MAURIZIO EUFEMI

eletto al Senato della Repubblica - per la Provincia di Torino - Collegio n. 7

Vice Presidente Vicario Gruppo UDC (CCD-CDU-DE)

INTERVENTI

8 febbraio 2006 - Relazione finale della Commissione d'inchiesta su crimini nazifascisti

31 gennaio 2006 - Disposizioni della legge di tutela del risparmio e disciplina dei mercati finanziari (n. 262 del in materia di obbligazioni bancarie e di prodotti finanziari assicurativi,
26 gennaio 2006 - Relazione sui crimini nazifascisti
25 gennaio 2006 - Intervento del sen. Eufemi su Disegno di legge n. 3731 - Conversione in legge del decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 6, recante differimento dell'efficacia di talune disposizioni della legge 28 dicembre 2005, n. 262, sulla tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari, nonché finanziamento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas
23 dicembre 2005 - Dichiarazione di voto sulla riforma del risparmio
23 dicembre 2005 - Relazione del sen. Eufemi sul  disegno di legge:
20 dicembre 2005 - Interrogazione su aggressione subita dall'on. Borghezio
28 NOVEMBRE 2005 - Intervento al dibattito sulla modifica della legge elettorale
23 novembre 2005 - Intervento su disposizioni legislative della Legge comunitaria per il 2005
22 novembre 2005 - Interrogazione al Ministro su ipotesi chiusura sede INPS di Chieri
17 novembre 2005 - Risposta all'interrogazione sui gravissimi episodi di Torino durante il corteo dei centri sociali
9 novembre 2005 - Approvazione prima parte  finanziaria 2006
7 novembre 2005 - Intervento in aula su Finanziaria
27 ottobre 2005 - Intervento in commissione FINANZE E TESORO (6ª) su esenzione pagamento ICI per enti religiosi e no profit
11 ottobre 2005 - Intervento in aula su nomina Governatore Banca d'Italia
28 settembre 2005 - Intervento in Commissione Finanze e Tesoro - Disegno di legge sul decentramento dell'organizzazione catastale
20 settembre 2005 - Intervento in aula sulla legge sul risparmio e la tutela dei mercati finanziari
29 luglio 2005 - RELAZIONE DELLE COMMISSIONI 6A E 10A DEL SENATO SULL'AS 3328 "DISPOSIZIONI PER LA TUTELA DEL RISPARMIO E LA DISCIPLINA DEI MERCATI FINANZIARI"
27 luglio 2005 Seguito dell'indagine conoscitiva sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Unione Europea: esame del documento conclusivo
19 luglio 2005 - Seguito della discussione del disegno di legge: (3523) Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, recante disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità di settori della pubblica amministrazione (Relazione orale)
2 giugno 2005 - Intervento in materia di archeologia preventiva e quote latte
Giovedì 12 maggio 2005 - Intervento su impresa sociale
Mercoledì 27 aprile 2005 - Intervento in Aula su fiducia al Governo Berlusconi bis
5 aprile 2005 - Intervento in Aula Sen. Maurizio Eufemi su Ratifica Trattato Costituzione Europea
Giovedì 31 marzo 2005 - Intervento Sen. Maurizio Eufemi al Convegno sul Pubblico Impiego
17 febbraio 2005 - Interrogazione 3-01850 sull’Azienda Embraco di Riva. 
Martedì 15 febbraio 2005 - Seguito della discussione del disegno di legge: (2742-B) Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee. 
MARTEDÌ 25 GENNAIO 2005  (2742-B) Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee
MERCOLEDI' 19 GENNAIO 2005 Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:
(2386) Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari (Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Stucchi ed altri; Bova ed altri)
 

ARCHIVIO

Interventi del 2004

Interventi del 2003

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 Interventi del 2001

 

8 febbraio 2006 - Relazione finale della Commissione d'inchiesta su crimini nazifascisti

 

A conclusione di questa commissione d'inchiesta parlamentare desideriamo esprimere alcune considerazioni conclusive riguardo i risultati raggiunti.

Sono apprezzabili le modifiche e le precisazioni contenute nell’ultima stesura della proposta di relazione dell’on. Raisi, sia in sede di testo, sia di conclusioni.

La distinzione e la separazione tra i reati politici coperti dai provvedimenti di amnistia  e la problematica dei crimini di guerra, risulta pienamente chiarita.

Le gravi responsabilità di Enrico Santacroce, firmatario dell’abnorme provvedimento dell’archiviazione provvisoria che tenta di legittimare giuridicamente l’indebito trattenimento dei fascicoli a Palazzo Cesi, iniziato però molto tempo prima, vengono precisate in modo puntuale.

Nell’ambito della ricostituzione politica della Germania occidentale del 1949, da un lato è opportunamente illustrata la situazione giuridica dei rapporti bilaterali italo-tedeschi e quindi l’impossibilità di estradare il cittadino tedesco, dall’altro si registra la scelta di Santacroce, in contrasto con le previsioni dell’ordinamento, di non istruire, nei casi di identificazione certa degli imputati, processi in contumacia.

Emerge chiaramente, inoltre il fatto che i fascicoli oggetto dell'inchiesta si trovassero all’interno di Palazzo Cesi, in un vero  e proprio archivio e non all’interno di un locale oscuro e inaccessibile. 

Il relatore poi, ha lumeggiato le non trascurabili anomalie che hanno caratterizzato l’operato di alcuni esponenti della magistratura militare, circa la gestione dei fascicoli dopo il 1994, specialmente riguardo alle iniziative assunte dalla Commissione d’inchiesta nei confronti della commissione mista e della sua gestione dei 273 fascicoli.

Pertanto si dà atto all’onorevole Raisi di aver compiuto un lavoro equilibrato e puntuale, attento a recepire i rilievi costruttivi e le modifiche proposte dal gruppo UDC al fine di valorizzare al meglio il frutto dell’impegno dispiegato dalla Commissione d’inchiesta in questi due anni nel ricostruire una pagina estremamente dolorosa e tragica della nostra storia. Un sentito ringraziamento in proposito, va rivolto al personale della commissione indistintamente, ma in modo particolare a quanti hannno gestito l’archivio della Commissione con abnegazione ed efficienza, consentendoci un più efficace orientamento.

Purtroppo gli sforzi compiuti dalla maggioranza ed in particolare dal Presidente on. Tanzilli, per raggiungere una posizione condivisa ed unitaria, non sono stati in alcun modo recepiti dalle forze di opposizione, orientati a marcare una distinzione pregiudiziale, sia come testimoniato dalla scelta dell'on. Carli di presentare la relazione di minoranza prima di qualsiasi tentativo di mediazione, come pure nella sua posizione di replica alla bozza preliminare della proposta dell’On. Raisi, assumendo posizioni francamente inaccettabili e mistificatrici.

La proposta del relatore della Commissione non nega l’importanza dell’inchiesta, ma proprio per evitare quegli schemi vecchi, ideologicamente precedenti al 1989, tanto stigmatizzati a parole dall’On. Carli, si pone sul terreno della verifica puntuale dei fatti per svolgere un’operazione di verità, autentica ed equilibrata.

In questa direzione non può accogliersi la acritica riproposizione della romanzesca immagine dell’armadio della vergogna che risulta poco funzionale a decifrare la vicenda dell’indebito trattenimento dei fascicoli a Palazzo Cesi, se non si vuole indulgere in quei vecchi schemi, di cui proprio la teoria che spiega l’occultamento in termini di complotto, orchestrato dal potere politico e messo in atto dalla magistratura militare, in relazione alla guerra fredda, costituisce un’emblematica espressione.

Naturalmente, secondo l’on. Carli, l’opposizione risulterebbe esente da ogni responsabilità in questo complotto, non avendo mai avuto facoltà alcuna di decisione su quei fascicoli. Si dimentica però che è il governo Parri, composto dall’esarchia dei partiti antifascisti quindi anche dal PCI dell’on. Palmiro Togliatti, in quel momento, ministro di Grazia e Giustizia, a stabilire il 20 agosto 1945 la concentrazione dei fascicoli a Palazzo Cesi. Le forze di sinistra nella ricostruzione fornita dall’on. Carli appaiono solo per le interrogazioni parlamentari che tuttavia nel merito, hanno, ben poca attinenza con l’oggetto dell’inchiesta.

Inoltre, non può rimproverarsi al  Ministero della Difesa ché nella sua corrispondenza con la Procura Generale Militare, ritenga attendibili le affermazioni della seconda senza verificarne la veridicità.

Solo chi aderisce in modo incondizionato e aprioristico alla logica del complotto, può attribuire alle forze di governo delle colpe in questo senso. Anzi, proprio questo atteggiamento di buona fede del potere politico, conferma ulteriormente questa condizione di sostanziale autonomia o quantomeno di separazione della giustizia militare dalla politica e giustizia militare, altro che asservimento!

Inaccettabile risulta anche lo scambio politico ipotizzato tra mancata estradizione dei criminali italiani richiesti dai vari paesi e mancati processi ai tedeschi. Non è un problema di due o dieci o mille imputati richiesti dall’Etiopia (peraltro, l'ultima richiesta dell'Etiopia del novembre 1948 riguarda effettivamente, soltanto Graziani e Badoglio, non i dieci imputati, di cui comunque due testimoni, richiesti in precedenza nel marzo) e soprattutto dalla Jugoslavia. Le cautele di De Gasperi, sono determinate da ben altre ragioni, in primo luogo dal senso di responsabilità che sempre dovrebbe  caratterizzare una classe dirigente di fronte al proprio paese. Tra l’altro questa linea è pienamente condivisa dal PCI come indica la lettera del Ministro di Grazia e Giustizia Fausto Gullo, inviata a Prunas nell’agosto 1946 e inspiegabilmente ignorata nella proposta di relazione dell’on. Carli. C’è da domandarsi allora chi veramente non affronti in modo concreto il tanto sottolineato lato politico dell’inchiesta, quando si ignora una lettera così esplicita e significativa.      

L’ansia di improbabili associazioni porta a collegare quanto Quaroni scrive nel 1946 non solo alla  linea ufficiale del governo italiano, ma soprattutto alla rinascita politica della Germania occidentale che avviene però tre anni dopo, nel maggio 1949 (questo errore marchiano si trova a pagina 10 della sua replica, On. Carli, non nella sua relazione!). Sarebbe opportuno, seguire meno le sirene della storiografia corrente, attenendosi maggiormente alla storia intesa come fatti e documenti puntualmente verificati, on. Carli.

Peraltro questo non è l’unico equivoco. La tendenza a ricondurre tutto, indistintamente, nell’ambito di un onnicomprensivo, input politico al di là dello spazio e del tempo, a discapito delle questioni concrete e delle loro effettive e specifiche criticità, trapela anche nell’associazione del riarmo tedesco all’archiviazione provvisoria decretata da Santacroce il 14 gennaio 1960, quando Giulio Andreotti era Ministro della Difesa. Il riarmo tedesco tuttavia, inizia nel 1955, non nel 1960, ed in quel momento il Sen. Andreotti non era certo ministro della Difesa.

La forzata compenetrazione tra politica interna ed internazionale deforma anche la concessione della grazia presidenziale al gruppo di Rodi nel 1951 ed il significato del carteggio Martino-Taviani dell’ottobre 1956. Al riguardo poi si ricordano il libro di Taviani ed una sua intervista. Al di là, della cautela con cui le dichiarazioni sulla carta stampata vanno filtrate, Taviani, nel libro, nega ogni responsabilità sua e della NATO, nell’occultamento dei fascicoli di Palazzo Cesi.

In questa direzione, risulta difficilmente sostenibile anche il reiterato collegamento tra stragismo degli anni Settanta e occultamento dei fascicoli, fondato sulla recente sentenza di Cassazione che secondo qualcuno confermerebbe la sentenza-ordinanza del 1998. In realtà le due sentenze, sono estremamente diverse. Le varie assoluzioni concesse dalla Cassazione, per mancanza di prove o per prescrizione, delineano piuttosto un quadro contradditorio e frammentario, incapace di supportare teoremi complessivi tanto fantasiosi.

Circa i 1200-1300 fascicoli contro ignoti inviati da Santacroce nel 1965-68 alle Procure territorialmente competenti, si può forse discutere sulla lettera inviata dal Procuratore Generale, ma va riconosciuto che quei fascicoli, sebbene con grande ritardo, vengono definiti dalle autorità competenti.

È inaccettabile parlare tout court della magistratura militare in termini di dolo e condotta criminosa, instaurando paralleli con lo stragismo mafioso. Non si può, infatti, mettere alla gogna l’Istituzione in quanto tale. Le responsabilità sono e rimangono individuali, come nel caso dell’archiviazione provvisoria disposta da Santacroce nel 1960.

Le stesse negligenze ed anomalie rilevate, anche successivamente alla riforma ordinamentale del 1981, e dopo il rinvenimento del 1994, devono essere verificate e valutate a livello individuale, senza gratuite e forzate tesi come quella dell’autotutela corporativa. D’altra parte, è inammissibile spiegare l’operato di Santacroce con il suo passato fascista. Al di là del facile moralismo, non è stato rilevato, infatti, che, quando, il 16 febbraio 1946, Santacroce viene assolto dalla commissione per l’epurazione del personale civile, il Ministro di Grazia e Giustizia è l'on. Palmiro Togliatti. Non è stato ricordato, inoltre, che il Commissariato per le sanzioni contro il fascismo (diretto dai comunisti Scoccimarro prima e Ruggero Grieco poi), completa insieme alle Corti d’assise straordinarie ed al Ministero di Grazia e Giustizia, il circuito dell’epurazione, che pertanto risulta sostanzialmente controllato dal Partito Comunista.

In particolare, quando questi argomenti diventano funzionali ad un programma di riforma complessiva della Magistratura militare, andrebbero esclusi da una proposta di relazione finale di una Commissione d’inchiesta, essendo molto più consoni ad una campagna elettorale.

Per queste ragioni il gruppo UDC esprime il voto favorevole alla relazione finale dell'on. Raisi comprensiva delle considerazioni conclusive che  recepiscono nella forma e nella sostanza le nostre indicazioni. 

 Roma, 8 Febbraio 2006

31 gennaio 2006 - Disposizioni della legge di tutela del risparmio e disciplina dei mercati finanziari (n. 262 del in materia di obbligazioni bancarie e di prodotti finanziari assicurativi,

EUFEMI, relatore. Signor Presidente, colleghi, l'articolo 1 del decreto-legge differisce l'efficacia di talune disposizioni previste dalla legge di tutela del risparmio e disciplina dei mercati finanziari (n. 262 del 2005) in materia di obbligazioni bancarie e di prodotti finanziari assicurativi, nonché di obbligo del prospetto per le sollecitazioni all'investimento: in tal modo, il Governo ha inteso tener conto di alcune problematiche di carattere applicativo sollevate da enti destinatari delle disposizioni e consentire quindi, con un termine temporale più congruo, l'adempimento degli obblighi connessi.

In riferimento all'articolo 8, relativo alla concessione di crediti in favore di azionisti e obbligazionisti degli esponenti bancari, l'applicazione del comma 2 è differita a decorrere dal sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto.

Con il comma 2 dell'articolo 8 della citata legge sul risparmio, la procedura di approvazione all'unanimità del consiglio di amministrazione della banca per le operazioni in cui i componenti degli organi sociali hanno un conflitto di interessi è stata estesa anche alle obbligazioni intercorrenti con società controllate da soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo; poiché, quindi, il numero di soggetti collegati ai componenti degli organi sociali della banca si è ampliato, è stato disposto un periodo transitorio al fine di consentire l'identificazione di tutti i soggetti interessati.

Lo stesso rinvio della decorrenza per l'applicazione delle norme è disposto per l'articolo 11, comma 2, lettere b) e c), e articolo 11, comma 3.

Nel dettaglio, il comma 2, lettera b), estende l'obbligo di prospetto ai prodotti bancari ed assicurativi: è opportuno prevedere un periodo transitorio che consenta sia alle imprese che all'Autorità di vigilanza di utilizzare un tempo maggiore per l'applicazione di tale norma; per quanto riguarda la lettera c), che disciplina la circolazione in Italia dei prodotti finanziari emessi all'estero, volta a subordinare l'esenzione di responsabilità degli intermediari nei confronti degli acquirenti non investitori professionali alla consegna di un idoneo documento informativo, valgono le stesse considerazioni di opportunità che rendono necessario un ulteriore rinvio di sessanta giorni.

Da ultimo, relativamente al comma 3, che attribuisce poteri di vigilanza alla CONSOB per quanto riguarda i prodotti bancari e assicurativi finanziari, il differimento di sessanta giorni è necessario al fine di consentire una precisa identificazione dei prodotti assicurativi finanziari da sottoporre alla nuova disciplina.

Infine, è disposto lo stesso differimento per il comma 2 dell'articolo 25, che reca disposizioni in materia di competenza sulla trasparenza delle condizioni contrattuali di banche, intermediari finanziari, assicurazioni e fondi pensione. Anche in questo caso occorre maggior tempo per individuare i prodotti assicurativi sui quali l'autorità ISVAP e la CONSOB esercitano, d'intesa, le competenze in materia di trasparenza.

Signor Presidente, il decreto-legge n. 6 del 2006 tiene dunque conto di esigenze di carattere istituzionale, poiché è interesse di tutti che le fondamentali norme degli articoli 8, 11 e 25, relative ai rapporti tra banca e impresa, agli strumenti finanziari e all'obbligo di prospetto, nonché alle Autorità, siano attuate con rigore e precisione: il Governo, nel presentare questo decreto-legge, ha inteso salvaguardare queste esigenze e questi obiettivi.

Come relatore, mi sono fatto carico di verificare, tuttavia, che il termine di sessanta giorni fosse adeguato alle effettive esigenze di attuazione piena di norme fondamentali, che riguardano sia i singoli operatori che le Authorities: in particolare, la procedura di interfacciamento con i soggetti interessati richiede tempi più lunghi ed adeguati rispetto a quelli previsti.

Di qui muove l'esigenza, di cui mi sono fatto carico, di proposte emendative. Se non vi è accordo su tale termine, se ne proponga un altro e ci si confronti, assumendosi le relative responsabilità verso il sistema.

Altra questione è quella relativa al termine da assegnare alla CONSOB per la definizione dei regolamenti attuativi. Il termine attualmente non c'è, è indefinito: è però necessario fissarlo e quindi occorre intervenire. Stiamo parlando, signor Presidente, di ben 20 atti di normativa secondaria di grande rilevanza, che richiedono approfondimenti adeguati. La proposta è stata fissata in dodici mesi a partire dall'entrata in vigore della legge 28 dicembre 2005, n. 262. Anche a questo proposito è bene che il Governo dica se è d'accordo o se vi sono eventuali ragioni ostative, motivandole.

Per queste ragioni, auspico che le riflessioni da me svolte possano essere tenute in considerazione dal Governo

26 gennaio 2006 - Relazione sui crimini nazifascisti

Intervento del sen. Eufemi sulla relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti.

Osservazioni finali sulle relazioni di maggioranza (on. Raisi) e di minoranza (on. Carli)

-considerate le dimensioni dei documenti non vengono riportati in questa pagina, ma possono essere scaricati cliccando sui titoli-

25 gennaio 2006 - Intervento del sen. Eufemi su Disegno di legge n. 3731 - Conversione in legge del decreto-legge 17 gennaio 2006, n. 6, recante differimento dell'efficacia di talune disposizioni della legge 28 dicembre 2005, n. 262, sulla tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari, nonché finanziamento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas

 L'articolo 1 del decreto-legge differisce l'efficacia di talune disposizioni previste dalla legge di tutela del risparmio e disciplina dei mercati finanziari (n. 262 del 2005) in materia di obbligazioni bancarie, di prodotti finanziarie assicurativi nonché di obbligo del prospetto per le sollecitazioni all'investimento: in tal modo,

 il Governo ha inteso tener conto di alcune problematiche di carattere applicativo sollevate da enti destinatari delle disposizioni in parola, e consentire quindi l'adempimento degli obblighi connessi in un lasso temporale maggiore.

         In riferimento all'articolo 8, relativo alla concessione di credito in favore di azionisti e obbligazioni degli esponenti bancari, l'applicazione del  comma 2 è differito a decorrere dal sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto.

         Con il comma 2 dell'articolo 8 della legge sul risparmio la procedura di approvazione all'unanimità del Consiglio di amministrazione della banca per le operazioni in cui i componenti degli organi sociali hanno un conflitto di interessi è stata estesa anche alle obbligazioni intercorrenti con società controllate da soggetti  che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo; poiché quindi il numero di soggetti collegati ai componenti degli organi  sociali della banca si è ampliato,  è stato disposto un periodo transitorio al fine di consentire l'identificazione di tutti i soggetti interessati.

         Lo stesso rinvio della decorrenza per l'applicazione delle norme è disposto per l'articolo 11, comma 2, lettere b) e c) e articolo 11, comma 3.

         Nel dettaglio il comma 2, lettera b) estende l'obbligo di prospetto ai prodotti bancari ed assicurativi: è opportuno prevedere un periodo transitorio che consenta sia alle imprese che all'autorità di vigilanza di utilizzare un tempo maggiore per l'applicazione di tale norma; per quanto riguarda la lettera c), che disciplina la circolazione in Italia dei prodotti finanziari emessi all'estero, volta a subordinare l'esenzione di responsabilità degli intermediari nei confronti degli acquirenti non investitori professionali alla consegna di un idoneo documento informativo, valgono le stesse considerazioni di opportunità che rendono necessario un ulteriore rinvio di 60 giorni. Da ultimo, relativamente al  comma 3, che attribuisce, per quanto riguarda i prodotti bancari e assicurativi finanziari, poteri di vigilanza alla CONSOB, il differimento di 60 giorni è necessario al fine di consentire una precisa identificazione dei prodotti assicurativi finanziari da sottoporre alla nuova disciplina.

         Infine è disposto lo stesso differimento per il comma 2 dell'articolo 25, che reca disposizioni in materia di competenza sulla trasparenza delle condizioni contrattuali di banche, intermediari finanziari, assicurazioni e fondi pensione.  Anche in questo caso, occorre maggior tempo per individuare i prodotti assicurativi sui quali ISVAP e CONSOB esercitano, d'intesa, le competenze in materia di trasparenza.

23 dicembre 2005 - Dichiarazione di voto sulla riforma del risparmio

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, sottosegretario Armosino, onorevoli colleghi, siamo chiamati all'ultimo, decisivo passaggio parlamentare sull'attesa riforma del risparmio e dei mercati finanziari; un atto conclusivo rilevante della legislatura che completa il quadro di riforme del sistema.

