafonamento", senza tuttavia esplicare una valenza sostitutiva rispetto allo stesso. Prospetta inoltre l'opportunità che la Commissione effettui un'audizione dei responsabili dell'anagrafe bovina. Conclude evidenziando che lo schema di disegno di legge elaborato dal Ministero è ampiamente condiviso dagli operatori del settore, precisando altresì che lo stesso è orientato nell'ottica prospettica della tutela della zootecnia nazionale

MARTEDÌ 21 GENNAIO 2003 -  Intervento sulle riforme istituzionali

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'appuntamento odierno non sarà un rito inutile se tutte le forze politiche avranno la capacità e la determinazione di guardare non alle convenienze di partito, di schieramento e dell'attuale contesto politico, ma privilegeranno il futuro del Paese.

Prendendo atto del fallimento di tutte le Commissioni bicamerali, dobbiamo recuperare uno spirito costituente, quello spirito che ha sorretto le scelte fondamentali del Paese. Noi dell'Unione Democristiana e di Centro, eredi di una cultura delle istituzioni, siamo consapevoli della necessità di un pieno e largo coinvolgimento di tutte le forze politiche. Se perdiamo questa occasione rischiamo di arricchire certamente gli archivi e le biblioteche parlamentari di nuove carte e di nuovi documenti, sicuramente interessanti, ma poco utili rispetto all'esigenza di nuove regole nel rispetto dei principi costituzionale, delle regole, dei diritti e delle libertà dei cittadini.

Tali regole debbono essere condivise per rafforzare quell'edificio nelle sue strutture portanti, perché le regole costituzionali non sono proprietà della temporanea maggioranza di governo, né del potere di interdizione delle forze d'opposizione, di un'opposizione a volte ostruzionista e antagonista.

Vi è un generale consenso a non mutare la I Parte della Costituzione, quella che sancisce i princìpi fondamentali e tutela le libertà fondamentali perché ormai metabolizzate, salvo forse piccoli aggiustamenti per la parte relativa alla costituzione economica e alla democrazia economica come mezzo e strumento per il superamento del conflitto sociale, così come lo abbiamo sperimentato nel XX secolo. Mi riferisco, in particolare, all'attuale mutato contesto di liberalizzazioni e quindi alla obsolescenza dell'articolo 43 relativo ai monopoli, rispetto all'articolo 41 sulla libera iniziativa economica.

Altrettanto consenso si registra nel rivedere la II Parte della Costituzione, soprattutto nelle forme di Governo e di Stato che appaiono le più deboli e le più inadeguate rispetto ai cambiamenti socio-economici, alla prospettiva di "multiculturalismo", alla evoluzione del sistema politico italiano fino alla rottura degli equilibri determinatisi dal dopoguerra, al grande fenomeno della globalizzazione, che è di per se stesso un processo transnazionale.

Si può trovare un ampio consenso se le forze politiche non arriveranno a decidere con maggioranze esigue, senza colpi di mano, come purtroppo è avvenuto in passato con le modifiche al Titolo V, di cui oggi scontiamo gravi lacerazioni, oltre che dannose conseguenze sul funzionamento dei soggetti e degli enti territoriali e la difficoltà di recuperare un riequilibrio armonico. Se questo gentlemen agreement funzionerà, non vi sarà neppure bisogno di modificare, come è stato anche ricordato poco fa, l'articolo 138 della Costituzione, prevedendo un'ampia maggioranza dei due terzi, come pure si cercò di fare nel 1995.

Non dobbiamo dimenticare che i vincoli europei, la nuova realtà istituzionale, politica ed economica dell'Unione europea impongono con forza e urgenza ormai nuovi comportamenti, ma prima ancora nuove regole. Le decisioni dell'Unione europea sono destinate sempre più ad influenzare la vita istituzionale degli Stati membri, che devono tener conto della nuova realtà, prevedendo e offrendo risposte puntuali e adeguate. Questa è l'ineludibile esigenza e l'urgenza che deve spingere tutte le forze politiche ad una nuova stagione di responsabilità, che si è particolarmente evidenziata dopo l'introduzione dell'euro.