Presidenza del vice presidente MORO (ore 12)

(Segue EUFEMI). Si apre una fase nuova, di difesa piena del risparmio, in coerenza con i principi costituzionali. Nonostante le difficoltà di trovare un punto di equilibrio su scelte difficili, questa maggioranza realizza una importante riforma offrendo risposte chiare ed inequivocabili. Oggi aggiungiamo un secondo fondamentale pilastro alla efficace normativa sul market abuse da troppi dimenticata. Con incisivi interventi sul dritto finanziario, si creano le condizioni per affrontare le nuove sfide della competizione internazionale, si rafforzano le difese per la democrazia, recuperando le condizioni di una più forte fiducia nel sistema finanziario e nel suo funzionamento. 

L'UDC rivolge un sentito apprezzamento al governatore Antonio Fazio per il suo nobile gesto, per il suo senso di responsabilità istituzionale, che ha caratterizzato una vita intera dedicata alla Banca d'Italia nella ristrutturazione del sistema bancario, nella costruzione dell'Unione monetaria europea, nelle scelte di fondo dell'economia, ma soprattutto per il suo impegno in una stagione, sia politica che economica, difficili della vita del Paese. Siamo certi che saprà superare il delicato momento con forza d'animo e potrà ancora offrire la sua esperienza al servizio del Paese. 

Rivendichiamo con orgoglio il ruolo del Senato su questa riforma che non può essere offuscato dagli ultimi passaggi condizionati da vicende estranee al Parlamento. Abbiamo sempre privilegiato il rigoroso rispetto delle regole evitando dannose ferite, né da parte nostra dobbiamo sottacere alcune criticità e alcune preoccupazioni. Le modifiche apportate dalla Camera dei deputati al sistema di vigilanza sul settore creditizio impongono qualche riflessione sul modello proposto. Non può sfuggire al alcuno che la Banca d'Italia subirà trasformazioni profonde, si appresta a divenire un'Authority indipendente, equiparabile alle altre previste dal nostro ordinamento. Essa perde il carattere di specialità che ne aveva storicamente definito le funzioni e che aveva garantito un altissimo contributo all'economia italiana. 

Le nuove procedure di nomina del Governatore, la motivazione degli atti, la collegialità delle decisioni, la trasparenza e ricorribilità degli atti, la modifica delle competenze in materia di concorrenza bancaria ne modificano ampiamente il profilo istituzionale. Tutto ciò in un equilibrio che tiene conto degli orientamenti dell'Unione. Sono stati accolti i nostri rilievi sull'assetto proprietario di Banca d'Italia evitando espropri sulle quote dei partecipanti. A ciò bisogna aggiungere un'osservazione sui profili squisitamente parlamentari. Viene superata la Commissione di vigilanza sull'Istituto di emissione, non c'è alcun coinvolgimento del Parlamento sulle procedure di nomina del Governatore, non è previsto un impegno diretto della Commissione per la tutela del risparmio, istituita dal nuovo articolo 30 del disegno di legge. In sostanza occorre prendere atto, anche sulla scorta della reiterata richiesta di deliberazione con voto di fiducia, di un ruolo certamente minoritario del Parlamento, eppure sull'intera vicenda, sia con l'indagine conoscitiva, sia con l'esame del disegno di legge, in più occasioni era sembrato che il ruolo delle Assemblee fosse valutato per il peso e il prestigio che debbono avere. E veniamo a ciò che deve essere adeguatamente lumeggiato. 

Questa riforma contiene numerosi e rilevanti profili che rispondono all'esigenza di superare le difficoltà nate con gli scandali finanziari interni ed internazionali: si afferma una cultura dei controlli con adeguati rafforzamenti per meglio tutelare il risparmio e i risparmiatori; la governance societaria, dando maggior peso agli azionisti di minoranza; è stata inasprita la disciplina delle società off-shore e dei paradisi fiscali per assicurare più trasparenza; è stata disciplinata la normativa delle stock options per recuperare standard etici fondati sulla trasparenza e sull'integrità dei manager; sono stati garantiti e tutelati i risparmiatori sulla circolazione dei prodotti finanziari, sui loro contenuti e sui rischi relativi, con maggiore trasparenza degli stessi a difesa e tutela del risparmio, soprattutto nella canalizzazione delle risorse finanziarie legate al TFR, a difesa degli investimenti soprattutto delle giovani generazioni; è stata modificata la disciplina delle società di revisione, puntando sulla qualità e sulla responsabilità; è stata garantita la pluralità delle autorità di vigilanza, valorizzando le loro specificità; sono stati complessivamente rafforzati i presìdi a tutela degli investitori e dei risparmiatori, con regole, procedure e controlli più razionali ed efficaci. 

L'impianto sanzionatorio è stato modificato dalla Camera. Ne prendiamo atto. Avremmo preferito una scelta diversa, anche se siamo consapevoli della scelta forte operata con le misure sul market abuse, da noi fortemente volute e che si inquadrano nell'insieme delle misure di contrasto a comportamenti illeciti. L'opposizione si è trincerata su questo aspetto marginale della legge, trascurando che ogni severità si scontra con i benefici premiali della legge Gozzini che, con eccessivi sistemi premiali, vanifica ogni certezza delle pene anche per reati gravissimi. 

Onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, onorevoli colleghi, nulla è perfetto; una buona legge può non essere sufficiente per impedire comportamenti illeciti. Ai tanti distratti ricordo che, nonostante e successivamente alla legge Sarbanes-Oxley, approvata negli Stati Uniti e tante volte richiamata in quest'Aula, si è registrato lo scandalo della Hollinger International. Nostro compito è allora creare buone regole, intervenendo sul diritto del mercato finanziario, per rendere difficili e contrastare i comportamenti illeciti. 

Abbiamo fortemente voluto questa riforma. Essa segna una svolta. Vederla realizzata e resa operativa, oggi, è per noi motivo di grande soddisfazione. Si realizza un forte obiettivo della maggioranza e del Governo. Il Parlamento ha svolto un ruolo decisivo su punti fondamentali della riforma: abbiamo voluto dare risposte concrete alle attese dei mercati finanziari e dei risparmiatori, ricreando una più forte fiducia nei cittadini risparmiatori perché essa, con un forte adeguamento delle regole in un sistema aperto e globalizzato, diviene una determinante della crescita economica. 

)Per queste ragioni e con forte senso di responsabilità esprimo il convinto voto favorevole del Gruppo dell'Unione democratico-cristiana e di centro sulle fiducie richieste dal Governo sulla riforma del risparmio e dei mercati finanziari, che abbiamo portato avanti con costanza e determinazione guardando esclusivamente agli interessi del Paese. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Pedrizzi

23 dicembre 2005 - Relazione del sen. Eufemi sul  disegno di legge:

(3328-B) Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari (Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Armani ed altri; Benvenuto ed altri; Lettieri e Benvenuto; La Malfa ed altri; Diliberto ed altri; Fassino ed altri; di un disegno di legge d'iniziativa governativa; dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Antonio Pepe ed altri; Letta ed altri; Lettieri ed altri; Cossa ed altri; di un disegno di legge d'iniziativa governativa e del disegno di legge d'iniziativa dei deputati Grandi ed altri, modificato dal Senato e nuovamente modificato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 10,05)

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore, senatore Eufemi.

EUFEMI, relatore. Signor Presidente, signora Sottosegretario, colleghi, le Commissioni riunite finanze, tesoro e industria ieri sera hanno approvato senza modifiche il testo trasmesso dalla Camera dei deputati. Siamo alla quarta lettura di un'importante riforma e dunque chiamati ad esaminare esclusivamente le ultime recenti modifiche intervenute nell'altro ramo del Parlamento.

La necessità di varare questa riforma entro il 2005 vincola i nostri lavori se vogliamo determinare la piena operatività di una riforma di sistema.

Abbiamo espresso rispetto a queste scelte una sola preoccupazione: il ruolo minoritario del Parlamento nella complessa procedura di nomina dei vertici e nell'azione di controllo venendo anche meno la storica funzione della commissione di controllo sull'istituto di emissione.

Le norme relative all'articolo 19 incidono in modo particolare sull'organizzazione e sull'attività della Banca d'Italia con una radicale trasformazione.

Le modifiche apportate al testo dell'articolo 19 del disegno di legge dall'emendamento del Governo - approvato dalla Camera e su cui è stata posta la questione di fiducia - incidono sull'organizzazione complessiva della Banca d'Italia.

Il comma 1 dell'articolo 19, identico al testo approvato dal Senato, contiene un enunziato ricognitivo dell'assetto di competenze e di rapporti esistente tra il livello nazionale e il livello europeo, dichiarando che la Banca d'Italia è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali e agisce secondo gli indirizzi e le istruzioni della Banca centrale europea.

Il comma 2 stabilisce che la Banca d'Italia è istituto di diritto pubblico. Rispetto al testo del Senato, scompare la previsione secondo cui la maggioranza delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia sia detenuta dallo Stato, potendo la restante parte delle quote essere detenuta soltanto da altri enti pubblici. Tuttavia, tale modifica va letta congiuntamente al nuovo comma 10, secondo cui entro tre anni dall'entrata in vigore della legge andrà ridefinito con regolamento governativo l'assetto proprietario della Banca d'Italia e le modalità di trasferimento delle quote di partecipazione al capitale della Banca in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.

Il comma 3, inalterato rispetto al testo del Senato, stabilisce che le disposizioni normative nazionali, di rango primario e secondario, devono assicurare alla Banca d'Italia e ai componenti dei suoi organi l'indipendenza richiesta dalla normativa comunitaria.

Anche i commi 4 e 5 non hanno subito modifiche. Ai sensi del comma 4, la Banca d'Italia, nell'esercizio delle proprie funzioni, con particolare riferimento a quelle di vigilanza, è tenuta ad operare nel rispetto del principio di trasparenza, inteso come naturale completamento dell'indipendenza dell'autorità di vigilanza; la Banca d'Italia, inoltre, deve riferire semestralmente sulla propria attività al Parlamento e al Governo.

Il comma 5 dispone, invece, che gli atti emessi dagli organi della Banca d'Italia devono avere forma scritta e devono essere motivati.

Il nuovo comma 6 trasferisce al direttorio la competenza sui provvedimenti con rilevanza esterna di competenza del Governatore e sugli atti adottati su sua delega. In questo caso si innova in modo significativo rispetto al testo del Senato, in cui era previsto l'obbligo per il Governatore di acquisire il parere preventivo dal direttorio, senza tuttavia trasferire la competenza per l'adozione di tali atti. Su questo punto si segnala come, nel parere espresso dalla Banca centrale europea, sia stata auspicata l'introduzione del principio di collegialità.

Resta la previsione che applica agli atti del direttorio l'obbligo della forma scritta, della motivazione e della redazione di verbale della riunione in cui l'atto è adottato.

Nuova invece è la disposizione secondo cui le deliberazioni del direttorio devono essere adottate a maggioranza, e con cui si attribuisce, in caso di parità di voti, prevalenza al voto del Governatore (si ricorda in proposito che il direttorio della Banca d'Italia è costituito dal Governatore, dal Direttore generale e da due Vice direttori generali).

Sulla durata in carica del Governatore e degli altri membri del direttorio, fissata dal comma 7, la modifica è particolarmente significativa. Si prevede che il Governatore duri in carica per sei anni, rinnovabili una sola volta, mentre nel testo licenziato dal Senato era prevista una durata di sette anni con mandato non rinnovabile.

Si ricorda che attualmente il mandato del Governatore non è soggetto a limiti di durata e che lo Statuto del Sistema europeo delle Banche centrali richiede per i Governatori delle Banche centrali nazionali una durata in carica di almeno 5 anni. Analogo intervento per il Governatore è disposto per gli altri membri del Direttorio: anche per costoro si prevede una durata in carico per sei anni rinnovabili una sola volta.

Con una norma transitoria si rimanda infine allo statuto della Banca d'Italia per l'articolazione delle scadenze dei membri del direttorio in sede di prima applicazione della disposizione, compresa comunque in un periodo non superiore ai cinque anni.

Completamente nuovo è il comma 8 dell'articolo 19 sulla procedura di nomina e revoca del Governatore, che in sostanza ribalta il sistema attuale.

Ai sensi del comma 8 il Governatore è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia. Lo stesso procedimento viene previsto anche per il caso di revoca del Governatore.

Si ricorda in proposito che anche la normativa vigente prevede un'unica procedura per il caso di nomina e revoca del Governatore, ossia una delibera assunta dal Consiglio superiore della Banca, in seduta straordinaria, e approvata con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei ministri.

Si ricorda altresì che secondo l'articolo 14.2 dello Statuto del Sistema europeo delle Banche centrali, il Governatore di una Banca centrale nazionale può essere sollevato dall'incarico solo se non soddisfa più le condizioni necessarie per l'esercizio delle sue funzioni o se si è reso colpevole di gravi mancanze.

II comma 9 dispone l'adeguamento dello statuto della Banca d'Italia alle disposizioni contenute nei commi precedenti, entro due mesi dalla data di entrata in vigore delle disposizioni in esame; (l'adeguamento deve avvenire con le modalità stabilite dal decreto legislativo n. 43 del 1998 in base al quale le modifiche dello statuto della Banca sono deliberate dall'assemblea straordinaria dei partecipanti e sono approvate con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa deliberazione del Consiglio dei ministri); l'adeguamento delle istruzioni di vigilanza, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore delle disposizioni in esame; con una disposizione non presente nel testo licenziato dal Senato, la ridefinizione, entro due mesi dall'entrata in vigore delle disposizioni in esame, delle competenze del Consiglio superiore previste dallo Statuto ai fini dell'attribuzione a tale organismo anche di funzioni di vigilanza e controllo all'interno della Banca d'Italia.

I commi 11 e 14 non erano contemplati nel testo dell'articolo 19 approvato dal Senato. Essi adottano norme in tema di concorrenza, stabilendo, in generale, che per le operazioni di acquisizione e di concentrazione societaria che riguardano banche sono necessarie sia l'autorizzazione della Banca d'Italia, sia l'autorizzazione, ovvero il nulla osta, dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (cosiddetta Antitrust).

Si evidenzia come tali disposizioni riprendano, con lo stesso contenuto, quanto previsto dall'originario articolo 29 del precedente disegno di legge Atto Camera n. 4705, recante "Interventi per la tutela del risparmio", presentato dal Governo.

In dettaglio, il comma 11 abroga i commi 2, 3 e 6 dell'articolo 20 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, recante "Norme per la tutela della concorrenza e del mercato".

L'articolo 20 summenzionato reca disposizioni relative alle aziende ed istituti di credito, imprese assicurative e dei settori della radiodiffusione e dell'editoria, assegnandone la vigilanza alla competente autorità, anziché all'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

In particolare, il comma 2 stabilisce che nei confronti delle aziende ed istituti di credito l'applicazione degli articoli 2 (intese restrittive della libertà di concorrenza), 3 (abuso di posizione dominante), 4 (deroghe al divieto di intese restrittive della libertà di concorrenza) e 6 (divieto delle operazioni di concentrazione restrittive della libertà di concorrenza riguardanti le banche) della legge n. 287 del 1990 spetta alla competente autorità di vigilanza. Pertanto, attualmente l'applicazione di tali disposizioni è curata dalla Banca d'Italia.

Il comma 3 dispone che i provvedimenti delle autorità di vigilanza, in applicazione degli articoli suddetti, sono adottati sentito il parere dell'Antitrust. Infine il comma 6 prevede che l'Antitrust può segnalare alla competente autorità di vigilanza la sussistenza di ipotesi di violazione degli articoli 2 e 3 della legge n. 287 del 1990.

Il comma 12 dispone che per le operazioni di acquisizione di cui all'articolo 19 del decreto legislativo n. 385 del 1993 (Testo unico bancario - TUB) e per le operazioni di concentrazione indicate dall'articolo 6 della legge n. 287 del 1990 che riguardano banche sono necessarie sia l'autorizzazione della Banca d'Italia ai sensi del citato articolo 19, per le valutazioni di sana e prudente gestione, sia l'autorizzazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 287 del 1990, ovvero il nulla osta della stessa a seguito delle valutazioni relative all'assetto concorrenziale del mercato.

Signor Presidente, su questo punto specifico, trattandosi di materia molto delicata, chiedo alla Presidenza la pubblicazione, in allegato al Resoconto stenografico, di una più puntuale e dettagliata illustrazione dei rilievi richiamati. Oggi dobbiamo andare avanti. Sarebbe necessario un intervento legislativo successivo di interpretazione della norma proprio a chiarimento dell'impatto dell'innovazione.

Ricordo che l'articolo 19 del TUB prevede che la Banca d'Italia autorizza preventivamente l'acquisizione a qualsiasi titolo di partecipazioni rilevanti in una banca e in ogni caso l'acquisizione di azioni o quote di banche da chiunque effettuata quando comporta, tenuto conto delle azioni o quote già possedute, una partecipazione superiore al 5 per cento del capitale della banca. La Banca d'Italia autorizza preventivamente le variazioni delle partecipazioni rilevanti quando comportano il superamento dei limiti dalla medesima stabiliti e, indipendentemente da tali limiti, quando le variazioni comportano il controllo della banca stessa. La Banca d'Italia rilascia l'autorizzazione quando ricorrono condizioni atte a garantire una gestione sana e prudente della banca; l'autorizzazione può essere sospesa o revocata.

Per quanto concerne l'articolo 6 della legge n. 287 del 1990, esso stabilisce che nei riguardi delle operazioni di concentrazione soggette a comunicazione, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato valuta se comportino la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante sul mercato nazionale in modo da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza.

Tale situazione deve essere valutata tenendo conto delle possibilità di scelta dei fornitori e degli utilizzatori, della posizione delle imprese interessate sul mercato, del loro accesso alle fonti di approvvigionamento o agli sbocchi di mercato, della struttura dei mercati, della situazione competitiva dell'industria nazionale, delle barriere all'entrata di imprese concorrenti sul mercato, nonché dell'andamento della domanda e dell'offerta dei prodotti o servizi in questione. L'Autorità, al termine dell'istruttoria, quando accerti che l'operazione comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante, vieta la concentrazione ovvero l'autorizza prescrivendo le misure necessarie ad impedire tali conseguenze.

Non possiamo non sottolineare la problematicità derivante dal comma 12 dell'articolo 19 relativa alle acquisizioni di cui all'articolo 19 del TUB.

Sorgono dunque dubbi interpretativi sulle competenze dell'Antitrust in materia di acquisizioni, di partecipazioni che non determinano posizioni di controllo. Si andrebbe a controllare in comunione acquisizioni che non c'entrano nulla con gli aspetti della concorrenza, perché questa fa riferimento solo a concentrazioni disciplinate dalla normativa della legge n. 287 che derivano dal diritto comunitario.

Sorge dunque un dubbio che va chiarito e che meriterebbe un intervento legislativo successivo, così come è stato rilevato ieri sera rispetto alla fase transitoria.

Il comma 13 stabilisce che i provvedimenti della Banca d'Italia e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sono emanati con un unico atto, entro sessanta giorni dalla presentazione dell'istanza completa della documentazione occorrente. L'atto deve contenere le specifiche motivazioni relative alle finalità attribuite alle due autorità.

Infine, per quanto concerne i rapporti tra la Banca d'Italia e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il comma 14 rinvia all'applicazione dell'articolo 21 del disegno di legge che prevede, fra l'altro, lo scambio di informazioni per agevolare l'esercizio delle rispettive funzioni e l'inopponibilità reciproca del segreto d'ufficio, al fine di assicurare la funzionalità dell'azione amministrativa e contenere gli oneri per i soggetti vigilati.

Queste sono le osservazioni che svolgiamo in merito alle innovazioni apportate all'articolo 19. (Applausi del senatore Salzano. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Senatore Eufemi, la restante parte della relazione sarà allegata al Resoconto della seduta odierna.

20 dicembre 2005 - Interrogazione su aggressione subita dall'on. Borghezio

Interrogazione a risposta orale

Al Ministro degli Interni

Per conoscere ogni elemento sulla vile aggressione squadristica all'On. Borghezio, aggredito e malmenato insieme a due poliziotti polfer sul treno Torino Milano nel tardo pomeriggio di 17 dicembre us dopo la conclusione della manifestazione antitav;

quali azioni siano state poste in atto per individuare i responsabili dell'aggressione e quali siano i risultati delle indagini rispetto a così grave episodio di violenza nei confronti di un rappresentante delle istituzioni;

le sue valutazioni su una vicenda inquietante che non può essere sottovalutata per il contesto in cui si è verificata, per il clima di odio in cui è maturata, per le complicità che si sono registrate.

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SENATO DELLA REPUBBLICA ------ XIV LEGISLATURA ------ 925a SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO SOMMARIO E STENOGRAFICO

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, nella giornata di ieri, ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'interno, la 3-02409, sul gravissimo episodio avvenuto sul treno Torino-Milano, che ha visto l'aggressione del parlamentare europeo, onorevole Mario Borghezio. Al riguardo, credo sarebbe opportuna la presenza del Ministro dell'interno per conoscere le modalità, ma soprattutto le valutazioni del Ministro rispetto a questo gravissimo episodio di violenza che colpisce un rappresentante delle istituzioni. Esprimo quindi, anche in questo momento, solidarietà all'onorevole Borghezio.

28 NOVEMBRE 2005 - Intervento al dibattito sulla modifica della legge elettorale

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli senatori, dopo 12 anni dall'introduzione del sistema elettorale maggioritario, il cosiddetto Mattarellum, realizzato in una stagione politica confusa da un Parlamento intimidito e sotto l'emotività della campagna referendaria, dopo il voto della Camera ci accingiamo ad approvare una riforma elettorale in senso proporzionale. Non abbiamo registrato nelle opposizioni una volontà di dialogo, ma chiusure ed arroccamenti fino all'ostruzionismo. Lo dimostrano i tomi degli emendamenti.

PETRINI (Mar-DL-U). Ma cosa dici Eufemi!

EUFEMI (UDC). Ripeto, lo dimostrano i 5.000 emendamenti presentati, senatore Petrini. Questa decisione viene assunta correttamente alla fine della legislatura e non all'inizio, perché si sarebbe delegittimato un Parlamento appena eletto. Le tesi contrarie non offrono argomenti validi. Con questa scelta si crea una stretta connessione tra riforma costituzionale appena varata e legge elettorale. Come non ricordare che le aspettative che derivavano dall'introduzione del sistema elettorale maggioritario sono andate profondamente deluse! La frammentazione della rappresentanza politica e parlamentare si è accresciuta. La partecipazione si è ridotta. Il voto marginale, come determinante del risultato di collegio, ha finito per diventare un vero e proprio strumento di condizionamento della stessa vita e delle scelte delle coalizioni. La crescente personalizzazione delle competizioni ad ogni livello ha imposto scelte politiche attraverso l'esaltazione del sondaggismo, amplificato anche dai media e non tramite il confronto politico parlamentare. Si è determinato un crescente numero di astensioni che hanno il sapore di disaffezione degli elettori dalla vita politica. I dati sono lì a dimostrarlo, sono inconfutabili. I partiti, anziché diminuire, com'era nell'auspicio, sono aumentati a dismisura perché le forze politiche, nella difesa della loro identità, hanno finito, in definitiva, per introdurre sempre maggiori elementi di proporzionale, un proporzionale inquinato col sistema uninominale, giungendo progressivamente ad un pluripartitismo esasperato e ad una rappresentanza tradita. Sono andate deluse le aspettative di quanti si illudevano di importare un sistema elettorale lontano dalla nostra cultura e dalla nostra realtà che, non va dimenticato, privilegia la ricerca di equilibri tra libertà e uguaglianza, tra diritti e doveri, tra sovranità popolare e pluralismo. Non può essere sottovalutato il malessere che attraversa la società italiana, che nelle istituzioni non vede risposta adeguata al bisogno di rappresentanza, con il rischio di indebolimento del sistema. Gli insoddisfacenti risultati della innovazione elettorale, sulla spinta della via referendaria, sono dunque di tutta evidenza. Le moderne democrazie richiedono una efficace azione di governo che non può essere disgiunta da una coerente riorganizzazione del pluralismo politico, sociale e istituzionale. La disomogeneità delle coalizioni ha portato, dopo l'artifizio dell'accordo di desistenza, a una precarietà della maggioranza, seguita da rottura politica profonda nel 1998 e nella XII e XIII legislatura alla crisi delle coalizioni stesse, con il passaggio di parlamentari dall'una all'altra coalizione. La nostra proposta non è una trovata dell'ultima ora, ma è datata 2001. Parte da lontano, rappresenta la naturale realizzazione di un progetto politico che sul manifesto dei principi ha visto la riunificazione nell'UDC di quelle forze politiche che si riconoscono nei valori democratici, cristiani e negli ideali di Sturzo e De Gasperi. In quel manifesto la proporzionale era posta come questione centrale. Questa riforma è quindi un successo dell'iniziativa dell'UDC. Oggi si chiude il ciclo politico e parlamentare degli anni Novanta, fondato su un'idea ambigua di bipolarismo e sul disconoscimento della funzione del centro. Riteniamo che la politica istituzionale debba saper combinare rappresentanza e decisioni in tutti i livelli dell'agire politico. Siamo per una democrazia che dia rappresentanza a tutte le forze vive del Paese, rispettando il ruolo del Parlamento e inducendo le forze politiche a coalizioni stabili di legislatura, in modo da assicurare la governabilità. Siamo dunque convinti sostenitori di questo nuovo sistema elettorale proporzionale, orientato ad un bipolarismo moderno che sappia, più che in passato, equilibrare rappresentanza e governabilità, democraticità dei partiti, selezione della classe dirigente attraverso una più forte assunzione di responsabilità di questi ultimi, federalismo e garanzia dell'unità nazionale. Oggi si aprono per il nostro Paese nuovi scenari di impegno civile. Guardiamo avanti, guardiamo al futuro con un nuovo sistema elettorale che potrà portare progressivamente significativi mutamenti. Con la scelta del proporzionale con premio di coalizione, si coniugano stabilità e governabilità, esaltando il principio di rappresentanza. Si semplifica il sistema perché si elimina il doppio voto con una scheda unica e con un voto dato ad una delle liste concorrenti, seppur senza preferenza. Resta, certo, il limite delle preferenze che sarebbe stato da noi fortemente auspicato. Come non sottolineare che la doppia scheda in un sistema multipartitico e in presenza di un sistema maggioritario ha portato l'elettore o al rifiuto o a forme di voto sofisticate come: voto diviso, voto disperso, voto strategico; tutto ciò viene bene evidenziato dalle differenze tra voto proporzionale e voto maggioritario dei partiti non coalizzati. Oggi si fa chiarezza nella scelta della coalizione e nelle liste di partito. Si introducono soglie di sbarramento di coalizione e di lista con una differenziazione rispetto alla loro coalizzazione o meno, salvaguardando le minoranze linguistiche riconosciute. Per garantire la governabilità si attribuisce un premio di maggioranza per la Camera e per il Senato, premio di coalizione regionale limitato al 55 per cento, assegnato alla coalizione vincente indipendentemente dall'entità della vittoria e dall'ampiezza del margine, superando quel limite intrinseco al sistema proporzionale, garantendo così maggioranze stabili ed efficaci. Sono stati affermati princìpi di ragionevolezza in una visione di bilanciamento dei principi di rappresentatività, di stabilità o di governabilità, rispettosi sia dell'articolo 57 della Carta costituzionale che del sotteso principio di elezione su base regionale, come pure delle pronunce nn. 107 e 429 della Corte costituzionale, rispettivamente del 1996 e del 1995. Le linee della riforma sono coerenti tra Camera e Senato, per il quale è stato rispettato il principio della rappresentatività regionale. E non è bello né corretto, senatore Passigli, coinvolgere preventivamente nella polemica politica - e solo quando fa comodo - la Presidenza della Repubblica, spendendo opinioni personali di ex Presidenti o giudici della Corte che rimangono tali in quanto non appartengono all'istituzione competente. Il bipolarismo costruito sul maggioritario è dunque finito. Forse non è apparso chiaramente, ma l'UDC, con la sua determinazione verso questo risultato, facendo approvare la legge elettorale proporzionale, lo ha seppellito determinando un segno di discontinuità e le condizioni per una ristrutturazione del sistema politico. Questo sistema elettorale proporzionale, con le sue forti innovazioni adeguate ad una moderna democrazia, è più legato alla nostra storia culturale e politica, che vede un'ampia articolazione di cultura e tradizioni politiche, perché introduce un doppio sbarramento sostanziale di coalizione e fuori coalizione per le liste al fine di eliminare la dispersione del voto su sigle e movimenti privi di un forte radicamento nel Paese. Di fronte ai profondi, rapidi cambiamenti che investono la società contemporanea e alle spinte che la attraversano, siamo chiamati a fornire risposte adeguate e tali da ricreare un solido rapporto tra governanti e governati. Riteniamo che la legge elettorale rappresenti il pilastro di ogni riforma e che possa incidere sulla trasparente partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, rafforzando la capacità di esercitare un effettivo indirizzo sulle scelte di Governo. Per queste ragioni diviene prioritaria l'esigenza di offrire ai cittadini la possibilità di dare chiare indicazioni sulla formazione della maggioranza di Governo, rendendo possibile la realizzazione del programma su cui tale maggioranza ha costruito il consenso degli elettori. Questa riforma stimola la formazione di coalizioni di Governo tra più liste rispetto a programmi chiari, riconoscibili senza ambiguità, riducendo le distanze tra partiti diversi per garantire una maggiore stabilità; assicura la permanenza di forze politiche intermedie accanto alle maggiori formazioni politiche presenti nel Paese, forze intermedie che rappresentano culture, valori e tradizioni che arricchiscono la nostra democrazia. In una fase storica certamente diversa dalla attuale, quando la proporzionale soccombeva al fascismo e alla legge Acerbo "la proporzionale risorgerà", scriveva don Luigi Sturzo su "Rivoluzione liberale" di Piero Gobetti. La sinistra non dovrebbe smarrire il senso della propria storia. Oggi la proporzionale risorge e con il suo ritorno si apre una stagione nuova che porterà a rianimare il dibattito e ad una maggiore partecipazione democratica. Crediamo che alla fine i numeri saranno chiari sia nella conta dei voti sia nelle intenzioni degli elettori. Le scelte odierne non derivano dalla infausta imposizione referendaria, ma dal confronto parlamentare. Il Parlamento torna ad essere la sede più alta, senza pregiudizi, della decisione, chiamando tutte le forze politiche alla definizione delle regole comuni. Questa rappresenta una delle fondamentali riforme di sistema che questo Governo, questa maggioranza, e l'UDC in particolare, offrono alla democrazia sostanziale del nostro Paese.

23 novembre 2005 - Intervento su disposizioni legislative della Legge comunitaria per il 2005

Presidenza del vice presidente DINI, indi del vice presidente MORO

EUFEMI (UDC). Non riteniamo che un aumento delle disposizioni legislative della Legge comunitaria per il 2005 sia elemento di criticità come è stato sostenuto; è vero il contrario; è un fatto positivo. Dimostra la volontà politica del Governo e della maggioranza di ridurre i ritardi rispetto al processo di adeguamento. Chi ha fatto questi commenti non conosce i meccanismi della Legge comunitaria che si compone di due capi. Il capo secondo contiene le norme che dettano criteri specifici di delega per singole direttive e quindi in favore del Parlamento che introduce principi direttivi, norme per chiudere procedure di infrazione in corso e norme per adempimenti di altri obblighi comunitari. E' emersa con forza la necessità di adeguare il nostro Regolamento ai temi comunitari con una apposita sessione legislativa superando le difficoltà procedurali e la sfasatura temporale tra i documenti al nostro esame. Questa è la grande riforma che deve essere fatta dal punto di vista regolamentare nella prossima legislatura. Risultano ancora aperte un numero elevato di procedure d'infrazione. 

Dobbiamo raccogliere l'invito della Commissione europea di ridurne il volume del 50 per cento entro il 2006. C'è un peggioramento da parte di alcuni Stati e progressi da parte di altri. Il tasso di mancato ricevimento di direttive sul mercato interno è del 3,6 lontano dall'obbiettivo dell'1,5 fissato a Lisbona. Tra le dieci direttive chiave risulta ancora non trasposta in Italia la direttiva 44/1998 relativa alla tutela giuridica delle invenzioni tecnologiche e a quelle in materia di appalti (17 e 18) del 2004. Di particolare rilievo l'introduzione della delega recante sanzioni penali o amministrative per le violazioni accertate in materia di politica agricola comunitaria e di politiche dello sviluppo rurale. Così come la direttiva n. 71 del 2003, relativa al prospetto per l'OPA o la negoziazione di strumenti finanziari. Ciò consentirà alle società una raccolta più agevole dei capitali e a minore costo. Si rafforza la protezione offerta agli investitori e ai risparmiatori, garantendo che i prospetti offrano informazioni chiare e complete rispetto alle decisioni di investimento. 

È la seconda volta - dobbiamo sottolinearlo - che si introducono disposizioni in favore dei risparmiatori con legge comunitaria (ricordiamo che, nell'ultima legge comunitaria, abbiamo introdotto le importanti norme sul market abuse), mentre la legge sul risparmio segna ancora il passo nell'altro ramo del Parlamento. Mi dispiace che il senatore Manzella abbia abbandonato l'Aula, ma non eravamo, senatore Manzella, solo noi i tifosi di quel fuoriclasse che ha portato quella soluzione che è stata appena ricordata rispetto alle quote della Banca d'Italia e al direttorio e quindi che andava ben oltre il centro-destra, questo dobbiamo sottolinearlo. Quella è un'eredità pesante che ci è stata lasciata, quasi l'ultima eredità di quella gestione. Sulla direttiva Bolkestein per la liberalizzazione dei servizi, attendiamo di valutare il significato della decisione definitiva del Parlamento dopo il voto della Commissione che è intervenuto ieri. 

Rivendichiamo come maggioranza l'approvazione della riforma dei servizi pubblici locali con la legge finanziaria del 2004. L'obiettivo di Lisbona appare prioritario se vogliamo dare slancio alla nostra economia. Le scelte verso la ricerca, le conoscenze, il capitale umano sono ineludibili; rappresentano un programma indispensabile per competere nella società globalizzata. Resta il problema, certo, delle prospettive finanziare. Condividiamo la posizione del Governo per un obiettivo di bilancio che tenga conto dell'allargamento dell'Unione a 25, sostenendo la proposta di muovere il tetto all'1,24 con i necessari correttivi, evitando quei pericolosi effetti statistici che finirebbero per penalizzare aree ancora deboli del nostro Paese. La prevista seduta con il Ministro degli affari esteri nella prossima settimana sarà anche l'occasione per dare sostegno all'azione di Governo sul bilancio comunitario. Oggi emerge con forza l'esigenza di un più forte governo dell'economia europea, che non può essere affidato solo alle decisioni della Banca centrale europea. Il rialzo dei tassi di interesse annunciato nei giorni scorsi da Trichet rischia di limitare l'intensità della ripresa europea. La politica monetaria della BCE non può prevalere sulla politica economica degli Stati dell'Unione. Tale decisione appare allora incomprensibile, forse pure intempestiva, anche in ordine a tensioni inflazionistiche che sono state fugate dalla rimozione dei meccanismi di indicizzazione operata negli anni scorsi. Il governo dell'economia europea richiede però il rafforzamento delle istituzioni europee. 

Sul Trattato costituzionale (dobbiamo ricordarlo al senatore Manzella rispetto ai ritardi che lamentava), che è un adempimento politico, siamo stati tra i primi ad approvare quel Trattato. Dopo l'esito referendario, invece, di Francia e Olanda, si sono registrate ratifiche in altri Stati dell'Unione e questo dobbiamo ricordarlo. La pausa di riflessione che è intervenuta, allora, sia un momento di valutazione sulle cause della crisi, per riprendere con slancio il processo di integrazione europea. Mentre rivolgo un sentito ringraziamento al sottosegretario Ventucci per aver seguito con grande attenzione questo provvedimento, dichiaro il convinto voto favorevole del Gruppo dell'UDC sulla Legge comunitaria 2005 e sulla relazione relativa alla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea. (Applausi dai Gruppi UDC e FI. Congratulazioni).

22 novembre 2005 - Interrogazione al Ministro su ipotesi chiusura sede INPS di Chieri

Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

Per sapere -premesso che:

Numerose proteste sono state espresse dalla cittadinanza di Chieri e dagli altri utenti dei comuni limitrofi, in particolare Pino, Cambiano, Pecetto, Santena, Poirino, e dei comuni della collina, rispetto alla temuta chiusura e all'ipotizzato trasferimento della sede INPS nella centrale Piazza Cavour, a Chieri, a causa della imminente scadenza del contratto previsto per il 20 Gennaio 2006;

la sede Regionale dell'INPS ha avviato tempestivamente le procedure per il rinnovo del contratto ma, comprensibili cautele sono emerse, rispetto alle garanzie offerte dal locatore in conseguenza del recente passaggio dell'immobile dalla società proprietaria Agrileasing alla società affittuaria Progress S.r.L. che, allo stato, non offre adeguate garanzie contrattuali al locatario;

quale sia lo stato della trattativa per l'affitto della sede INPS di Chieri in ragione della efficienza del servizio riscontrato da tutti i cittadini e dalle categorie rispetto a trasferimenti in altre sedi del territorio che creerebbero evidenti disagi;

quali iniziative intende assumere per superare le difficoltà nella proroga del contratto di affitto, attraverso la ridefinizione di clausole contrattuali che garantiscano il contratto di affittanza verso l'INPS creando le condizioni per il mantenimento della sede INPS nella centrale ubicazione di Chieri unitamente a un servizio particolarmente apprezzato dagli utenti e dalle associazioni di categoria.

Sen.Eufemi

17 novembre 2005 - Risposta all'interrogazione sui gravissimi episodi di Torino durante il corteo dei centri sociali

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, rivolgo un sentito ringraziamento al sottosegretario Saponara per la risposta che ha fornito alla mia interrogazione, da apprezzare sia perché puntuale, in quanto ci riferiamo ad episodi avvenuti solo pochi giorni fa, sia in senso oggettivo per le questioni poste. Devo ammettere che le precise indicazioni del Sottosegretario mi tranquillizzano. 

Gli episodi accaduti a Torino nella giornata di sabato 22 ottobre, con gli atti vandalici richiamati, pur se individuali come sottolineato, sono di particolare gravità. Non si è, infatti, trattato solo di frasi oltraggiose scritte sui muri, riproponenti vecchi slogan anarchici; scritte che, sebbene prontamente rimosse, sono presenti purtroppo in altre parti della città. Ad esse vanno aggiunti lo scempio e l'oltraggio, dal Sottosegretario ricordati, compiuti sia sulla facciata della parrocchia della Madonna del Carmine sia al suo interno, mentre era in corso una funzione religiosa. Il problema che si pone, onorevole Sottosegretario, riguarda l'azione di contrasto e di contenimento dei cortei non soltanto sul fronte o sul retro degli stessi ma anche sui fianchi, perché è proprio lì che si determinano i momenti di debolezza. Siamo certi che le autorità di polizia hanno svolto ogni azione atta ad evitare devastazioni più gravi. Dobbiamo però porci il seguente interrogativo. Di fronte al ripetersi di questi episodi di violenza è il caso di autorizzare un certo tipo di cortei? Questo è il punto. Dobbiamo stare attenti alle autorizzazioni, soprattutto per quanto riguarda cortei che attraversano il centro storico delle città, per i danni e le conseguenze che ne possono derivare ai cittadini che dobbiamo tutelare. È un diritto che va assolutamente salvaguardato. Di fronte ad organizzazioni che rappresentano il cosiddetto fronte antagonista, il movimento anarchico insurrezionalista, molte volte richiamato dal Ministro dell'interno, e che svolgono attività antistituzionali, occorre avere una forte determinazione, quella che lei poc'anzi ha ricordato, per evitare danni e devastazioni che feriscono la società civile. Apprezziamo, quindi, la fermezza complessivamente dimostrata dal Governo, ma al tempo stesso lo invitiamo a rafforzare l'azione di intelligence per tenere sotto controllo i centri sociali. 

Signor Sottosegretario, lei prima ha parlato di sedici centri; credo che dobbiamo stare attenti a non superare un certo limite. In conclusione, desidero svolgere un'ultima considerazione più generale rispetto ai fenomeni che cercano di muovere la piazza con azioni di forza, che strumentalizzano i momenti organizzativi di importanti opere pubbliche come, per esempio, la TAV e tentano di inserirsi su qualche rilievo, anche legittimo, delle popolazioni. Non dobbiamo avere incertezze nei confronti di chi viola la libertà dei cittadini; non dobbiamo avere tentennamenti. Occorre agire con determinazione per evitare che vi sia una pericolosa e incontrollabile estensione del fenomeno e si possano dunque far correre rischi al sistema democratico. 

Desidero ringraziare il Presidente del Senato perché ha avuto il merito di richiamare l'attenzione sul gravissimo episodio avvenuto a Torino, sulle violenze che hanno colpito la città. Senza il suo intervento, probabilmente non vi sarebbe stata prestata l'attenzione necessaria perché la notizia è passata sotto silenzio, è stata nascosta dalle maggiori testate nazionali del Paese. Questo silenzio è inammissibile. Chiediamo, quindi, interventi severi e forti, evitando che le intolleranze prevalgano sui giusti diritti. Sono pienamente soddisfatto della risposta e soprattutto dell'azione positiva delle forze dell'ordine che, forse, ha evitato danni peggiori. È necessario un continuo monitoraggio dei centri sociali e, in particolare, un controllo su certe attività in relazione a scelte strategiche che stiamo compiendo e che rischiano di essere strumentalizzate. 

Concludo ringraziando ancora l'onorevole Sottosegretario per la prontezza della risposta e per la linea indicata dal Governo rispetto a fenomeni così gravi.

9 novembre 2005 - Approvazione prima parte  finanziaria 2006

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, in pieno ciclo elettorale siamo oggi chiamati all'approvazione della prima parte della manovra di finanza pubblica per il 2006, l'ultima delle legislatura, che mette in sicurezza anche i conti del 2005. Tutto ciò in un quadro di scelte responsabili, coerenti e nient'affatto elettorali e in quanto tali apprezzate dal Fondo monetario internazionale. Si tratta di politiche di bilancio in linea con gli impegni comunitari. 

Crediamo tuttavia che il nuovo Parlamento non potrà sottrarsi ad indispensabili modifiche delle regole di contabilità e della disciplina della sessione di bilancio. L'alternativa alla costituzione di un'autorità dei conti pubblici, come riaffermato dal Fondo monetario, è innanzi tutto un rafforzamento sostanziale dei servizi del bilancio del Parlamento, sul modello del Budget Council, con poteri effettivi verso le componenti di tutta la pubblica amministrazione centrale e periferica. Una riforma questa che non appartiene alla maggioranza o all'opposizione, ma al sistema Paese, un sistema di regole di cui il SIOPE è scelta irreversibile, richiesta dalla complessità della situazione che impone un monitoraggio costante dei conti pubblici e una loro valutazione senza rischi. Purtroppo non abbiamo sentito specifiche obiezioni; hanno prevalso anche dalle opposizioni sterili polemiche politiche, considerazioni generiche, senza penetranti analisi e proposte alternative. Questo provvedimento si pone innanzi tutto l'obiettivo di contrastare l'evasione fiscale e l'indebitamento sommerso dei centri decentrati di spesa, per opporsi alle tante IRI locali, piccole conglomerate che bruciano enormi risorse. Il coinvolgimento dei Comuni nell'accertamento fiscale è una scelta coraggiosa. Essa può dare più forti risultati consentendo loro di trarre benefici finanziari, tanto più significativi quanto più efficace sarà la loro azione e con effetti importanti anche sull'ICI. Ciò richiede un potenziamento delle agenzie fiscali e della Guardia di finanza. Una nuova fase di responsabilità che, oltre a coinvolgere la spesa per garantire il patto di stabilità interno, coinvolge anche il fronte dell'entrata e viene affermata salvaguardando la spesa sociale e la flessibilità per le spese di investimento, che premiamo gli enti locali virtuosi. Si afferma dunque una cultura della virtuosità e non dello spreco. Particolarmente significativa appare la scelta d'internalizzare il servizio di riscossione tributi in linea con i Paesi europei, in coerenza con la sua delicatezza che va coniugata con un più forte recupero di efficienza. Abbiamo posto con forza la necessità di raccordare la PEX, con l'introduzione dei nuovi principi contabili per evitare disallineamenti tra valori di bilancio e valori fiscali. 