Ciò premesso, c'è innanzitutto una questione di metodo. Se non vogliamo perdere tempo nel ripercorrere inutilmente le esperienze dal 1985 ad oggi dalle Commissioni Bozzi, De Mita-Iotti e D'Alema, che non hanno portato a risultati concreti e definitivi, appare opportuno e necessario che la Convenzione tra i partiti e i Gruppi parlamentari definisca prioritariamente la dimensione e l'ambito degli interventi. Se privilegiare allora grandi riforme o piccoli aggiustamenti; se procedere con la forma di Stato o con la forma di Governo; se adeguare, semplificare, alleggerire il procedimento legislativo, in particolare sulla decisione di bilancio, ponendo limiti alla sua emendabilità (solo il passaggio infatti da una gestione di competenza ad una di cassa, recuperando rigore, razionalità procedurale, successo degli obiettivi, potrà consolidare il pieno traguardo dell'integrazione europea); se rafforzare il sistema delle garanzie, sia in ordine alle Autorità di settore, sia in ordine al nuovo ruolo della Banca d'Italia, sia in ordine, infine, alla previsione di ricorrere alla Corte costituzionale qualora l'iniziativa sia assunta da un quinto dei componenti di ciascuna Camera; come pure un meglio precisato ruolo della Corte dei conti rispetto alla certificazione di bilancio, che consiste non solo nel valutarne la legittimità, ma la coerenza delle scritture con la realtà dei fatti contabili.

Definire prioritariamente l'indicazione delle scelte, gli accordi tra le Camere sulle modalità di realizzare le riforme, con la consapevolezza che non vanno trascurati i Regolamenti parlamentari, per affermare e definire lo Statuto della maggioranza e del Governo e lo Statuto dell'opposizione insieme a quella zona franca dei diritti dei singoli, richiamata poco fa dal presidente Pera, nonché all'esigenza di ammodernare le istituzioni in tutte le sue articolazioni.

Se non vogliamo procedere all'elezione dell'Assemblea costituente, all'istituzione di nuove Commissioni bicamerali o speciali, l'unica via, quella praticabile, concreta, perché capace di non interferire e intralciare i normali lavori parlamentari fino a determinarne un blocco, è prevedere sessioni istituzionali nell'ambito della Commissione affari costituzionali in giorni particolari, con tempi e scadenze predefinite, per non intralciare o bloccare i normali lavori parlamentari della stessa Commissione.

Tale soluzione avrebbe il vantaggio di non incidere sul regolare andamento dei lavori, evitando un dannoso blocco legislativo e consentendo a tutti di poter partecipare attivamente alle stesse sessioni. Naturalmente è esigenza primaria, per evitare le esperienze negative del passato, definire una scadenza, senza illudere ancora una volta le attese dell'opinione pubblica con false promesse. Questo attiene alla credibilità, non dell'una o dell'altra forza politica, ma dell'intero Parlamento.

Così come è urgente un più forte coinvolgimento del Parlamento sulla materia della legislazione delegata di fronte ad una trasformazione della funzione legislativa, che sposta nel Governo la proposta e la decisione su importanti materie. Appare necessario introdurre maggiori e più forti controlli parlamentari sul corretto esercizio della materia delegata, prevedendo un nuovo e ulteriore passaggio parlamentare per motivare e far emergere eventuali difformità dalla delega.

Siamo nelle condizioni di non partire da zero; l'eredità del lavoro prodotto dalla Bicamerale non deve essere però un totem per nessuno, anche perché non possiamo non tener conto delle novità successivamente intervenute: la legge Bassanini sul decentramento amministrativo e la riforma del Titolo V della Costituzione. L'importante è ora raggiungere risultati concreti e rapidi.

La riforma deve essere svincolata dal contesto attuale, dal riferimento alle forze politiche che governano il Paese. Non va dimenticato, inoltre, che il ruolo del Parlamento è mutato. L'erosione dello Stato nazionale, come poco fa ha ricordato anche il senatore Valditara, ad opera dei poteri sovranazionali e delle stesse multinazionali, come pure la cessione di sovranità verso i soggetti e gli enti territoriali più vicini ai cittadini comportano che il Parlamento oggi ha meno occasioni di intervento in questi settori, soprattutto nella politica sociale e nella politica economica.