E' un'esigenza di trasparenza e responsabilità inascoltata che auspichiamo possa trovare presto soluzione, onorevole Vegas. Con la norma interpretativa sull'ICI, proposta dal Gruppo UDC, si fa chiarezza nel segno della inequivocabile volontà del legislatore, sulla base di elementi oggettivi ben precisi, in materia di esenzioni nelle finalità sociali verso le comunità, senza creare alcuna disparità di carattere religioso. Non possiamo tacere rispetto alle evidenti strumentalizzazioni di forte stampo anticlericale portate avanti da chi vorrebbe negare agli enti religiosi ciò che si riconosce ad organizzazioni non governative che svolgono la stessa attività. Non vi è dunque alcun privilegio! La lettura di questa decisione di bilancio non può essere separata dalla lettura delle altre misure previste nella legge finanziaria, in favore delle imprese, delle famiglie e della ricerca. Tra queste rientrano gli interventi per il contenimento dei costi di impresa e la riduzione del costo del lavoro; la valorizzazione dei distretti industriali come piattaforma di sviluppo per la tenuta della nostra economia caratterizzata da piccole e medie imprese che devono essere accompagnate nella fase di crescita e nella internazionalizzazione con strumenti innovativi e sensibili come finanza, capitalizzazione, fisco e burocrazia. 

È indispensabile favorire il processo di circolazione delle conoscenze per una più forte diffusione delle tecnologie per l'innovazione, realizzando un'integrazione tra sistema della ricerca e sistema produttivo. Strumenti fiscali come la detassazione e il fondo 5 per mille costituiranno la base finanziaria per realizzare l'ambizioso progetto di Lisbona, che non è solo un obiettivo numerico, ma la capacità di essere competitivi rispetto alla società delle conoscenze. Il provvedimento, inoltre, si fa carico, con realismo, di alcune disposizioni: per le dismissioni immobiliari attraverso il coinvolgimento dei privati con ulteriore valorizzazione dell'attivo; per il riequilibrio delle infrastrutture aeroportuali, al fine di migliorarne la competitività, e quelle stradali ridefinendone il complessivo assetto dei rapporti con le istituzioni; sul piano fiscale con l'indeducibilità delle minusvalenze sui dividendi, con modificazioni al regime degli ammortamenti riconosciuti nel settore energetico e nel leasing immobiliare; con disposizioni antielusive su operazioni degli intermediari creditizi e finanziari nel trading; con misure di contrasto al gioco illegale e di sostegno a quello legale, nonché di contrasto a forme elusive ed erosive delle basi imponibili. Si interviene sulla specificità di alcuni comparti del Paese con misure condivisibili, mentre su altre non abbiano nascosto le nostre perplessità. Vice ministro Vegas, la 6a Commissione permanente aveva licenziato un'altra cosa! È prevalso un meccanismo incontrollabile.

PEDRIZZI, relatore. Bravo!

EUFEMI (UDC). L'impostazione iniziale del provvedimento è stata in un certo modo mortificata dall'inserimento improprio ed inopportuno di alcune norme localistiche e microsettoriali. Il senso di responsabilità, che è prevalso in taluni di noi, doveva prevalere in tutti! (Applausi dei senatori Pedrizzi e Fasolino). 

Onorevole Presidente, questo provvedimento di affiancamento della legge finanziaria, nonostante il sovraccarico dell'ultima ora, razionalizza gli interventi della decisione di bilancio, rende possibile l'aggiustamento strutturale dei conti pubblici, riduce i rischi e pone le condizioni per una crescita più forte dell'economia e quindi per uno sviluppo qualitativo e quantitativo del sistema Italia. L'UDC si è fatto carico delle difficoltà del presente guardando con fiducia alle opportunità del futuro, muovendosi nel segno della responsabilità e della coerenza. Abbiamo guardato a scelte che privilegiano la competitività per le imprese e la solidarietà per le famiglie. (Commenti del senatore Caddeo). 

Per queste ragioni, il Gruppo UDC voterà la fiducia al Governo. (Applausi dai Gruppi UDC e AN e del senatore Cantoni. Molte congratulazioni).

7 novembre 2005 - Intervento in aula su Finanziaria

Presidenza del presidente PERA, indi del vice presidente MORO e del vice presidente DINI

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,08 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico. Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: (3617) Conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (Relazione orale) (3614) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008 (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (3613) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

EUFEMI (UDC). È all'esame del Senato una manovra finanziaria responsabile e prudente, che tiene conto delle difficoltà dell'attuale congiuntura ma predispone concrete opportunità di sviluppo futuro senza privilegiare scelte elettoralistiche, come testimoniato dal giudizio del Fondo monetario internazionale. Vengono adottate significative correzioni strutturali del deficit tendenziale; misure per il contrasto dell'evasione fiscale, anche con il coinvolgimento dei Comuni, e di razionalizzazione del sistema della riscossione, che verrà nuovamente gestita dallo Stato; modifiche al regime IVA per impedire l'appropriazione da parte dei contribuenti di imposte da loro stessi riscosse; norme di rafforzamento delle agenzie fiscali delle entrate e delle dogane e di potenziamento della Guardia di finanza. 

Su iniziativa dell'UDC il provvedimento contiene l'importante norma interpretativa in materia di esenzione dall'ICI degli immobili che svolgono attività di assistenza sociale, sanitaria e di istruzione, al fine di evitare disparità di carattere religioso e di estendere una previsione attualmente riconosciuta agli immobili destinati alle medesime attività dalle organizzazioni non governative. 

Di particolare rilievo appaiono anche le previsioni volte a sostenere la famiglia ed incoraggiare la natalità, a razionalizzare i conti pubblici (specie nel sistema delle autonomie) attraverso un nuovo rapporto tra spesa corrente e spesa in conto capitale, nonché le misure tese a valorizzare i distretti industriali, a ridurre il costo del lavoro ed a favorire la diffusione della conoscenza delle tecnologie per l'innovazione, al fine di potenziare la competitività e la crescita del sistema delle piccole e medie imprese. Restano alcune perplessità in ordine alla composizione del consiglio di amministrazione ed ai controlli sulle attività di Riscossione Spa, mentre non sono stati risolti i nodi relativi all'istituzione di un'Autorità per il controllo della spesa pubblica, all'armonizzazione tra rendite finanziarie e aliquote europee, alla regolarizzazione previdenziale, alla salvaguardia degli enti di ricerca e soprattutto ai tagli alla cultura. 

Per queste ragioni deve essere consentito al Parlamento di svolgere, all'interno dei saldi di finanza pubblica, la propria funzione legislativa. Anche la sessione di bilancio in corso ha invece dimostrato il profondo squilibrio del rapporto tra Governo e Parlamento in un processo dominato dal Ministero dell'economia: si rendono pertanto necessarie modifiche delle regole di finanza pubblica ed un passaggio al consolidato pluriennale di cassa della pubblica amministrazione per un più efficace controllo della dinamica dei conti pubblici. (Applausi dal Gruppo UDC e della senatrice D'Ippolito. Congratulazioni).

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, affrontiamo oggi la manovra di bilancio per il 2006, l'ultima della legislatura, che non privilegia scelte elettoralistiche, prevalendo il segno della responsabilità e della prudenza. Il senatore Ciccanti è intervenuto stamattina come relatore sul bilancio, illustrandone i dati essenziali; da parte mia, mi soffermerò su altre questioni. Questa sessione di bilancio ha dimostrato come sia profondamente alterato il rapporto tra Governo e Parlamento; uno squilibrio spinto da antiparlamentarismo e che consente di rilevare che la sessione stessa è divenuta un rito ormai inutile da rivedere profondamente. Essa ha fatto emergere come l'intero processo sia dominato dal Ministero dell'economia e dunque sia ineludibile la necessità di affrontare sia una riforma delle regole di finanza pubblica, passando urgentemente al consolidato pluriennale di cassa della pubblica amministrazione, come da noi sollecitato, sia di quelle regolamentari. 

Condividiamo l'intervento del Presidente del Senato di venerdì scorso. Così com'è, l'attuale sistema non serve a nessuno e non regge non solo nei rapporti tra Governo e Parlamento, ma anche rispetto alla dinamica dei conti pubblici, alla necessità di una conoscenza costante dei flussi finanziari di tutti i centri di spesa, sia di governo centrale che di governo locale, che rientrano nel perimetro della pubblica amministrazione. 

Il sistema SIOPE è una scelta importante, irreversibile e bene ha fatto il Ministro dell'economia ad emanare direttive per renderlo operativo nella sperimentazione con 31 enti, implementandolo fino a 2.000 nel 2006, fino all'obiettivo di 25.000 enti nel 2007. Ciò vale soprattutto di fronte all'incapacità di opporsi al fenomeno della spesa sommersa; ciò vale soprattutto per le piccole IRI che, a livello locale, continuano ad espandersi alla velocità della luce, bruciando enormi risorse pubbliche. Questa premessa appariva doverosa insieme all'opportunità di varare un'Autorità per i conti pubblici con piena autonomia istituzionale. Non ci siamo arresi, non mi sono arreso, senatore Morando. Chi certifica il bilancio, la sua impostazione contabile e la sua correttezza non può che venire da organi assolutamente indipendenti. 

Servirebbe ad evitare ogni tipo di polemica su buchi ereditati o lasciati, perché l'armamentario di cui si dispone (nonostante la meritoria azione dei Servizi di bilancio del Parlamento e le relazioni tecniche della Ragioneria generale dello Stato) può non essere sufficiente ad evitare quantificazioni errate sugli effetti finanziari dei provvedimenti. Il decreto-legge che affianca la finanziaria costituisce parte rilevante della manovra di finanza pubblica per il 2006 e contiene significative correzioni di aggiustamento strutturale del deficit tendenziale. 

Un'impostazione coerente, con stime assolutamente prudenziali, come per la lotta all'evasione, con differenza tra cassa e competenza, che avrebbero potuto essere ben più generose rispetto a quelle cifrate, che dimostra serietà ed è la cartina di tornasole che non si tratta di una finanziaria elettorale, così come è emerso dal giudizio del Fondo monetario internazionale, per raggiungere l'obiettivo comunitario del 3,8 per cento. 

Sappiamo bene che le elezioni non si vincono regalando i soldi, ma sui risultati programmatici in termini di riforme serie, incisive, strutturali, che hanno riguardato il mercato del lavoro, il sistema previdenziale, il sistema scolastico e universitario, oltre che naturalmente il sistema delle opere pubbliche. I risultati di riforme strutturali, tuttavia, non possono essere apprezzati dai cittadini nel breve periodo, come è ovvio. 

È stata fatta dunque un'operazione di trasparenza e di correttezza. Apprezziamo l'azione volta a tenere sotto controllo i flussi di finanza pubblica rispetto alle direttrici fissate dal precedente Ministro, che non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati rispetto alla manutenzione della base imponibile, alla cartolarizzazione immobiliare e al controllo della spesa corrente. Ciò richiede di monitorare costantemente gli aggregati di finanza pubblica e la recente direttiva sul SIOPE conferma la bontà di questo progetto, riconosciuta al punto 16 del documento del Fondo monetario internazionale. Sono previste misure significative per il contrasto all'evasione fiscale e misure di razionalizzazione a regime del sistema della riscossione. Di particolare rilievo è il coinvolgimento e l'attribuzione ai Comuni di una quota di partecipazione all'accertamento fiscale, che può dare più forti risultati con una più puntuale, concreta ed efficace attuazione del sistema di comunicazione di informazioni fra Comuni ed uffici finanziari. Il loro coinvolgimento nel delicato meccanismo dell'accertamento tributario potrà consentire loro di trarre benefìci finanziari che saranno tanto più significativi quanto più sarà rilevante il contrasto all'evasione fiscale. 

È un provvedimento coraggioso anche sotto l'aspetto delle informazioni e per l'azione di contrasto soprattutto per il più importante tributo comunale che è l'ICI. Infatti, le rendite catastali determinate dall'Agenzia del territorio rappresentano la base imponibile su cui si applicano le aliquote d'imposta del tributo ICI. Sarà necessario provvedere all'urgente emanazione dei provvedimenti attuativi al fine di consentire ai Comuni di iniziare la propria azione di accertamento e allo Stato di realizzare le previste maggiori entrate. Altrettanto rilevanti sono le modifiche al regime IVA. L'assetto normativo richiede un veloce accertamento nei confronti di quei contribuenti che si appropriano di imposte da loro riscosse. Di qui la necessità di anticipare i tempi di verifica proprio per evitare una situazione di rischio nella riscossione del tributo. Corollari alle sopra descritte modifiche sono le previste norme di rafforzamento delle agenzie fiscali, delle entrate e delle dogane. Abbiamo sottolineato il problema relativo al potenziamento delle strutture della Guardia di finanza. Tale Corpo di polizia, che non trova paragoni negli ordinamenti di altri Stati dell'Unione Europea, è sempre stato la vigile competente sentinella delle entrate dello Stato. 

Nella serata di venerdì un giovane appuntato della Guardia di finanza, Francesco Salerno, è caduto nell'adempimento del dovere a Brandizzo. Si deve a tale istituzione se in questo Paese sono stati sempre monitorati tutti i fenomeni di delinquenza finanziaria che sono riferiti non solo all'accertamento e alla riscossione dei contributi erariali, ma anche a tutte quelle attività che riguardano la tutela dei cittadini e dei loro risparmi, spesso oggetto di aggressione da parte di poco scrupolosi imprenditori o soggetti interessati ad attività finanziarie. Altro punto rilevante del decreto fiscale è la decisione di internalizzare il servizio di riscossione dei tributi, come negli altri Paesi europei, attualmente affidato in concessione. È una scelta sicuramente condivisibile, sia sotto l'aspetto della coerenza, trattandosi di un'attività delicata che non può che essere direttamente gestita dallo Stato, sia sotto l'aspetto dell'efficienza, in quanto il favor fisci consente sicuramente di poter utilizzare strumenti più adeguati, così come si prevede con una più forte collaborazione della Guardia di finanza e l'utilizzo di strumenti conoscitivi più consoni. 

Alcuni rilievi hanno già trovato soluzione con una maggiore chiarezza e trasparenza sull'utilizzo degli advisor, sul fermo amministrativo, sull'allungamento del termine rispetto alla prosecuzione dell'attività di fiscalità locale. Altri invece non hanno avuto esito adeguato, come il mancato inserimento nel consiglio di amministrazione di Riscossione Spa di rappresentanti dell'INAIL e degli enti locali, considerando i riflessi nei confronti di questi due settori, e una più puntuale precisazione sul contratto di lavoro applicato al settore pubblico o al settore del credito. Perplessità sono emerse poi in ordine ai controlli sulle attività di Riscossione Spa, che vengono demandati alla stessa Agenzia delle entrate, instaurando un discutibile rapporto interno tra controllore e controllato. 

Nel confermare il sostanziale giudizio positivo, permangono perplessità nel non aver voluto cogliere l'occasione delle modifiche alla PEX, per introdurre quei miglioramenti, in termini di chiarezza e maggiore trasparenza, relativamente agli IAS che avrebbero determinato maggiore gettito. Ciò al fine di evitare o comunque ridurre i disallineamenti tra valori di bilancio e valori fiscali, realizzando conseguentemente una più agevole gestione delle risultanze contabili, accordando alle imprese il riallineamento dei valori come emergenti dalla prima applicazione IAS, attraverso il pagamento di un'imposta sostitutiva. Il provvedimento contiene poi, su iniziativa dell'UDC, anche l'importante norma interpretativa in materia di applicazione dell'ICI, da noi fortemente sostenuta. Si fa finalmente chiarezza nel segno della volontà del legislatore di fissare elementi ben precisi nell'applicazione della norma di esenzione e non si crea alcuna disparità di carattere religioso. 

Siamo preoccupati per l'insorgere di perplessità interessate, letture superficiali e disinformate, polveroni mediatici, polemiche di forte stampo anticlericale che si sono incautamente spinte fino a mettere in discussione gli Accordi concordatari, che sono accordi della conciliazione, e a porre l'estremo ricatto sull'otto per mille, come se la norma non derivi da una doppia libertà, di detrazione fiscale e di libera scelta del popolo italiano di devolvere una quota di IRPEF. Bene ha fatto un laico come Francesco Forte a sottolineare come i Comuni abbiano voluto negare e vorrebbero negare, agli enti religiosi un esonero dall'ICI, che invece riconoscono alle organizzazioni non governative (ONG), che svolgono le medesime attività di assistenza sociale, sanitaria e d'istruzione e non sono enti della Chiesa cattolica o di altre confessioni religiose. 

La soluzione ha il significato di riconoscere una parità di trattamento sulla base di elementi oggettivi ben precisi, per disciplinare l'esenzione per gli immobili destinati dagli enti non commerciali direttamente alle attività assistenziali e di solidarietà. Non si tratta dunque di un privilegio agli organismi che fanno attività ritenute di servizio pubblico e non dipendono né dall'ARCI, né da un sindacato. In questa manovra viene affrontata nuovamente la questione dei giochi. 

Abbiamo manifestato contrarietà rispetto ad un'allocazione delle macchine da intrattenimento nei supermercati, in locali fuori da ogni controllo, soprattutto con riferimento ai minori e senza alcun rispetto della normativa di pubblica sicurezza. Si intervenga con una correzione adeguata ai rilievi rappresentati. Qui non è questione di emendamenti, ma di buon senso. Si tratta di questioni su cui non vi possono essere incertezze. Circa la valorizzazione dei distretti industriali, la loro definizione in entità giuridica appare positiva, in quanto introduce misure di valorizzazione e di sostegno per favorire la crescita economica sia a livello locale che nazionale. 

La riduzione del costo del lavoro va nella giusta direzione di rendere più competitiva l'impresa rispetto ai concorrenti europei; dovrebbe, però, assumere un carattere pluriennale con la riduzione di un punto l'anno per cifrare l'aliquota contributiva a livello europeo intorno al 27 per cento. Sul piano generale, è forse mancata, dal lato dell'entrata, la determinazione necessaria per operare scelte coraggiose per armonizzare le rendite finanziarie alle aliquote europee. Avremmo preferito privilegiare i risultati di lavoro e di impresa, soprattutto industriale, piuttosto che quelli dei surfisti dell'economia, così come un efficace sistema premiante per i cittadini, affermando una cultura della solidarietà fiscale attraverso il contrasto di interesse, tale da determinare le condizioni per far emergere un sommerso eccessivo che si annida nell'economia e nelle prestazioni professionali, generando concorrenza sleale nel sistema economico e nella competitività delle imprese, oltre che insopportabile ingiustizia fiscale. 

Onorevole Presidente, questa manovra di finanza pubblica ha certo l'obiettivo difficile di porre in sicurezza i dati 2005 e correggere in senso strutturale il deficit tendenziale di oltre un punto rispetto al PIL con una manovra più ampia di quella concordata a luglio. Il nostro auspicio è che l'esame d'Aula sia più concreto di quello di Commissione. Restano alcuni nodi irrisolti. Tra questi, quelli dei tagli alla cultura. La finalità della proposta d'introdurre un'imposta di scopo è soltanto quella di rendere il cinema indipendente in modo che viva senza il sostegno dello Stato. Può essere sintetizzato nella formula "Il cinema per il cinema" in cui tutto il sistema dell'indotto partecipa al sostegno del settore, considerata la criticità del momento, facendolo uscire da una visione assistenziale. Insoddisfacente è la risposta fornita rispetto alla regolarizzazione previdenziale - così come per le misure di efficienza gestionale dell'INPS - che riguarda non solo il settore agricolo, ma anche le imprese rispetto a situazioni di difficoltà nei flussi finanziari, in una fase di bassa crescita. Il progetto di Lisbona è ambizioso, pone la ricerca al centro di scelte strategiche e con interventi innovativi, come la detassazione e il Fondo 5 per mille, ma non bisogna dimenticare i problemi degli enti di ricerca e la necessità di salvaguardare i ricercatori rispetto a tagli indiscriminati, se si vuole combattere la fuga dei cervelli e impedire un impoverimento della società delle conoscenze rispetto a programmi pluriennali che richiedono continuità e non brusche interruzioni. Sia consentito dunque al Parlamento di svolgere all'interno dei saldi di finanza pubblica, all'interno del quadro macroeconomico, la sua funzione legislativa, perché il suo compito non può essere solo quello della ratifica. In tal caso, quarantacinque giorni di sessione sono troppi, ne bastano molti meno. Bisogna però avere il coraggio di cambiare le regole. Nel quadro delle disponibilità e delle compatibilità si è guardato prioritariamente all'impresa, ponendo le condizioni per una più forte competitività e per un più forte sviluppo; si è guardato al sistema delle piccole e medie imprese con interventi mirati sui distretti industriali, come entità giuridiche ed economiche, valorizzandone le peculiarità e le potenzialità di crescita, soprattutto nella fase di internazionalizzazione e globalizzazione, con strumenti innovativi, sensibili per la crescita delle piccole e medie imprese, finanza e capitalizzazione, fisco e burocrazia. L'obiettivo è fare dei distretti la piattaforma di sviluppo e di tenuta della nostra economia. Di particolare rilievo è l'intervento per accelerare il processo di circolazione delle conoscenze per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione, promuovendo l'integrazione tra sistema della ricerca e sistema produttivo. 

Particolare apprezzamento dobbiamo manifestare per le misure di lotta all'evasione, con la partecipazione dei Comuni e il rafforzamento del Patto di stabilità, garantendo flessibilità per le spese di investimento e rendendo senza vincoli la spesa sociale. Le risorse per la famiglia sono state salvaguardate e muovono nella giusta direzione di sostegno e di difesa dei redditi e di incoraggiamento alla natalità, rispetto ad andamenti demografici che devono essere modificati con interventi ancora più intensi e incisivi, soprattutto attraverso strategie di lungo periodo. 

Questa legge finanziaria tiene conto delle difficoltà del presente, ma guarda alle opportunità del futuro; coniuga l'aggiustamento strutturale dei conti pubblici con il sostegno alle famiglie e la riduzione dei costi d'impresa; privilegia la competitività e la solidarietà; pone le condizioni per una crescita più forte difendendo lo Stato sociale, come dimostra il livello della spesa sanitaria. La razionalizzazione dei conti pubblici attraverso un nuovo rapporto tra spesa corrente e spesa di investimento soprattutto per gli enti locali, premiando quelli virtuosi, è condizione indispensabile per liberare le risorse per uno sviluppo più forte ed equilibrato del Paese. (Applausi dal Gruppo UDC e della senatrice D'Ippolito. Congratulazioni)

27 ottobre 2005 - Intervento in commissione FINANZE E TESORO (6ª) su esenzione pagamento ICI per enti religiosi e no profit

In sede di dichiarazione di voto interviene il senatore EUFEMI (UDC), presentatore dell'emendamento 7.17, il quale preannuncia il voto favorevole della propria parte politica esprimendo particolare soddisfazione per il raggiungimento di una soluzione legislativa su una questione annosa, che in precedenza, rispetto ad una formulazione già approvata dal Parlamento, aveva suscitato polemiche di forte stampo anticlericale. Si tratta di una norma interpretativa resa necessaria dopo una pronuncia della Cassazione che dava un'interpretazione restrittiva di quanto previsto dal decreto legislativo n. 504 del 1992. E' importante sottolineare che il legislatore ha previsto degli elementi oggettivi ben precisi per disciplinare l'esenzione dal pagamento dell'ICI per gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali, destinati direttamente alle attività assistenziali e di solidarietà. Attesa la considerazione che gli enti ecclesiastici non sono enti commerciali, è bene tener conto delle attività da esse svolte e cioè assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive etc. L'emendamento quindi consente di fare chiarezza sull'applicazione della norma di esenzione e non crea alcuna disparità di carattere religioso.

11 ottobre 2005 - Intervento in aula su nomina Governatore Banca d'Italia

EUFEMI, relatore. Signor Presidente, quanto all'ordine del giorno in esame, il clima convulso di fine seduta di giovedì scorso ha forse impedito un esame sereno delle questioni che erano state poste, in particolare dall'ordine del giorno del collega Angius ed altri, G 019.1, di impegno al Governo affinché valuti se sono ancora presenti le condizioni che consentirono al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole alla nomina del Governatore della Banca d'Italia, riconsiderando un parere che non può riconsiderare perché non può essere sottaciuto che la nomina è deliberata dal Consiglio superiore della Banca d'Italia, a seguito di un procedimento complesso in cui intervengono più soggetti: il Ministro dell'economia, il Presidente del Consiglio dei ministri, il Consiglio dei ministri e, in ultima analisi, il Presidente della Repubblica, il cui parere è solo una parte di un atto complesso. Il parere si traduce in un atto ad efficacia immediata, produttivo di effetti istantanei. Ne deriva la impossibilità di ritornare su un atto che ha esaurito i suoi effetti. La revoca della nomina è attribuzione esclusiva del Consiglio superiore della Banca d'Italia, ai sensi dell'articolo 19 dello Statuto (e non vi può essere un percorso inverso) e può essere disposta solo conformemente all'articolo 14.2 dello Statuto del Sistema europeo delle Banche centrali. Con l'ordine del giorno del presidente Angius si rischia di aggirare queste procedure previste da nome statutarie e da norma comunitaria, che in quanto compresa in un protocollo allegato al Trattato Europeo finisce per avere rilievo costituzionale. L'ordine del giorno non si giustifica nemmeno nel presupposto non fondato che il procedimento di approvazione della nomina miri a instaurare un rapporto fiduciario tra Governo e Banca d'Italia (rapporto che può poi venire meno). Un tale vincolo fiduciario è escluso dal Trattato dell'Unione Europea che prevede per le Banche centrali nazionali uno status di autonomia e indipendenza dai Governi. Questo atto di indirizzo forza le norme oltre il loro dato formale e sostanziale per determinare un fatto politico che dovrebbe avere degli effetti a prescindere dalla sua conformità all'ordinamento nazionale e comunitario. Si tratterebbe dunque di una eccessiva strumentalizzazione della sede parlamentare oppure di una visione del Parlamento che dilaga nella amministrazione contro la separazione dei poteri. Nel frattempo, presidente Angius, è intervenuto un fatto nuovo: il parere espresso dalla Banca centrale europea, riunita ad Atene, in risposta a quanto richiesto dal Governo italiano sulla riforma della Banca d'Italia e recepito nell'articolo 19 del provvedimento al nostro esame. Chiedo che tale parere per la sua importanza e per il suo significato possa essere unito al Resoconto dei nostri lavori, inserendolo tra gli allegati di seduta. Alla luce di tale fatto e delle considerazioni svolte, chiederei al presidente Angius di evitare forzature parlamentari, invitandolo a ritirare il suo ordine del giorno. In caso contrario sarei costretto a mantenere il parere negativo non solo mio ma anche dell'altro relatore, senatore Semeraro.

28 settembre  2005 - Intervento in Commissione Finanze e Tesoro - Disegno di legge sul decentramento dell'organizzazione catastale

Presidenza del Presidente PEDRIZZI

Interviene in discussione generale il senatore EUFEMI (UDC) il quale esprime anzitutto apprezzamento per l'inserimento all'ordine del giorno del disegno di legge in esame, sottolineando positivamente il fatto che esso sia di iniziativa parlamentare. Con riferimento alla relazione illustrativa svolta dal relatore Gentile, giudica di estremo interesse la ricostruzione del panorama normativo nel quale il disegno di legge va ad inquadrarsi. 

A fronte della proroga dei termini per l'attuazione del decentramento delle funzioni inerenti l'organizzazione catastale da parte del Governo, onde approfondire le tematiche attinenti la migliore organizzazione di tale sistema, ritiene che l'esame del disegno di legge possa fornire rilevanti elementi di riflessione. 

Dopo aver ricordato di aver presentato interrogazioni inerenti l'attribuzione delle funzioni catastali, ritiene che un profilo di particolare delicatezza sia costituito dalla condivisibilità o meno della scelta di attribuire ai Comuni il compito di revisione degli estimi catastali, avendo presente che la principale fonte di finanziamento delle casse comunali è costituita dal gettito dell'Ici, la cui base imponibile è correlata proprio agli estimi. 

Rileva inoltre che un ulteriore elemento degno di considerazione è costituito dal recente sviluppo dal punto di vista tecnologico dell'apparato burocratico e amministrativo dello Stato in relazione all'accessibilità dei dati catastali. In tale contesto, il disegno di legge in esame risulta condivisibile laddove si ispira ad un'impostazione opposta rispetto al decreto legislativo n. 112 del 1998 e mantiene in capo allo Stato la maggior parte delle funzioni catastali più rilevanti, al fine di evitare un'eccessiva frammentazione di compiti che potrebbe compromettere i positivi risultati sinora acquisiti e la garanzia di un trattamento perequato dei dati catastali, i quali sono alla base anche di un equo trattamento tributario. 

D'altro canto, prosegue l'oratore, occorrerebbe evitare l'attribuzione ai Comuni del compito di incidere sulla determinazione della base imponibile dell'Ici, mentre risulta apprezzabile l'intento del disegno di legge di attribuire a tali enti locali funzioni operative in materia di catasto, con specifico riferimento alla gestione delle banche dati degli immobili ai fini fiscali e civilistici. 

Ritiene infine positivo l'intento del disegno di legge di delegare il Governo a procedere ad un riordino complessivo della materia, con l'indicazione di precisi principi e criteri direttivi. Dopo aver ribadito il proprio giudizio globalmente favorevole sui contenuti del provvedimento, fa peraltro sin d'ora presente la necessità di apportare talune limitate modifiche, soprattutto per quanto concerne l'opportunità di distinguere l'accesso ai dati catastali dal punto di vista civilistico, ovvero ai fini fiscali.

Dopo le richieste di chiarimenti su tale ultimo punto dei senatori TURCI (DS-U) e PASQUINI (DS-U), ai quali fornisce risposte il sottosegretario CONTENTO, il senatore EUFEMI (UDC) conclude il proprio intervento dichiarando che il modello dell'articolazione della Pubblica Amministrazione mediante agenzie dovrebbe essere rimeditato, poiché esse non garantiscono adeguati controlli da parte dello Stato, citando inoltre la positiva esperienza della riconduzione nell'ambito pubblico della Sogei.

20 settembre 2005 - Intervento in aula sulla legge sul risparmio e la tutela dei mercati finanziari

EUFEMI, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a conclusione di un dibattito ricco di ben 25 interventi desidero rivolgere il più sentito ringraziamento ai colleghi per le opinioni espresse e gli elementi portati su un tema centrale come quello del risparmio e della tutela dei mercati finanziari. Il dibattito è stato tuttavia caricato di molti significati impropri, di molti argomenti estranei, compresa la legge elettorale. Non abbiamo ascoltato una penetrante valutazione delle scelte operate e delle norme licenziate dalle Commissioni riunite, nessun riconoscimento, come se fosse tutto da respingere. 

Bene ha fatto il Ministro dell'economia ad inquadrare la riforma in un continuum di interventi volti a definire una più complessa architettura di regole finanziarie efficaci, adeguate ad un sistema aperto e globalizzato. Il dibattito è stato aperto dall'intervento del Ministro che ha posto due questioni: la crisi di credibilità del Paese ed il problema del passaggio delle funzioni della concorrenza sul credito dalla Banca d'Italia all'Antitrust. 

Occorre sgombrare il campo dagli equivoci. La stessa indagine conoscitiva parte ben prima delle vicende relative al controllo di due banche. Il punto di partenza è quello degli scandali finanziari in Italia, che seguono e non precedono quelli europei e degli Stati Uniti. Ad ogni buon conto, va ricordato che il caso Enron non è stato scaricato sulla FED, a differenza di quanto si è registrato da noi con accuse indiscriminate e quindi superficiali. Non è la questione Banca d'Italia ad impedire o ritardare la riforma. I tempi non coincidono con le recenti vicende bancarie. La crisi di credibilità è stata innescata, ben prima delle vergognose polemiche per rovesciare le decisioni del mercato a favore della banca olandese, dall'incapacità di dare concreta e credibile attuazione ad una vera politica di risanamento della finanza pubblica, indispensabile per sostenere la crescita e lo sviluppo del Paese. La credibilità si misura dai comportamenti degli investitori e dei risparmiatori. 

Non vi è stata la coda di questi ultimi agli sportelli delle banche, come nel 1992, in occasione del prelievo straordinario del 6 per mille sui conti correnti. Bene ha fatto il senatore Grillo a ricordare il rapporto, che oggi è rimasto inalterato, tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi. Abbiamo ascoltato molte sciocchezze nei giorni scorsi, compresa quella sulla cancellazione di un'offerta di bond a trent'anni, cogliendo di sorpresa i mercati e provocando un piccolo salto nel prezzo dei titoli trentennali emessi in passato. È un'affermazione falsa, che noi respingiamo. Da un anno le emissioni dei BTP a trent'anni non vengono effettuate. (Applausi del senatore Grillo). In ogni caso, dobbiamo dire che il calendario delle emissioni del Tesoro è stato pienamente rispettato con l'annuncio delle aste a cinque e quindici anni, avvenute il 6 settembre scorso. Non sembra inoltre dimostrabile che le vicende in corso abbiano cominciato ad avere effetti concreti sul nostro debito pubblico. Infatti, le aste dei titoli suddetti, svoltesi il giorno 13 settembre, hanno registrato una buona domanda (8,3 miliardi di euro a fronte di 4,5 offerti), con rendimenti di aggiudicazione in discesa. Sui BTP a quindici anni è stato addirittura fatto registrare il minimo storico del 3,58. Il mercato secondario non è stato turbato dalle vicende in corso, in quanto il differenziale di rendimento tra BTP e Bund decennali è diminuito dai 23 centesimi di punto toccati il 6 giugno, a valori tra 20 e 21 centesimi, registrati stabilmente dallo scorso luglio. Questi sono i fatti sui quali invito i colleghi a riflettere. 

Perché solo ora si è chiesta una riforma profonda della Banca d'Italia? Perché solo ora la sinistra chiede un intervento, ma non ha fatto nulla nei cinque anni di Governo? (Commenti del senatore Bonavita). Perché non ha utilizzato la grande riforma della finanza per intervenire? Non stiamo parlando di una cosa di settant'anni fa, come la legge bancaria del 1936, ma della legge Draghi, che è del 1998. Il Testo Unico di finanza è solo di sette anni fa. Quello era il momento di avanzare proposte o di emanare norme, ma non è stato fatto. Quella era l'occasione per incidere, prendendo atto delle grandi trasformazioni dopo la legge sulla ristrutturazione del sistema bancario, che ha portato alla sua crescita dimensionale, ad una sua più forte patrimonializzazione, insieme ad una maggiore capacità competitiva. È stato fatto un terrorismo mediatico per altri interessi. "Il rischio prevalente" - scriveva Menichella - "non era dentro il sistema bancario, ma esterno ad esso ed era quello della ricostituzione degli oligopoli industrial-finanziari, a danno dei consumatori e delle piccole e medie imprese. Al senatore Angius vorrei dire che nella fattispecie non si può separare la difesa della Banca d'Italia dal Governatore. Se si colpiscono le persone, si finisce per colpire le istituzioni. Coloro che ne vogliono la sostituzione, vogliono anche ferirne l'autonomia, travolgendo le regole, comprese quelle europee, previste dai Trattati internazionali e dallo statuto della Banca centrale europea, che non sono un optional.

GARRAFFA (DS-U). Noi vogliamo salvaguardare le istituzioni!

PRESIDENTE. Senatore Garraffa, la prego di non disturbare il relatore.

EUFEMI, relatore. Sulla riforma del modello delle Autorità di vigilanza, ho trovato sorprendente che il Ministro dell'economia abbia riproposto una questione che ritenevamo chiusa con la decisione delle Commissioni e che riconfermiamo in quest'Aula dopo la discussione generale. Nella ricostruzione degli avvenimenti mancano alcuni elementi fondamentali e particolarmente rilevanti come la inequivocabile sentenza del TAR che ha riconosciuto la piena correttezza dell'operato della Banca d'Italia, i pronunciamenti della Commissione europea e dalla Banca centrale europea e, da ultimo, il rispetto della legge, come sostenuto da parte del commissario McCreevy, il quale comunque non può essere il supremo interprete delle leggi italiane né ha il ruolo di giudice di legittimità. Nel momento in cui si assume questa responsabilità, finisce per venire meno il suo ruolo super partes rispetto ai Paesi europei: non sapevamo che Bruxelles fosse divenuta Bisanzio! Sarebbe più pertinente ed urgente eliminare i conflitti di interesse che riguardano alcuni commissari europei. Nel dibattito non abbiamo trovato riconoscimenti rispetto alle scelte operate dalle Commissioni sulla qualità degli interventi nella governance societaria, nel rafforzamento dei controlli, in una più forte trasparenza sulle società offshore, sulla disciplina del prospetto informativo che offrirà maggiori garanzie ai risparmiatori rispetto ai collocamenti e impedirà nuovi scandali finanziari. Si è guardato a tutelare non interessi di parte, ma esclusivamente i risparmiatori e, soprattutto, i risparmi dei giovani nella prospettiva dell'afflusso delle risorse del TFR sul mercato. 

Condivido pienamente i rilievi del senatore Tarolli sull'emendamento del Governo relativo al passaggio delle quote proprietarie della Banca d'Italia, sul calcolo delle quote del valore delle stesse legato ai diritti patrimoniali piuttosto che al valore corrente o economico delle stesse, sull'eccesso di giurisdizione e sulle modalità di copertura finanziaria. Pur tuttavia, rispettiamo la decisione unanime e collegiale del Governo. L'eccesso di procedure burocratiche può portare ad impedire il raggiungimento dell'obiettivo della trasparenza che si dice di voler perseguire e ad accrescere il tasso di lottizzazione delle e nelle istituzioni, accrescendo la loro inefficienza, oltre che la loro inefficacia. Siamo prioritariamente impegnati in una riforma di sistema che guarda al futuro e potrà rappresentare una valida risposta ai mercati finanziari, recuperando un clima di fiducia, di più forte fiducia. Il senatore Grillo ha ricordato gli anni dal 1987 al 1992. Credo che lo meritino perché quel periodo segna una riforma del mercato finanziario che, per incisività e per ampiezza, non ha precedenti. L'evoluzione della finanza internazionale ed il processo di consolidamento delle istituzioni finanziarie impongono una riflessione per le conseguenze sul sistema e per le sfide che si impongono al nostro sistema creditizio in termini di efficienza e di concorrenza. Diverso è svolgere una seria valutazione sul modello di banca universale, sul modello di specializzazione dell'industria bancaria. Il problema non è solo quello degli impieghi ma è anche quello della raccolta, poiché le due funzioni sono strettamente legate. Il problema non è solo la contendibilità e la concorrenzialità; non si può perdere di vista la finalità e la funzione del risparmio, quella cioè di favorire gli investimenti, la crescita e l'occupazione. 

Il senatore Cantoni, insieme ai senatori Debenedetti, Turci e Cambursano tra gli altri, ha espresso rammarico per il fatto che il provvedimento non interverrebbe su alcuni profili che interessano la Banca d'Italia e, in particolare, sulla durata del mandato del Governatore e sulle competenze antitrust nel settore bancario. Sulla Banca d'Italia il Governo ha deliberato un intervento legislativo. Sul trasferimento di funzioni all'Antitrust, senatore Cantoni, no! Non vi possono essere maggioranze variabili, a seconda dell'argomento; altrimenti sarebbe il caos dei nostri lavori e l'impossibilità di raggiungere in tempi rapidi l'obiettivo di questa riforma. Sulla seconda questione, occorre dire che si tratta di aspetti che non riguardano gli scandali dai quali il provvedimento prende le mosse… (Brusìo in Aula. Richiami del Presidente)… e che per converso incidono su equilibri complessivi degli assetti di controllo sul sistema finanziario. Questi ultimi hanno dimostrato di poter assicurare l'indipendenza dell'azione tecnica di vigilanza e la crescita del comparto bancario in contesti dapprima caratterizzati dalla prevalenza della banca pubblica, e successivamente dalla privatizzazione del sistema e dal suo funzionamento secondo i canoni di un mercato aperto e concorrenziale. L'attribuzione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato di competenze in materia antitrust nel settore bancario è molto controversa; non si ritrova nella normativa degli Stati Uniti, non sarebbe una scelta efficiente nel nostro Paese. L'attuale riparto consente che la Banca d'Italia promuova e tuteli la concorrenza sia nella veste di Autorità antitrust che in quella di organo di vigilanza, costituendo la competitività del sistema creditizio e finanziario uno degli obiettivi della vigilanza prudenziale disciplinata dal testo unico bancario. L'accentramento in un'unica istituzione delle due competenze consente sinergie negli strumenti, nella elaborazione delle informazioni, nello sviluppo delle professionalità. 

La Banca d'Italia ha svolto, nella veste di autorità preposta alla tutela della concorrenza, oltre 50 istruttorie. Su nesun altro settore dell'economia è stato condotto in Italia un numero così elevato di procedimenti antitrust, da quando è entrata in vigore la legge n. 287 del 1990. Tutti gli indicatori dimostrano inequivocabilmente la crescita nell'ultimo decennio della concorrenza nel sistema bancario con riguardo alla struttura del mercato e dei tassi d'interesse, nonché alla redistribuzione delle quote facenti capo ai diversi operatori. È bene, infine, sgombrare il dibattito da un equivoco. 

La titolarità delle funzioni antitrust nel comparto nevralgico delle concentrazioni nulla ha a che vedere con l'apertura internazionale del sistema, e in particolare con la possibilità che operatori esteri acquisiscano quote di controllo nel capitale di banche nazionali. L'autorizzazione per l'acquisto di partecipazioni di controllo, o comunque rilevanti in enti creditizi, è espressamente prevista dal diritto comunitario, al fine di garantire la sana e prudente gestione dell'impresa bancaria. Diverse sono le valutazioni antitrust, volte ad accertare se un'operazione di concentrazione sia suscettibile di restringere la competizione tra operatori. Tale valutazione investe la struttura del mercato nazionale ed europeo e non le esigenze della singola banca. Le differenti prospettive fanno sì che non siano possibili, neppure in astratto, conflitti tra le conclusioni cui giungono i procedimenti di vigilanza e quelli antitrust. Ciò è naturalmente vero anche allorché l'istruttoria in materia di concorrenza sia svolta dalla Commissione europea. Non vi sono evidenze che le decisioni siano state motivate per fini di stabilità, a scapito della concorrenza. Lo stesso diritto comunitario prefigura le due procedure come nettamente distinte, e prevede che le valutazioni prudenziali sugli assetti proprietari delle banche vengano svolte esclusivamente dalle Autorità nazionali di vigilanza. Le valutazioni di vigilanza in materia di assetti proprietari sono conformi ai princìpi contenuti nella legislazione comunitaria, nel testo unico bancario e, in attuazione di quest'ultimo, nelle deliberazioni del CICR e nelle istruzioni di vigilanza della Banca d'Italia. Tali valutazioni hanno natura tecnica e, in presenza di operatori comunitari, prescindono da considerazioni non prudenziali quali la nazionalità dell'istante. La correttezza dell'operato della Banca d'Italia in questo ambito è testimoniata dalla circostanza che i provvedimenti in materia non sono mai stati oggetto di annullamento giudiziario. La stessa ultima decisione del TAR si basa su una istruttoria correttamente svolta dalla Banca d'Italia. Non c'è quindi alcuna credibilità da recuperare in ordine ai comportamenti della Banca d'Italia! Il senatore D'Amico ha presentato un emendamento che contiene tra l'altro la riforma del CICR. Ho trovato senz'altro mutata la sua posizione rispetto a quanto scriveva e leggevo negli anni '90 in materia sulla necessità che il credito rientrasse nelle funzioni della concorrenza affidate alla Banca d'Italia. Sarebbe interessante, senatore D'Amico, rileggere il comportamento della Banca d'Italia all'interno del CICR sul finire degli anni '80, tra i sostenitori di una lira sopravvalutata a vantaggio degli investitori USA, che portò poi alla crisi valutaria del 1992, e i sostenitori invece di un'idea diversa. Caratteristica peculiare del nostro sistema è quella di conferire alla Banca d'Italia la competenza in materia di stabilità e di concorrenza nel settore bancario, giustificata dalla relazione di complementarità tra concentrazione e concorrenza e dalla migliore informazione di cui dispongono le autorità di supervisione. V'è intreccio tra normativa nazionale e quella sovranazionale. L'elevata tecnicità dell'analisi della concorrenza nel settore del credito costituisce il principale portato degli elementi di specificità. 