Il Parlamento può e deve recuperare una nuova centralità, che non è quella del passato, né dello Stato imprenditore né dello Stato centralista, ma dello Stato che affronta le politiche del lavoro, delle nuove solidarietà, della famiglia e del nuovo modo di interpretare ed incarnare il diritto alla vita e della vita rispetto agli sviluppi in materia genetica ed ecologica senza regole, per i quali si devono trovare indicazioni in una situazione ancora priva di regolamentazione.

Occorre pure ricordare la necessità, rispetto alle nuove politiche di intervento in politica estera di peace keeping e di peace enforcing, delle politiche comunitarie, recuperando una più forte fase ascendente nella politica dell'Unione, che oggi è solo marcatamente discendente.

Ora è il momento della sintesi, che si ritrova nella volontà delle forze politiche di realizzare un percorso riformatore. La nostra preferenza (non di oggi, ma dell'inizio della legislatura) è per il cosiddetto cancellierato, corretto con una più forte rappresentanza proporzionale e un premio di maggioranza, salvaguardando i princìpi della governabilità e della stabilità. Ma non alziamo muri, non poniamo pregiudiziali: siamo aperti al confronto.

Come ha efficacemente relazionato il presidente Pastore la scorsa settimana, si prevede che il Presidente del Consiglio sia eletto, su designazione del Presidente della Repubblica, dal Parlamento in seduta comune; a maggioranza assoluta dei componenti; al potere di nomina, con proprio decreto, dei Ministri, è collegato, allo stesso modo, il potere di revoca.

L'iniziativa prevede inoltre l'istituto della cosiddetta sfiducia costruttiva. Il progetto di legge che ho appena richiamato, connesso alla proposta di revisione costituzionale, introduce un sistema elettorale di tipo proporzionale, salvo il collegamento del candidato al Parlamento con il candidato a Presidente del Consiglio, nonché la previsione di un premio di maggioranza e di una clausola di sbarramento.

Queste scelte fanno parte dello specifico programma dei Cristiani democratici alle elezioni politiche, ribadito nel nostro manifesto dell'Unione democratico cristiana e di centro, per la valorizzazione del principio di rappresentanza di tutte le forze vive del Paese, combinando i princìpi di governabilità e di stabilità.

Preferiamo mantenere un sistema di garanzie in cui il Capo dello Stato conservi il potere di scioglimento delle Camere e se la proposta venisse avanzata dal premier realizzeremmo un positivo duumvirato.

Non guardiamo alla meccanica riproposizione di modelli esteri, ma preferiamo assumere un approccio culturale che si agganci alla storia, alla società, al pluralismo del nostro Paese.

L'UDC vuole che il 2003 sia l'anno delle riforme, tenendo conto che per renderle forti e durature dovranno avere la forza del consenso. Una forza che ha permesso alla Carta costituzionale di garantire libertà, di determinare sviluppo economico e grandi riforme economiche e sociali operando una vasta redistribuzione del reddito, di superare le congiunture economiche, di vincere le violenze e il terrorismo come strumento di lotta politica e di contestazione ai princìpi di libertà, alla legge del consenso e del voto: devono essere scelte condivise.

Da parte nostra privilegiamo il dialogo come metodo per ammodernare le strutture dello Stato attraverso scelte di sistema. Dobbiamo mantenere la centralità parlamentare, perché tale valore assume oggi ancora più significato rispetto a chi ne tenta la delegittimazione.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'UDC ha tenuto nella giornata di sabato un incontro che ha rappresentato un'importante occasione di riflessione. In quella sede il segretario politico, Marco Follini, rispetto a cronache che hanno voluto soffermarsi su aspetti più propriamente polemici, ha invece svolto un ragionamento sulle prospettive delle riforme costituzionali e soprattutto sul tentativo di recuperare una forte visione di dialogo, citando una frase di Aldo Moro che voglio qui ricordare: "Quale che sia la posizione nella quale ci si confronta, qualche cosa rimane di noi negli altri e degli altri in noi". (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE e AN e dei senatori Coviello e Carrara. Congratulazioni).

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