In un recente libro di Napoletano viene riportata una frase del primo presidente dell'Antitrust, professor Saja, del seguente tenore (e mi rivolgo in particolare al senatore Grillo): "Noi di banche non capiamo niente. Per questo trasferire la competenza del sistema creditizio all'Antitrust sarebbe un errore perché non può essere disgiunta dalla stabilità e quindi dalla vigilanza che ha una conoscenza diretta, quasi automatica del sistema bancario. Insomma sa chi siamo e dove andiamo". Al senatore Cantoni vorrei ricordare che lo stesso presidente… (Richiami del Presidente). Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Dicevo che lo stesso Antonio Catricalà, attuale presidente dell'Antitrust, ha riconosciuto, nei giorni scorsi, precisamente domenica, credo al congresso di Pesaro, che sulle concentrazioni bancarie l'Antitrust non è né preparata, né attrezzata. Con la legge n. 287 del 1990 fu fatta una scelta precisa: le norme specifiche riferite al settore del credito per le asimmetrie informative riflettono con chiarezza il ruolo inequivoco che il legislatore nazionale ha voluto attribuire alla concorrenza e in tale ramo di attività - e, dunque, la specificità del ruolo della Banca d'Italia e (vorrei ricordarlo al senatore Passigli) - e nell'editoria e nelle assicurazioni. Questa è la specificità. Questo principio, che vige dal 1991, è stato ribadito nel 1998 dalla normativa sul mercato finanziario. Il legislatore, dunque, ha affidato alla Banca d'Italia il ruolo di tutela della concorrenza nel settore creditizio per la specificità del settore. È molto semplice: la legge n. 287 si muove in coerenza con la filosofia della legge n. 218 del 1990. Trovo francamente contraddittorie le critiche alla protezione dell'italianità, a una presunta pretesa protezionistica e dirigistica dell'italianità, di esponenti della stessa parte politica che si è lamentata nei giorni scorsi della vendita di Wind a un investitore straniero, in un settore, come quello telefonico, dove è già presente un importante operatore italiano. Converranno quindi i sostenitori della contendibilità che le banche straniere non vengono in Italia a fare beneficenza. Non abbiamo visto presenti le banche straniere in molti casi di ristrutturazione industriale, come nel caso FIAT, nella SMI di Orlando, nella SIR di Rovelli, nell'Alitalia, nella Montedison, nel gruppo Ferruzzi, ma solo, com'è ovvio, presenze opportunistiche dove non vi sono rischi e nei collocamenti dove vi sono ricche commissioni. 

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, è il momento di dare risposte concrete ai mercati e ai risparmiatori. Da parte nostra non ci sottrarremo a queste responsabilità. Finché c'è questo sistema democratico parlamentare e le Camere assolvono ai loro compiti non potranno esserci lobby editorial-finanziarie o di altro genere capaci di imporre soluzioni fuori dalle regole democratiche. 

Senatore Cantoni, noi vogliamo andare avanti. Abbiamo contenuto le modifiche proprio per raggiungere l'obiettivo alto della riforma così come auspicato dal Capo dello Stato. Guardiamo con fiducia al senso di responsabilità di ciascuno affinché questa riforma possa entrare rapidamente nell'ordinamento. 

(Applausi dal Gruppo UDC e dei senatori Grillo, Carrara e Fasolino. Congratulazioni).

29 luglio 2005 - RELAZIONE DELLE COMMISSIONI 6A E 10A DEL SENATO SULL'AS 3328 "DISPOSIZIONI PER LA TUTELA DEL RISPARMIO E LA DISCIPLINA DEI MERCATI FINANZIARI"

Relazione Sen. Eufemi

Onorevole Presidente, Onorevoli senatori,

Nelle relazione scritta viene dato ampio conto delle modifiche intervenute sulla nuova normativa per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari nelle commissioni riunite Finanze e Industria sul testo trasmesso dalla Camera.

Non abbiamo perso tempo. Presentiamo all'esame dell'Aula una riforma di sistema che si integra con la recente normativa sul market abuse, con più forti poteri di indagine, alla quale aggiungiamo la costruzione di un secondo pilastro di un edificio che va consolidato in più strutture.

Quella che stiamo per affrontare è una riforma importante che abbiamo portato avanti con determinazione per aprire una nuova fase di difesa piena del risparmio in coerenza con i principi costituzionali fissati dall'articolo 47 della Carta Costituzionale.

Abbiamo salvaguardato l'impianto trasmesso dalla Camera senza rinunciare a interventi correttivi, migliorativi, e di perfezionamento.

Su multi punti si è registrato un consenso condiviso superando molte originarie contrapposizioni. E' un dato positivo che va sottolineato.

Questa riforma va nella giusta direzione perché capace di innescare quel processo di trasformazione richiesto dal mutato contesto internazionale e dalla necessità di superare le difficoltà di adattamento del sistema italiano.

Viene affermata una cultura dei controlli mirando più al merito che alla forma, per tutelare più efficacemente il risparmio e i risparmiatori.

E' stata preferita la vigilanza per finalità caratterizzata dalla presenza di più Autorità ognuna competente, ponendole in una nuova e funzionale articolazione di migliorare la loro capacità operativa, rispetto agli obiettivi di stabilità, trasparenza e concorrenza nonchè la specificità rispetto al sistema di vigilanza sul sistema assicurativo e sul sistema previdenziale.

Tale disegno è stato realizzato nella consapevolezza di quell'indispensabile rafforzamento della Consob, sia in termini di competenza che di risorse, già compiuto con il varo della disciplina degli abusi di mercato

Rappresenta una precisa e valida risposta ai mercati finanziari recuperando una più forte fiducia nel sistema e sul suo funzionamento.

Abbiamo operato per recuperare i ritardi nel determinare un più forte ed adeguato ambiente giuridico a tutela del risparmio, strumento e condizione essenziale per accrescere le potenziali di sviluppo del Paese che non possono prescindere dalla immissione di risparmio nei circuiti finanziari destinati al sostegno delle attività produttive e determinando una ripresa di investimenti finanziari piuttosto che scelte difensive di liquidità.

Vengono rafforzati i presidi a tutela degli investitori e dei risparmiatori predisponendo regole, procedure e controlli più semplici ed efficaci.

Rappresenta quell'indispensabile, profondo rinnovamento del diritto finanziario, del governo societario e dell'apparato sanzionatorio adeguandoli alla sfida di una economia globalizzata rafforzando le regole della democrazia e proteggendo i cittadini risparmiatori.

Lo dimostrano alcuni numeri particolarmente significativi, relativamente alle modifiche intervenute sul TUF (52) e sul TUB (12), nonché 7 principi di delega.

I risparmiatori sono stati al centro delle nostre scelte politiche e parlamentari.

Aggiungo un dato che merita di essere richiamato. Nella elaborazione delle norme è stata recuperata e affermata una centralità parlamentare che esalta la funzione del Senato e del Parlamento.

Sé ritenuto di mantenere sostanzialmente inalterata la parte relativa al governo societario, salvo modeste correzioni.

Sono state apportate significative innovazioni in materia di:

Interventi più radicali sulle società off-shore i cosiddetti paradisi fiscali, con una disciplina speciale volta ad assicurare trasparenza sulle società estere controllate da società italiane, con rafforzamento dei controlli per contrastare più efficacemente interventi elusivi rispetto alla normativa nazionale, rafforzando i poteri della Consob sulla possibilità di detenere il controllo di società in Paesi con gravi carenze sulle informative societarie;

Sul sistema dei compensi premianti (le stock options) affermiamo una cultura delle opzioni di crescita attraverso maggiore trasparenza e conoscenza degli azionisti; rispetto alla caduta di standard etici è necessario indirizzare comportamenti che orientino un corretto rapporto tra azionisti e manager fondato sulla trasparenza e sulla integrità.

in materia di rapporti banca impresa si è guardato a responsabilizzare l'autorità creditizia nella valutazione del credito concedibile attesa la funzione tipica di vigilanza prudenziale; si evitano quelle rigidità che avrebbero determinato un riassetto forzoso dell'azionariato delle banche quotate in Italia oltre che dannose conseguenze;

sulla circolazione dei prodotti finanziari é stata operata una scelta precisa: si è garantito l'obbligo di prospetto per le offerte fuori sede garantendo e tutelando i risparmiatori rispetto a rischi finanziari dei prodotti; tale condizione è parsa ineludibile rispetto alla esigenza di difendere il risparmio sulla vendita di prodotti assicurativi a contenuto finanziario. Ciò acquista ancora più forte significato in vista della disciplina del Trattamento di fine rapporto (TFR);

sulle società di revisione si è guardato agli orientamenti comunitari, puntando sulla qualità e sulla responsabilità;

l'uso della Guardia di Finanza viene garantita alle authority nell'esercizio dei poteri di vigilanza informativa e ispettiva loro attribuiti tenendo conto della riservatezza e del vincolo del segreto di ufficio.

l'impianto sanzionatorio è stato rafforzato, rendendolo più rigoroso ed efficace. Rappresenta uno dei cardini del provvedimento passando dalla natura contravvenzionale alla natura penale. Abbiamo ritenuto di superare la difficile applicabilità delle soglie con norme in linea con la disciplina europea in materia di bilanci societari adottando sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive per le violazioni della informazioni societarie.

L'esigenza di tutela del risparmio emersa a seguito dei noti scandali finanziari viene confermata con le disposizioni recanti aumento delle sanzioni penali e amministrative.

Onorevole Presidente, Senatori,

Una buona legge può non essere sufficiente per impedire comportamenti fraudolenti o manipolazione dei conti.

Nonostante la Sarbanes-Oxley negli Stati Uniti vi sono registrati nuovi recenti scandali. Gli scandali non sono solo di oggi. Per Benedetto Croce "sono cose di tutti i tempi e di tutti i Paesi"

Compito del legislatore è tuttavia creare buone regole per rendere difficili comportamenti illeciti adeguando il quadro normativo alle asimmetrie createsi tra norme vigenti, prassi e comportamenti degli operatori che soprattutto in una economia globalizzata cercano di fuggire dalle giurisdizioni locali. Ecco perché si rende necessario intervenire sul diritto del mercato finanziario con risposte adeguate attraverso un costante adeguamento dei vincoli di comportamento che non sono solo giuridici ma anche morali perché il sistema economico e finanziario non è indifferente a tali comportamenti.

E' necessario recuperare quel valore impalpabile che è la fiducia dei cittadini oltre che la certezza dei diritto soprattutto in sede giurisdizionale.

Essa è una determinante della crescita, se la si prepara attraverso un contesto di regole certe e rispetto delle stesse da parte di tutti i soggetti: autorità di controllo, istituzioni, emittenti, collocatori e sottoscrittori.

Approvare questa riforma in tempi brevi, perché diventi pienamente operativa non è l'obiettivo esclusivo del governo o della maggioranza che lo sostiene; riteniamo invece che tutti al contrario devono farsi carico di perseguire affinchè possa costituire un elemento fondamentale per favorire la crescita del Paese.

Questa legge non è una occasione perduta.

Sappiamo bene che non è l'unica occasione e neppure l'ultima per intervenire su un quadro economico-finanziario in continua evoluzione, per adeguare le infrastrutture normative in modo coerente. Tra queste rientreranno tra breve gli interventi sui conglomerati finanziari e sulle OPA.

Tutto ciò richiede un Parlamento capace di intervenire prontamente e con decisione evitando sterili e dannose polemiche. Sarebbe estremamente dannoso per l'immagine internazionale dell'Italia e del nostro sistema economico e produttivo non raggiungere, in tempi rapidi gli obiettivi che questa legge si pone.

27 luglio 2005 Seguito dell'indagine conoscitiva sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Unione Europea: esame del documento conclusivo

Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Contento.

Interviene quindi il senatore EUFEMI (UDC) per esprimere il proprio complessivo apprezzamento per la proposta di documento conclusivo, la quale contiene talune delle indicazioni da lui maggiormente auspicate. 

Condivide il rilievo attribuito ad una identità culturale di base tra i Paesi della nuova Unione europea allargata e all'esigenza di rilanciare il progresso di una sempre maggiore integrazione economica e politica tra i Paesi aderenti, sottolineando peraltro il rilievo delle nuove problematiche poste dal processo di allargamento, tra le quali segnala la redistribuzione delle risorse finanziarie rispetto ai diversi tassi di crescita delle singole economie. Egualmente apprezzabile è il rilievo attribuito al ruolo delle banche per sostenere lo sviluppo economico e la competitività sul mercato internazionale delle imprese italiane, in un'ottica di creazione di nuove opportunità di crescita economica. Per quanto concerne la problematica delle infrastrutture di trasporto e collegamento, risulta condivisibile il riferimento all'importanza strategica per il Paese del Corridoio 5 per lo sviluppo economico nel medio lungo periodo. 

Dopo aver espresso apprezzamento per il rilievo attribuito all'operatività degli Istituti italiani di cultura, l'oratore sottolinea l'esigenza di porre in luce le radici culturali comuni dei Paesi europei, le quali sostengono un modello sociale di tutela dell'individuo e della persona.

19 luglio 2005 - Seguito della discussione del disegno di legge: (3523) Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, recante disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità di settori della pubblica amministrazione (Relazione orale)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3523. Ricordo che nella seduta antimeridiana del 14 luglio il relatore ha svolto la relazione orale, è stata respinta una questione pregiudiziale ed è stata aperta la discussione generale. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo Saporito e Ventucci, onorevoli colleghi, dispiace che si utilizzi lo strumento del richiamo all'ordine dei lavori per intervenire su temi estranei al calendario dell'Assemblea e dispiace che lo abbia fatto il presidente Mancino, politico di lungo corso, di grande esperienza e già Presidente del Senato. La questione è molto seria e doveva essere posta in Conferenza dei Capigruppo.

PRESIDENTE. Esattamente ciò che ho detto.

EUFEMI (UDC). Credo però che vada riaffermato il principio. Vorrei esprimere piena solidarietà al presidente Pera per le cose che ha detto, che sono largamente condivise all'interno e all'esterno di quest'Aula. La questione è stata posta in modo esterno al Parlamento.

Mi sia consentita una battuta umoristica, per sdrammatizzare: ho sentito poco fa il lungo elenco dei congedi e delle missioni e sono sempre gli stessi senatori a ricorrervi. Sarebbe utile, per l'avvenire, elencare i senatori che dovrebbero essere presenti. Il decreto-legge in esame contiene norme che prevedono interventi diversi, una sorta di omnibus estivo, per i settori della pubblica amministrazione, in particolare per l'università di Urbino, il precariato della scuola, i bilanci delle società sportive, gli ammortizzatori sociali nei settori più in crisi, i contratti di programma, gli ammodernamenti di infrastrutture portuali, nonché in materia di servizio di leva per i militari. Desidero soffermarmi brevemente sul alcuni aspetti di questo provvedimento. 

II Governo - lo dobbiamo dire con grande nettezza - si è fatto carico opportunamente della particolare situazione e dei problemi relativi all'Ateneo Carlo Bo di Urbino attraverso uno stanziamento straordinario di 30 milioni di euro per il biennio 2005-2006. Ciò assume particolare rilievo in considerazione del fatto che l'anno prossimo si celebrerà l'anniversario della nascita del prestigioso Ateneo, che risale al 1505. La soluzione individuata è apprezzabile e va nel senso, fortemente auspicato dall'UDC. Del resto di ciò mi ero fatto carico fin dall'aprile 2003 con una iniziativa legislativa che prevedeva interventi strutturali in favore delle università non statali, attraverso una griglia valutativa basata su alcuni parametri oggettivi. Quella iniziativa aveva raccolto l'adesione, in uno spirito bipartisan, di firme illustri come quelle del senatore Andreotti, del presidente Mancino, del senatore Zavoli e del senatore Del Turco tra gli altri, nonché di moltissimi senatori eletti nelle Marche e nella Romagna. L'intervento straordinario che oggi viene proposto offre certo una soluzione, ma diversa da quella da noi ipotizzata che teneva conto della specificità particolare dell'università urbinate, dei costi contenuti delle tasse universitarie, con l'esonero totale per gli aventi diritto ed i portatori di handicap ed un maggior numero di docenti di ruolo, che determinano un elevato rapporto docenti-studenti. In una graduatoria predisposta dal CENSIS tale università figurava al quinto posto tra le università di medie dimensioni, quelle per intenderci tra i 20.000 e i 40.000 studenti. Va sottolineata la qualità dei suoi collegi universitari, primi in Italia non solo per capienza, cioè relativamente agli studenti iscritti, sia in valore assoluto ma anche per la qualità della stessa. Il rapporto studenti-residenti, rispetto a una media di 180 su 1000 si cifra in 1445 su 1000 e porta a definirla città campus. C'è il rischio che la difficoltà di raggiungere un delicato equilibrio economico-finanziario spinga per una pubblicizzazione dell'università urbinate, così come previsto negli emendamenti presentati dalla sinistra, in particolare dal senatore Modica, soluzione che taluni sperano di raggiungere quale più facile e più semplice; così come previsto in taluni emendamenti del senatore Cavallaro che raddoppiano gli stanziamenti: non siamo a Lascia o Raddoppia! 

Se il Governo ha proposto 15 milioni di euro l'anno è perché quella è la disponibilità di risorse per far fronte alla necessità. È inutile quindi presentare un raddoppio rispetto a risorse che non sono disponibili. La pubblicizzazione sarebbe una scorciatoia: è una scelta che rifiutiamo e che va scongiurata perché la statalizzazione dell'università Carlo Bo significherebbe non solo la fine della sua storica autonomia, così strenuamente difesa dal senatore Carlo Bo, ma un pericoloso passo indietro. L'intervento finanziario consente di scongiurare questo risultato. L'ateneo urbinate può essere definito come "pubblico non statale", continuando a mantenere i vantaggi di un luogo di studi a dimensione dello studente, con uno sviluppo regionale e interregionale, al servizio di un bacino di utenza che altrimenti sarebbe marginalizzato. Certo, questo intervento finanziario è pur sempre inferiore ai costi che deriverebbero per la finanza pubblica da un totale ritorno al settore pubblico. Ora si tratta certo di fare in modo che l'obiettivo dell'autonomia venga salvaguardato e che l'ateneo possa fare la sua parte attraverso una compressione delle spese (anche con riduzione degli insegnamenti), tenendo conto che gli oneri della riforma, quelli imposti dai requisiti minimi e gli incrementi stipendiali del personale docente e non docente hanno reso la situazione difficile. Siamo di fronte ad un corpo insegnanti di 511 docenti che è un numero elevato. La funzione delle università regionali è anche quella di formare il corpo docente prima del salto nelle grandi università; è un gradino che non può essere disconosciuto. È condivisibile la scelta operata dal Governo di prevedere l'inserimento di due esperti ministeriali nel consiglio di amministrazione per verificare non solo l'equilibrio economico-finanziario, ma soluzioni di valorizzazione e di rilancio dell'università. Esprimiamo soddisfazione in particolare per la sensibilità del Governo, e soprattutto al sottosegretario Letta, riguardo ai problemi dell'università di Urbino, che consente di difendere concretamente la storia e l'autonomia di questa istituzione. Mi permetto di richiamare al relatore Falcier due questioni per le quali ho presentato una proposta legislativa. La prima riguarda l'esigenza di dare soluzione compiuta al problema degli insegnanti dipendenti dalle amministrazioni comunali nei ruoli del personale scolastico dello Stato, omogeneizzando i rapporti di lavoro all'interno della scuola. La seconda questione riguarda la necessità di una norma interpretativa che dia soluzione definitiva all'annosa questione relativa al ruolo ispettivo del personale direttivo e docente, ponendo fine ad un lungo contenzioso che si trascina ormai da troppi anni. Ho presentato anche un emendamento relativamente alle norme interpretative in materia di rideterminazione della pensione a seguito di proscioglimento nei processi penali. Questo acquista ancora più valore e significato alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale sul caso Carnevale, ma non si tratta soltanto del caso Carnevale, bensì anche quelli di tantissimi altri dirigenti dello Stato. Il consolidamento interpretativo del principio già accettato dal Governo riveste oggi particolare importanza dopo la sentenza n. 284 del 7-15 luglio 2005, che ha eliminato ogni dubbio ulteriore sulla piena applicazione di una legge che, accanto alla riammissione in servizio per un tempo uguale alla sospensione ingiusta, offre in certi casi l'alternativa di un trattamento pensionistico, ancorché già liquidato, con l'aggiunta di un ulteriore risarcimento consistente nel computo di un periodo di servizio pari alla durata della sospensione patita. La Corte ha riaffermato il carattere risarcitorio, dal quale non possiamo prescindere. Quanto all'articolo 6, comma 1, che prevede la proroga di due anni dell'efficacia del cosiddetto arresto in flagranza differito, appare necessario questo intervento per contrastare la violenza negli stadi e soprattutto garantire le forze di polizia impegnate nelle manifestazioni sportive. La sicurezza strutturale degli impianti appare necessaria, ma ancor di più appare necessario affermare comportamenti che devono essere rispettosi del pubblico. Per quanto attiene alle norme sulle società sportive, esse rappresentano la soluzione concordata tra i rappresentanti del nostro Governo - il ministro Buttiglione prima e il ministro La Malfa poi - con la Commissione mercato interno dell'Unione, dando soluzione al problema degli ammortamenti derivanti dalla svalutazione di calciatori. Pertanto, a partire dal 1° luglio 2007 le società con bilancio dal 1° luglio al 30 giugno dovranno abbattere la voce "oneri pluriennali". Queste misure vanno nel senso di adeguare le normative del sistema calcio a regole di trasparenza, adeguandole ai principi contabili europei. 

Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevole relatore, onorevoli colleghi, esprimo particolare apprezzamento per le scelte operate dal Governo, in particolare per l'Università di Urbino, per la quale noi ci siamo lungamente battuti, e unisco gli apprezzamenti al lavoro e all'azione del relatore, senatore Falcier, che ha svolto un notevole lavoro di mediazione, di cui gli deve essere dato atto.

2 giugno 2005 - Intervento in materia di archeologia preventiva e quote latte

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC voterà a favore della conversione del decreto-legge in esame e quindi alla proposta del Governo relativamente alle competenze del Ministero per la coesione sociale (rese necessarie dopo la scelta di separarne la funzionalità dalla ormai mastodontica struttura del Dicastero dell'economia e delle finanze) e alla nuova definizione delle competenze per il diritto di autore, portate alla responsabilità congiunta della Presidenza del Consiglio.
Nel corso dei lavori sono state apportate alcune significative modifiche, di cui dobbiamo dare atto. La prima iniziativa del nostro Gruppo riguarda l'introduzione delle norme sull'archeologia preventiva: uno strumento indispensabile per tutelare il patrimonio dei beni culturali italiani attraverso precise norme di indirizzo.
Siamo stati accusati di volere distruggere il patrimonio: dichiarazioni incaute ed ingiuste; ci muoviamo proprio nel senso della tutela e non della permissività. Questi valori non sono patrimonio esclusivo di una forza politica, ma devono appartenere a tutti. Non c'è un diritto di titolarità, onorevole Turroni, rispetto ad altri.
Abbiamo dimostrato che questi problemi ci stanno a cuore in modo forte. Respingiamo le accuse che ci sono state rivolte con leggerezza e superficialità, perché le tutele vengono rafforzate e non indebolite. Quale posizione hanno privilegiato, per esempio, i Verdi rispetto alle devastazioni nel comune di Torino, in Piazza San Carlo e in Piazza Vittorio, quelle degli interessi locali o quelle di tutela dell'interesse generale che noi invece abbiamo correttamente rappresentato?
Oggi è stata emanata l'ordinanza della direzione dei beni archeologici, proprio per fermare i lavori nelle aree interessate, in attesa delle decisioni del comitato tecnico. È stato poi approvato, con il nostro pieno consenso, l'emendamento del relatore Malan - che ringrazio - relativo alle norme sulle convenzioni numismatiche e rilevo anche l'azione svolta dal senatore Falcier. Quelle norme erano illustrate, onorevole Turroni, nel nostro disegno di legge n. 2153, quindi, non vengono dal nulla (erano del primo aprile 2003) e registrarono la firma di ben 30 colleghi. In quel provvedimento potrà anche trovare numerose sentenze della Corte di cassazione.
Oggi, con questo provvedimento legislativo si mette ordine in un settore, evitando le difficoltà che quotidianamente incontrano i commercianti e i collezionisti onesti.
L'altra questione, fortemente attesa dal mondo agricolo, era la soluzione alle competenze giudiziarie in materia di quote latte. Signor Presidente, ne avevo segnalato la problematicità fin nel corso dell'esame della questione, in sede di legge finanziaria. In quella occasione richiamai l'attenzione del Senato sul passaggio di competenze di rilievo comunitario di settori sensibili, tra cui la vigilanza nei settori dell'economia pubblica, dalla giustizia amministrativa ai giudici di pace, che avrebbe determinato un affievolimento degli interessi dello Stato e dell'Unione, dove sono in gioco rilevanti risorse europee.
La norma si poneva in palese contrasto con quanto affermato in giurisprudenza circa la competenza esclusiva dei giudici amministrativi a conoscere dei contenziosi tra Agea e produttori di latte aventi ad oggetto i prelievi supplementari dovuti da quanti producono in violazione della propria quota latte come da ultimo la Corte di cassazione (sezioni unite, sentenza del 14 ottobre 2004 n. 20254).
E come non ricordare quanto segnalato nella relazione di quest'anno dalla Corte dei conti sui rapporti finanziari tra Italia ed Unione Europea in materia di fondi comunitari laddove il richiamato comma 551 era destinato a creare aperture alle aspettative dei produttori eccedentari tese alla dilazione e alla remissione della corresponsione del prelievo supplementare con connesso trasferimento dei relativi oneri a carico della collettività?
La norma avrebbe creato incertezza in merito all'effettiva possibilità per lo Stato di recuperare gli importi dovuti e da pagare all'Unione Europea e di penalizzare l'intero settore lattiero caseario a cui il legislatore negli ultimi anni ha dedicato particolare attenzione incentivando in vario modo la soluzione dell'annosa questione delle multe pregresse.
Ora questo problema viene definitivamente superato con nostra grande soddisfazione.
Per queste ragioni, esprimo il voto favore del Gruppo UDC. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Fasolino. Congratulazioni).

 

COMMISSIONI 6ª e 10ª RIUNITE
6ª (Finanze e tesoro) 
10ª (Industria, commercio, turismo)  

Presidenza del Presidente della 6ª Commissione
PEDRIZZI 


(3328) Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari, approvato dalla Camera dei deputati, in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Armani ed altri; Benvenuto ed altri; Lettieri e Benvenuto; La Malfa ed altri; Diliberto ed altri; Fassino ed altri; del disegno di legge d'iniziativa governativa; dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Antonio Pepe ed altri; Letta ed altri; Lettieri ed altri; Cossa ed altri; del disegno di legge d'iniziativa governativa e del disegno di legge d'iniziativa del deputato Grandi ed altri
 
(2202) PEDRIZZI.  -  Disposizioni sul regime della responsabilita'  e delle incompatibilita' delle societa'  di revisione  
(2680) PASSIGLI ed altri.  -  Norme a tutela degli investitori relative alla emissione, collocamento e quotazione in Italia di valori mobiliari emessi da societa' italiane o estere  
 (2759) CAMBURSANO ed altri.  -  Riforma degli strumenti di controllo e vigilanza sulla trasparenza e correttezza dei mercati finanziari  
 (2760) CAMBURSANO ed altri.  -  Nuove norme in materia di tutela dei diritti dei risparmiatori e degli investitori e di prevenzione e contrasto dei conflitti di interessi tra i soggetti operanti nei mercati finanziari  
 (2765) MANZIONE.  -  Istituzione del Fondo di garanzia degli acquirenti di strumenti finanziari  
 (3308) PETERLINI ed altri.  -  Norme in materia di risparmio e di depositi bancari e finanziari non rivendicati giacenti presso le banche e le imprese di investimento  
- e petizione n. 808 ad essi attinente
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio) 
 
            Si riprende l'esame congiunto dei disegni di legge in titolo sospeso nella seduta del 18 maggio.
 
Si passa allo svolgimento degli interventi di replica.
 
            Il senatore EUFEMI (UDC), relatore per la Commissione Finanze e tesoro, esprime anzitutto apprezzamento per il lavoro svolto dalle Commissioni riunite, compiuto anche grazie all’acquisizione del punto di vista dei soggetti interessati dal disegno di legge di riforma del risparmio, senza che ciò prolungasse l'iter del provvedimento. Auspica quindi che le Commissioni concludano sollecitamente l’esame del provvedimento, apportando ad esso, peraltro, talune indispensabili correzioni rispetto al testo approvato dall’altro ramo del Parlamento.
            Dopo aver evidenziato  l’ampiezza del dibattito e l’articolazione e rilevanza delle valutazioni svolte dai commissari, respinge le critiche concernenti il ritardo del Parlamento nell’approvare le nuove norme in commento, originate come noto dai  recenti scandali finanziari. Viceversa, rivendica l’impegno da parte della maggioranza ad evitare condizionamenti sull’attività legislativa da parte di fattori esterni e a compiere valutazioni senza farsi influenzare da vicende attuali sugli assetti proprietari di alcune banche.
            Rispetto alle problematiche concernenti la durata del mandato del Governatore della Banca d’Italia e l’attribuzione di competenza in materia di concorrenza bancaria, sottolinea come proprio tali dibattute questioni abbiano determinato rallentamenti dell’iter del provvedimento nel corso dell'esame da parte della Camera dei deputati: reputa pertanto opportuno che il disegno di legge non contenga più alcune disposizioni in proposito e auspica che non vengano riproposte come emendamenti al testo; rileva peraltro come fosse, a proprio giudizio, errato soffermare l’attenzione sui profili attinenti la disciplina del settore bancario, anziché di quello societario e industriale, in relazione all’analisi delle citate crisi finanziarie. Fa poi notare che il disegno di legge  non evita di intervenire in relazione all’assetto delle autorità di vigilanza sul settore del risparmio, operando al contrario una riforma sistematica che costituisce una valida risposta all’esigenza di tutela dei risparmiatori e di fiducia emersa nell’ambito del mercato finanziario.
            L’oratore replica poi ai rilievi critici rispetto alla difesa degli assetti societari delle banche italiane facendo osservare la contraddittorietà di tale atteggiamento rispetto alle scelte effettuate negli anni scorsi  da esponenti della medesima parte politica in relazione a importanti imprese industriali del Paese.
            Dopo aver richiamato le riflessioni svolte dai senatori Tarolli e Grillo sulle vicende che hanno condotto all’introduzione  del testo unico bancario  e al successivo riassetto normativo dei settori bancario e finanziario, sottolinea la validità del sistema nel suo complesso  così come progressivamente delineatosi. Inoltre  ritiene essenziale riflettere  sul ruolo delle banche nell'economia italiana, soprattutto dal punto di vista della loro essenziale funzione di erogazione del credito alle imprese,  più che con riferimento alla ipotizzata scarsa concorrenza nel settore, ovvero,  alle condizioni praticate e ai costi dei servizi erogati.  Proprio in tale funzione allocativa e di sostegno alla crescita delle aziende risiede, infatti, la motivazione principale dell’attenzione che deve essere riservata al settore bancario, anche in relazione al possibile ruolo delle banche straniere, giudicando, di contro, non condivisibili le diverse valutazioni svolte dal senatore Debenedetti.
            Ricordando il rammarico espresso dai senatori Cantoni e Debenedetti per la mancata disciplina del mandato del Governatore e del riparto di competenze in materia di concorrenza bancaria - dopo aver sottolineato come nella scorsa legislatura il centro-sinistra non abbia attuato alcun intervento in merito - ricorda che le previsioni attinenti tali problematiche non hanno superato il vaglio della Camera dei deputati. Giudica favorevolmente la mancata introduzione di disposizioni incidenti sull’assetto normativo attuale del sistema di vigilanza sul settore bancario, rilevando come esso si sia dimostrato idoneo a garantire l’indipendenza della funzione di vigilanza e la crescita del comparto bancario anche a seguito del processo di privatizzazione degli istituti di credito. Ritiene inoltre che l’attribuzione alla Banca d’Italia del duplice ruolo di autorità di vigilanza (volta a garantire la stabilità e la sana e prudente gestione) e di regolazione della concorrenza in ambito bancario risulta efficace e funzionale all’operatività dell’Istituto. Dopo aver citato i dati concernenti la crescita di concorrenza  nel sistema bancario, sottolinea l’esigenza di distinguere con chiarezza tra la problematica dell’attribuzione dei compiti in tema di concentrazioni bancarie e quella della possibilità per gli operatori esteri di acquisire quote di controllo nel capitale di istituti di credito nazionali: tali procedure, infatti, sono regolate da normative diverse e rispondono a differenti finalità, ragion per cui non ritiene possa sussistere alcun conflitto tra compiti di vigilanza sulla stabilità del sistema bancario interno e valutazioni dal punto di vista della concorrenza tra operatori. L’oratore non condivide quindi le critiche rivolte alla correttezza dell’operato della Banca d’Italia su entrambi i versanti, citando, da un lato,  l’assenza di provvedimenti giudiziari di annullamento di atti della stessa quale autorità di vigilanza e, dall'altro - con riferimento cioè ai sospetti di atteggiamenti protezionistici  della Banca d’Italia in veste di autorità preposta alla concorrenza nel settore bancario - i dati relativi alla presenza di gruppi esteri nel capitale delle principali banche italiane rispetto alla situazione degli altri Stati membri dell’Unione Europea.
            Conclusivamente  rispetto a tali tematiche ribadisce la propria preferenza per la non introduzione di modifiche al disegno di legge che rischierebbero di compromettere il patrimonio di credibilità e indipendenza dell’Istituto.
            Soffermandosi poi su talune tematiche emerse nella discussione, con riferimento alla disciplina delle società di revisione contabile, sottolinea l’esigenza di fissare un limite massimo alla responsabilità civile per comportamenti non dolosi, onde consentire un meccanismo di tipo assicurativo. Ritiene inoltre opportuno garantire l’indipendenza dell’attività di revisione limitando i possibili conflitti di interesse tra la società cliente e la rete cui appartiene la società di revisione, prevedendo misure omogenee rispetto agli indirizzi in via di definizione in sede  comunitaria.
            Quanto al problema della contendibilità sul piano internazionale delle banche nazionali, evidenzia i rischi che potrebbero derivare da mutamenti della proprietà delle banche per i fruitori dei servizi finanziari e, soprattutto, dal punto di vista dell’erogazione del credito e della scelta degli investimenti da effettuare, rispetto alle esigenze delle imprese italiane ovvero dei territori in cui operano gli istituti di credito.
            Ritiene inoltre che sia necessario prevedere una normativa maggiormente severa relativamente ai cosiddetti paradisi fiscali, per contrastare efficacemente comportamenti elusivi, subordinando alla valutazione della Consob la possibilità, per le società italiane quotate o con titoli diffusi tra il pubblico, di detenere il controllo di società estere aventi sede legale in Stati che non garantiscono la trasparenza societaria.
            Reputa altresì opportuno intervenire in materia di azioni attribuite a esponenti aziendali dipendenti o collaboratori, estendendo l’ambito di applicazione della nuova normativa a tutti i casi di remunerazione basata su azioni o strumenti finanziari, ampliando altresì gli oneri di comunicazione non solo al mercato ma anche all’assemblea degli azionisti. Ritiene inoltre necessario affidare alla normativa secondaria della Consob l’individuazione di misure che impediscano che siano poste in essere strategie aziendali meramente speculative e finalizzate all’attribuzione di stock option anziché alla crescita produttiva.
            In materia di conflitti di interesse nella prestazione dei servizi di investimento, giudica preferibile l’applicazione di sanzioni per l’inosservanza della normativa a carico dei responsabili e non direttamente delle società di appartenenza, onde evitare che l’entità delle sanzioni possa essere considerata un costo di impresa.
            Per quanto concerne le disposizioni sulla concessione di credito in favore di azionisti e di obbligazioni degli esponenti bancari, ritiene opportuno affidare interamente alla normativa di attuazione delle Autorità creditizie il compito di dettare la disciplina dei limiti per la concessione di credito, anziché operare una ripartizione tra norme di rango primario e secondario. Giudica peraltro necessario eliminare la disposizione legislativa che individua una soglia debitoria fissa, in quanto facilmente eludibile e contraria all’efficienza gestionale delle banche.
            In relazione all’apparato sanzionatorio, sottolinea l’esigenza di procedere ad un coordinamento tra le disposizioni del disegno di legge e le modifiche recentemente introdotte dalla legge comunitaria per il 2004 - che ha recepito, tra l’altro, la normativa comunitaria sugli abusi di mercato - nonché con la riforma del diritto societario in via di attuazione.
            Conclude sottolineando l’esigenza di un esame del provvedimento in tempi ristretti, apportando solo talune limitate modifiche che non ne mettano in discussione l’impianto essenziale.

12 maggio 2005 - Intervento su impresa sociale

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli senatori, non posso iniziare questo intervento senza muovere un rilievo: la soppressione delle lettere d) ed e) non mi convince per due ragioni e suscita, inoltre, perplessità l’intervento da parte della Commissione di merito.
La prima difformità nasce dalle diverse valutazioni delle due Camere; ancora una volta riscontriamo un comportamento difforme tra Camera e Senato sulle coperture, che valgono per l’una ma non per l’altra. È una questione che in qualche modo dovrebbe essere affrontata.
La seconda questione è relativa alla copertura stessa del provvedimento, nello specifico. Infatti, lo stesso provvedimento fa riferimento alle risorse che sarebbero state comunque stanziate nell’ambito della finanziaria. Non si capisce questo intervento preventivo.
Aggiungo un’ulteriore considerazione. In passato è già stata approvata una legge dello Stato (la cosiddetta riforma fiscale di Tremonti) di cui abbiamo parzialmente applicato alcune norme, tra cui il primo modulo e l’IRES, all’interno della quale erano contenute norme che prevedevano interventi agevolativi a favore dell’impresa sociale. Si tratta - lo ripeto - di una legge dello Stato. Oggi si fa marcia indietro.
Per quanto riguarda le argomentazione relative al disegno di legge in discussione, credo non possa non essere sottolineato come il fenomeno del non profit rappresenti ormai una realtà rilevante dal punto di vista economico e sociale del nostro Paese.
Si tratta di una realtà che ha assunto connotazioni molto diversificate, con un sistema normativo altrettanto diversificato che richiedeva una riforma complessiva che disciplinasse in maniera organica il fenomeno dell'imprenditorialità sociale, seppure con grande ritardo. Non dimentichiamo, infatti, che questo provvedimento è stato presentato alla Camera dei deputati nel 2002.
L’iniziativa legislativa del Governo giunge ora alla fase conclusiva. Essa vuole dare una risposta all'esigenza di una disciplina organica della materia, facendo venire meno il carattere settoriale e frammentato della legislazione vigente e garantendo, in tal modo, l'effettivo sviluppo del terzo settore.
Devo peraltro sottolineare che, al contrario di quanto avvenuto per i precedenti provvedimenti, si è registrato un clima di fattiva collaborazione tra i Gruppi di maggioranza e di opposizione ed il Governo nel definire i princìpi della delega, a significare l'importanza rivestita da questo nuovo tipo di imprenditorialità, non solo per le implicazioni sociali, ma anche per le ricadute economiche ed occupazionali. È un elemento che trova fondamento e piena legittimazione anche nella nostra Carta costituzionale, nella parte in cui prevede il riconoscimento e la tutela delle formazioni sociali nelle quali si svolge la personalità dell'individuo.
Parlando di Costituzione, come non fare riferimento al principio della sussidiarietà insito nel concetto di impresa sociale, un principio molto spesso citato in tema di riforme dell'ordinamento statale?
Nel corso dei dibattiti che si sono susseguiti in questi mesi - anche in quest’Aula - si è parlato molto, in tema di federalismo, del principio di sussidiarietà, di una sussidiarietà cosiddetta verticale, attraverso la quale si possano delegare funzioni e ruoli dallo Stato centrale alle Regioni e agli enti locali; è un principio che necessita, per avere pieno successo, di una seconda gamba importante quanto la prima: la sussidiarietà orizzontale, appunto, quale strumento utile e più vicino al soddisfacimento delle esigenze dei cittadini.
Oggi sono attive circa 220.000 istituzioni non profit con 630.000 occupati a tempo pieno e 3.200.000 volontari. Si tratta di aziende che operano non secondo la ragione del profitto, ma secondo le ragioni etiche, impegnate, a differenza delle organizzazioni non profit tradizionali, nella produzione di beni e nell'erogazione di servizi alla persona in modo continuativo.
Il provvedimento che ci accingiamo a votare ha il grande merito di mettere ordine, superando una legislazione disomogenea e introducendo criteri e princìpi direttivi qualificanti.
È per questo che riteniamo indispensabile renderlo operativo, definendo in maniera compiuta il fenomeno dell’impresa sociale, ossia l’organizzazione di una struttura imprenditoriale al servizio non già del vantaggio economico-finanziario dei proponenti, ma della utilità collettiva vissuta in una prospettiva solidaristica.
Per queste ragioni, valutando complessivamente in maniera positiva il provvedimento, pur con le forti riserve relative alla cancellazione delle norme concernenti le agevolazioni fiscali, esprimo comunque il voto favorevole del Gruppo UDC. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Fasolino).

Mercoledì 27 aprile 2005 - Intervento in Aula su fiducia al Governo Berlusconi bis

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. 

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente del Senato, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli senatori, questa verifica parlamentare non è un rito inutile, è nel rispetto della Costituzione. Il chiarimento politico-programmatico, così come da noi fortemente sostenuto, ha portato, come conseguenza, ad una indispensabile messa a punto e alla fissazione di nuove priorità, per completare la legislatura con più forza e determinazione. La sua esposizione, onorevole Presidente, lo dimostra ampiamente. Esprimiamo pertanto una valutazione complessivamente positiva. 

La nostra lealtà non è in discussione, così come la nostra collocazione nel centro-destra. Ritroviamo elementi di novità nei contenuti programmatici e nella rinnovata struttura di Governo. Una risposta adeguata quindi alla mutata situazione economico-finanziaria e ai problemi, vecchi e nuovi, del Paese, offrendo indicazioni precise sulle prossime scadenze politiche e parlamentari. E' dall'analisi del voto che dobbiamo muovere se vogliamo interpretare correttamente il disagio di una rilevante parte del corpo elettorale che ha caricato di significati politici un appuntamento elettorale di governo locale. Condividiamo pienamente la sua analisi sulle difficoltà registrate in questi anni, su cui non mi soffermo. Con il nostro pieno sostegno, con il solidale impegno della coalizione sono state realizzate riforme di sistema importanti - da lei giustamente rivendicate con orgoglio - scelte coraggiose che guardano all'ammodernamento del Paese incidendo sulla sua struttura nei settori della sicurezza sociale, della istruzione, delle infrastrutture pubbliche per ridurne il deficit competitivo. 

Abbiamo realizzato riforme forti, colmando un deficit che la sinistra non è stata in grado di affrontare. E' un bilancio positivo. Altro che fallimento! Non bisogna tuttavia avere timore di guardare alle criticità. Riteniamo che vi siano stati incertezze, incolpevoli ritardi, e insufficiente determinazione, rispetto a fenomeni speculativi che colpivano i redditi e i bilanci delle famiglie. Come non riconoscere che la perdita del potere di acquisto delle famiglie e di interi ceti sociali si traduce in una perdita di status sociale? Sollecitiamo il Ministro delle Attività produttive a convocare subito le categorie per un responsabile confronto assumendo decisioni coerenti e consequenziali. 

Un Governo liberale non è privo di strumenti rispetto a chi specula nei confronti dei consumatori con aumenti di prezzi ingiustificati e ingiustificabili. Come non rilevare che le divergenze nella coalizione riguardavano le scelte da compiere rispetto alle esigenze di nuove priorità programmatiche relativamente a famiglia, imprese e aree deboli del Paese? Non abbiamo compreso perché una parte rilevante della riforma fiscale, condivisa dall’intera maggioranza, non sia stata attuata! Eppure in quelle norme, signor Presidente, erano stati introdotti, su nostra sollecitazione, indispensabili principi di equità, di solidarietà e di giustizia sociale; era stato previsto il principio del quoziente familiare. Dobbiamo forse pensare che il ministro Tremonti non abbia più creduto alle deleghe ricevute, che avrebbero consentito di fronteggiare diversamente i problemi di reddito delle famiglie numerose, monoreddito e con disagi sociali? 

Le misure già adottate per la competitività rappresentano una prima, parziale risposta. Ora dobbiamo abbassare a livelli europei, quindi al 27 per cento, il cuneo fiscale e contributivo attraverso una progressiva riduzione della aliquota di riferimento. Condividiamo la necessità e l'impegno alla riduzione triennale dell’IRAP, quella tassa odiosa introdotta dalla sinistra che colpisce il costo del lavoro e dunque la struttura industriale e produttiva del Paese; è questa la grande scelta che abbiamo di fronte se vogliamo rendere più forte e competitivo il sistema delle imprese difendendo il settore manifatturiero e l'occupazione. La scelta prioritaria in favore del Mezzogiorno viene marcata con una più adeguata strumentazione fiscale e creditizia, nonché con più forti interventi infrastrutturali. Guardiamo al Sud non solo come grande mercato per il Nord, ma anche come area capace di promuovere uno sviluppo autopropulsivo e competitivo. 

Le affermazioni sulle concessioni demaniali suscitano sconcerto. Non è con idee estemporanee che si risolvono i problemi del Mezzogiorno e viene il dubbio perché non siano state realizzate prima. Si fa anche un torto ai Ministri di settore; andrebbero verificate nelle sedi competenti prima di rappresentarle mediaticamente in modo così dirompente. E' necessario ora predisporre subito un DPEF coerente e anticipare la legge finanziaria, non una finanziaria elettorale, ma una decisione di bilancio credibile negli obiettivi e coerente con i vincoli europei. Nel quadro delle riforme assume priorità, onorevole Presidente, la tutela del risparmio restituendo fiducia ai mercati finanziari e ai risparmiatori per favorire investimenti produttivi. Sulla riforma costituzionale intendiamo mantenere gli impegni. Andrebbe completata con una riforma elettorale coerente che coniughi il principio di rappresentanza e quello di governabilità. Potrà essere più agevolmente approvata rispettando le priorità di programma in ogni sua parte; se sarà il successo di tutta la coalizione e non di una sua componente; se guarderà all'ammodernamento delle istituzioni e non agli egoismi di una parte del Paese; potrà portare benefìci anche al Mezzogiorno se non viene caricata di significati impropri. Non siamo d'accordo con chi ritiene che il popolo si sia già pronunciato. Il popolo si pronuncerà quando potrà votare sui quesiti referendari. 

La sfida elettorale del 2006 richiede una svolta anche nel completamento del bipolarismo attraverso una casa comune. L’espressione "casa comune", per noi, significa non un pensiero unico ma pluralismo, confronto costante e metodo democratico. Non guardiamo dunque al partito unico come una operazione di marketing elettorale, ma a qualcosa che sia dentro la grande tradizione culturale del popolarismo europeo. Il nostro modello è il Partito popolare europeo in Italia in cui si affermino i princìpi della economia sociale di mercato, coniugando libertà e solidarietà, ed esaltando valori, contenuti, storia e tradizioni. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, come già detto esprimiamo una valutazione complessivamente positiva sulle sue indicazioni programmatiche per il completamento della legislatura attraverso decisioni collegiali, più forte coesione, nuove priorità e nuovo slancio riformatore. Da parte nostra siamo pronti, con lealtà, alla fase nuova, alla sfida che si apre, nella convinzione di guardare esclusivamente e responsabilmente agli interessi supremi del Paese.

 (Applausi dai Gruppi UDC e FI. Congratulazioni).

5 aprile 2005 - Intervento in Aula Sen. Maurizio Eufemi su Ratifica Trattato Costituzione Europea

"Onorevole Presidente, Onorevole Ministro Colleghi,

Ratifichiamo il progetto che adotta la Costituzione per la Europa riunita, una Costituzione senza Stato, cancellando "frontiere contro natura".

"Imperfetta, ma insperata" l'ha definita Valery Giscard d'Estaigne.

Permane il rischio sull'esito sfavorevole di uno o più referendum di ostacolo al cammino europeo. L'attenzione è posta sulla Francia per vedere se prevarrà l'opzione di un moderno realismo rispetto a scadute illusioni.

E' un "insieme aperto", aperto alle frontiere, e aperto nelle forme istituzionali che potranno prendere corpo in futuro.

Si realizza il sogno di una Europa libera e unita, sovrana nella sua politica monetaria e capace di agire con una sola voce nelle relazioni con i Paesi amici, con la creazione del Ministro degli Affari Esteri Europeo. Certo tale scelta è in contraddizione con la mancanza di una voce, una voce unica dell'Unione nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

Il progetto innovativo ma imperfetto, si è realizzato attraverso un processo costituzionale trasparente, accessibile alla grande rete, dunque non élitario. Si è affermato il metodo comunitario caro a Monnet con un approccio funzionalista o neo funzionalista perché ha insistito più sul metodo che sull'obiettivo.

Come non riconoscere che il rinnovamento continuo progressivo dei progetti è stato il carburante per la crescita europea.

Il successo del mercato comune ha attirato sempre più Stati europei nella comunità; il mercato comune ha imposto una moneta unica; la moneta unica ha bisogno di un governo economico; il governo economico ha avuto bisogno di una Costituzione.

Si accresce il ruolo dei Parlamenti nazionali nell'ambito dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

Sono state recepite le indicazioni della società civile; modificato il meccanismo decisionale, rafforzato il principio di democrazia rappresentativa riducendo il deficit democratico.

Resta la esigenza di un ampliamento delle aree politiche nelle decisioni a maggioranza.

Non sono stati purtroppo recepiti i riferimenti espliciti ai valori delle radici cristiane dell'Europa e ciò è un vulnus che dovrà essere colmato.

A tale proposito ho presentato un preciso ordine del giorno perché questa questione rimanga viva, aperta.

V'è una grave contraddizione tra la sostanza accettata nelle libertà di coscienza, di culto, di religione e la anagrafe storica rifiutata.

Rischiamo di realizzare un meccanismo politico amministrativo "senza anima". Vogliamo, al contrario, una Europa con una precisa identità culturale, un'Europa dei valori, che non nasce da un relativismo senza principi, ma da quei valori che pongono la persona umana e la sua dignità al centro della costruzione sociale verso cui orientare l'azione politica.

Dobbiamo reagire al pregiudizio "anticristiano", come emerge purtroppo dai lavori della convenzione, con l'opposizione ad un qualsiasi riferimento ai valori religiosi e alla eredità giudaico-cristiana per affermare il principio della laicità dello Stato quasi il timore di un attentato alla laicità delle Istituzioni, dimenticando che i valori cristiani sono alla base del riconoscimento della dignità umana. Purtroppo i governanti europei hanno avuto paura; hanno avuto il timore di scelte coraggiose; non hanno saputo cogliere e interpretare un sentimento forte come quello che si è manifestato in questi giorni di partecipazione e di dolore per la scomparsa di Giovanni Paolo II, verso un Gigante della storia e che dovrebbe far riflettere.

Personalmente sono fortemente rammaricato e deluso per il mancato inserimento in riferimento alle radici giudaico- cristiane. Non vi può essere un diritto all'amnesia delle proprie radici, a quei valori che hanno plasmato l'identità europea nel corso dei secoli che riguardano la dignità umana e la libertà religiosa nella dimensione individuale, collettiva e istituzionale.

Non si è compreso che proprio quel riferimento poteva essere di aiuto a quei paesi con differenti tradizioni religiose che si accingono ad entrare nello spazio comune europeo.

Non ci si rende sufficientemente conto che i rischi non vengono da nuovi totalitarismi ma dai fondamentalismi, dai materialismi, dall'edonismo, dal consumismo.

Il Partito Popolare Europeo, depositando un progetto, si è assunto le proprie responsabilità con una posizione inequivocabile. Apprezzabile è stata l'azione del Vicepresidente Fini e di Marco Follini. Non abbiamo nulla da rimproverarci.

Anche su questa vicenda emerge il ruolo ambiguo di chi ha guardato all'allargamento, diluendo quella identità che era dei popoli cristiani.

Il radicamento cristiano dell'Europa è un radicamento laico non confessionale o catechistico. Benedetto Croce e Giovanni Gentile, per l'Italia, insieme a molti altri intellettuali europei hanno avuto il coraggio di riconoscere i valori della civiltà cristiana.

Le preoccupazioni si accrescono rispetto all'entrata della Turchia guardando alla tutela del rispetto della libertà religiosa e dei diritti umani e della famiglia.

Siamo parte di una Europa svuotata al suo interno come afferma il cardinale Joseph Ratzinger, come paralizzata da una crisi circolatoria, una crisi che mette a rischio la sua vita affidandola a trapianti che ne cancellano l'identità, ad un cedimento spirituale unito a declino etnico.

E allora come possiamo e dobbiamo rispondere ad una strana mancanza di voglia di futuro. In che modo? Certamente con politiche forti per la famiglia e per la natalità che devono essere capaci di incidere sul tasso di crescita. C'è bisogno di ritrovare il coraggio necessario per non scolorire la fedelta' ai valori della persona e della comunità. Infatti la fedeltà ai valori tradizionali viene bollata come intolleranza, lo standard relativistico viene elevato ad obbligo.

Mi riferisco alle minacce verso alcuni valori, ai correnti pericoli di alcune scelte come quelle della manipolazione genetica nelle forme più estreme, non come ostacolo alla ricerca ma come illimitata azione rispetto ai confini della scienza.

Diviene fondamentale la Governance economica per raggiungere risultati più efficaci attraverso la riforma delle istituzioni.

Raccogliere la sfida della globalizzazione significa rendere sostenibile il modello europeo, soprattutto negli aspetti sociali.

Cooperazione e solidarietà sono gli strumenti essenziali di una forte collaborazione rispetto ad equilibri internazionali mutati.

La globalizzazione non deve accentuare le disuguaglianze ma diminuire le tensioni fra gli Stati fra i popoli fra le culture, evitando i pericoli di una frattura di civiltà; essa deve volgersi a vantaggi di tutti e non di gruppi o di pochi.

L'Europa può svolgere un grande ruolo nella sfida della globalizzazione se afferma i valori del suo patrimonio storico-culturale.

Sono i valori di quel patrimonio prezioso che è l'umanesimo europeo - come ci ricorda quel grande pensatore che è Solgeniztin con la sua critica alla deriva illuministica. Raccogliamo il suo auspicio ad un moderno umanesimo cristiano come momento di riscossa ad una crisi e alla involuzione dell'illuminismo che ha preteso di sostituirsi al cristianesimo pur avendo fatto propri i valori più alti di libertà e di equità, ma recidendone la radice trascendente.

Ci troviamo di fronte a forme ibride di neo illuminismo che non rispondono né agli interrogativi della cultura né alle esigenze reali del Paese.

Dobbiamo salvaguardare il patrimonio dell'umanesimo europeo.

L'Europa potrà diventare più forte se sarà unita contribuendo a modernizzare le Istituzioni internazionali e se sarà capace di affermare un multilateralismo arginando un dilagante egemonico unilateralismo e ritrovando un più forte legame euroatlantico basato sulla cooperazione e sulla sussidiarietà.

Questo Trattato, nonostante alcune criticità, pone le condizioni per affrontare e superare le sfide dell'allargamento, della mutata situazione mondiale che impone all'Europa riunita un ruolo di global player per coniugare forza e ragione e affermare una visione comune dei problemi anche con un nuovo ruolo di responsabilità per l'Europa nella pace e nella cooperazione internazionale."

Roma, 5 aprile 2005

Presidente,

chiedo di potere depositare il testo integrale del mio intervento anche perché si deve purtroppo registrare una compressione dei tempi ingiustificabile su una decisione così importante e gli auspici del Presidente Pera sono stati contraddetti da una corsa contro il tempo per battere record di nessun significato.

Giovedì 31 marzo 2005 - Intervento Sen. Maurizio Eufemi al Convegno sul Pubblico Impiego

Bene hanno fatto i promotori di questo incontro che vede la presenza del Presidente Fini e del Ministro Mario Baccini.

Noi non siamo tra quelli che si ricordano dei dipendenti pubblici solo in campagna elettorale.

Lo dimostrano la attenzione con la quale abbiamo seguito in questi anni i problemi del pubblico impiego dal nuovo assetto normativo, alla modernizzazione del sistema Paese attraverso una riorganizazione del lavoro e una semplificazione delle procedure, rendendolo così più competitivo, allo spoil system per rimediare i disastri di Bassanini, al prolungamento della permanenza in servizio fino a 70 anni in linea con Lisbona, le iniziative sulla indennità di amministrazione, fino all'ultimo successo personale, la norma che ha portato benefici diretti consentendo di equiparare l'imposta di registro per i mutui dei dipendenti pubblici. Cose concrete.

Certo ne rimangono altre da fare non meno importanti. Dalla riforma elettorale per le rappresentanze sindacali con il voto disgiunto tra candidati di comparto e firmatari accordo quadro fino alla dismissione ai comuni del catasto nazionale.

In particolare la stabilizzazione dei precari soprattutto nei beni culturali che di anno in anno vengono prorogati e quelli distaccati dalle Poste in vari Ministeri. Non ci sono costi aggiuntivi. Vogliamo difendere questi giovani senza diritti. Vogliamo fare qualcosa?

La stessa questione della vicedirigenza era un punto fermo del programma elettorale. Che abbiamo realizzata con molta fatica per la parte attuativa ma non dipendeva da noi.

Lo sanno bene quelli che hanno condiviso le nostre posizioni meno bene quelli che le hanno osteggiate, in nocciolo della RGS che sosteneva sempre che non c'erano risorse anche dopo che la legge risultata approvata. Non mi risulta che possano essere approvate leggi prive di copertura finanziaria!. Forse era solo un pretesto per chi non la voleva.

Abbiamo dovuto lottare contro la non cultura di certi nostri colleghi che vedono di dipendenti pubblici come nemici non come una risorsa del Paese., non come un investimento non come un peso.

Abbiamo restituito un ruolo pubblico ma non basta, perché 4.500 dipendenti pubblici su 100.000 sono rimasti privatizzati dalla Bassanini.

Vogliamo o no restituirli al ruolo pubblico al fine di evitare un mercato selvaggio che è indegno di un Paese civile e che invece deve guardare ad affermare una neutralità dei dipendenti pubblici nel rispetto degli articolo 97 e 98 della Carta costituzionale, elementi di trasparenza e di rigore morale.

Tre obiezioni a quanto è stato detto e fatto sulla Vicedirigenza.

Francamente non riusciamo a comprendere le ragioni di così vistosi ritardi nella non applicazione della legge. Lo abbiamo ricordato all'ex Ministreo Gazzella in tutti i modi possibili. Il governo ha avuto il coraggio di fare proposte per modificare il Patto di Stabilità.

C'è stata una aggressione di stampa rispetto alle ipotesi credibili, serie, ragionevoli del Ministro Baccini e del Presidente Fini.

Facciamo prevalere la politica ad incomprensibili irrigidimenti che avrebbero un costo sociale più alto dei benefici prospettati in termini di decimali anche perché i dipendenti pubblici non hanno avuto nessun aggiustamento speculativo dall'Euro.

Dobbiamo ringraziare i leader per avere avuto il coraggio per questa iniziativa alla vigilia di un voto amministrativo che assume riflessi politici, anche alla luce delle parole in libertà di Romano Prodi. . Per quanto mi riguarda posso ben dire di avere mantenuto gli impegni assunti, non senza fatica ma con la forza della ragione e di avere riscontrato sempre una disponibilità e un sostegno della categoria che non è mai venuta meno neppure nei momenti di forte disagio e che sono certo non verrà meno.

17 febbraio 2005 - Interrogazione 3-01850 sull’Azienda Embraco di Riva. 

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione. 

ROSSO, sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, la situazione della società Embraco è da tempo all'attenzione del Governo e pertanto mi sembra opportuno, in questa sede, riassumerne le tappe più importanti. La ditta Embraco Srl, appartenente al gruppo brasiliano Embraco S.A. che fa capo al gruppo americano Whirlpool, svolge, dal 1° maggio 1994, l'attività riguardante la produzione e la commercializzazione di compressori ermetici per refrigerazione domestica (frigoriferi, freezer, eccetera). 

Attualmente, la produzione è ristretta ai compressori della serie mini denominati "Bp" ed "EM". I compressori prodotti sono venduti a clienti quali Bosch (in Germania e in Spagna), Liebherr (in Austria e in Germania), Whirlpool (presso i vari stabilimenti nel mondo), Electrolux-Zanussi (in Italia). I lavoratori dipendenti, occupati alla data del 14 gennaio 2005 presso lo stabilimento in argomento, sono 911, di cui 550 operai, 88 impiegati e 5 dirigenti. Sino al 30 aprile 2004 la società Embraco Europe Srl produceva anche compressori ermetici della serie "NB" la cui produzione è stata trasferita in Slovacchia, dove il costo del lavoro è circa dieci volte più basso che in Italia. Anche con l’attuale produzione dei due compressori suindicati, l'azienda ha mantenuto l’andamento negativo versando in grave situazione economica. 

La delocalizzazione è legata alla suddetta situazione economica e, dal 1994, data di inizio dell'attività, l'azienda ha accusato una perdita di 160 milioni di dollari registrando, nel solo anno 2003, una perdita che ammonta a circa 20 milioni di euro. Per far fronte alla criticità della situazione, l’azienda decideva di cessare l’attività produttiva e avviava il 15 novembre 2004 la procedura di mobilità per 812 lavoratori, tra operai e impiegati. Successivamente, il 26 novembre 2004 si teneva presso il Ministero delle attività produttive una riunione per la ricerca di una soluzione alternativa alle decisioni aziendali, presenti i rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, i rappresentanti della Embraco Europe Srl e della casa madre brasiliana. 

Si decise di istituire un tavolo congiunto, con scadenza 12 dicembre 2004, al fine di presentare gli esiti degli approfondimenti realizzati dalle singole amministrazioni. A fronte di tali impegni assunti dal Governo e dei tempi di definizione, la ditta Embraco Europe Srl accettava di ritirare la procedura di mobilità. In data 23 dicembre 2004, presso la sede del Consiglio regionale del Piemonte in Torino, si svolgeva un incontro tra le istituzioni nazionali e gli enti locali, nel corso del quale la ditta Embraco Europe Srl dichiarava la propria disponibilità ad attuare un programma di riorganizzazione e ristrutturazione che avrebbe comportato investimenti dell'ordine di 10 milioni di euro e rilevanti effetti in termini di salvaguardia occupazionale. In tal senso, si sarebbe avviata la richiesta di cassa integrazione straordinaria, con rotazione di tutto il personale, per un periodo di ventiquattro mesi, al termine dei quale, se necessario, l'azienda avrebbe fatto ricorso all'utilizzo dei contratti di solidarietà. 

Il Ministero delle attività produttive e la Regione Piemonte, a fronte del programma di investimenti prospettato dalla società, dichiaravano la propria disponibilità alla predisposizione di un contratto di programma finalizzato al sostegno degli stessi, nonché alle iniziative imprenditoriali di sviluppo di attività produttive nelle aree rese disponibili dalla società Embraco Europe Srl. Il 12 gennaio 2005 veniva convocato un tavolo di Governo, con tutte le parti interessate, presenti esponenti delle istituzioni locali e nazionali e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, e veniva illustrata l’ipotesi progettuale basata sul recupero dell'equilibrio economico delle produzioni dell'Embraco Europe Srl attraverso la concentrazione delle attività su un'unica linea di produzione debitamente nazionalizzata e potenziata dagli attuali livelli di 1.700.000 pezzi l'anno a 2.300.000, con un investimento, come dicevo prima, di circa 10 milioni di euro. Contestualmente, la società avrebbe reso disponibili le aree e i capannoni non più necessari allo svolgimento delle previste produzioni, per favorire l'insediamento di nuove attività industriali in grado di garantire il mantenimento degli equilibri occupazionali anche a valle della realizzazione del suo piano d'investimento. A fronte della suindicata ipotesi progettuale, l'azienda ribadiva ancora una volta l'impegno a non procedere, per i prossimi sei anni, a riduzioni del personale attraverso il ricorso a procedure unilaterali di mobilità. 

Il Ministero delle attività produttive e la Regione Piemonte esprimevano l'impegno a concorrere al finanziamento, sia del piano di realizzazione dell'Embraco Europe Srl, sia delle nuove iniziative imprenditoriali attraverso gli strumenti della contrattazione programmata, nonché a svolgere specifici interventi di politica industriale. 

Il Ministero della attività produttive e la regione Piemonte esprimevano l’impegno a concorrere al finanziamento, sia sul piano della realizzazione dell’Embraco europe Srl, sia delle nuove iniziative imprenditoriali attraverso gli strumenti della contrattazione programmata, nonché a svolgere specifici interventi di politica industriale. Da parte della regione Piemonte, inoltre, veniva confermato l’impegno a sostenere la realizzazione degli obiettivi di valorizzazione del sito di Riva presso Chieri in provincia di Torino anche attraverso specifiche azioni di produzioni industriali, coinvolgendo istituzioni ed enti locali. 

Il Ministero della Attività produttive si dichiarava impegnato ad assicurare l’obiettivo di garanzia occupazionale per tutti i dipendenti della società attraverso l’azione di sostegno ai prospettati programmi di razionalizzazione dell’attività produttiva ed all’espletamento di specifiche iniziative di produzione imprenditoriale dell’area. Da ultimo, il 2 febbraio 2005, presso il Ministero delle Attività produttive è ripreso il confronto al fine di consentire all’azienda di procedere nelle attività produttive attraverso un piano di recupero dei necessari equilibri economici e di assicurare, comunque, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Sono stati definiti i termini di attivazione del previsto Contratto di programma finalizzato a sostenere finanziariamente l’azienda nell’attuazione del previsto piano di investimenti e nelle iniziative sostitutive che andranno ad insediarsi nelle aree rese fruibili dalla stessa società a seguito dell’intrapreso piano di razionalizzazione produttiva. 

La regione Piemonte, d’intesa con la provincia di Torino, si è impegnata a proporre al tavolo di concertazione del patto Territoriale Torino Sud, di destinare una somma non inferiore a due milioni di euro a sostegno di investimenti nell’area che possano favorire i nuovi investimenti industriali. Si sono, inoltre, sollecitate le parti a definire un accordo sulle procedure di gestione del personale nelle fasi di attuazione del programma, elemento determinante per la formalizzazione di un Protocollo d’intesa che puntualizzi impegni ed adempimenti di tutti gli attori coinvolti. I rappresentanti della società hanno, invece, presentato una bozza di verbale d’accordo per la gestione del personale che è stato posto alla valutazione delle organizzazioni sindacali. Nei prossimi giorni il tavolo verrà, dunque, riconvocato. 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. 

EUFEMI (UDC). Innanzitutto, vorrei rivolgere al sottosegretario Rosso un ringraziamento per la tempestività della risposta fornita, che dimostra l’attenzione con la quale l’Esecutivo ha seguito la vicenda della crisi dell’Embraco, ed un augurio per la sua attività di membro del Governo. Non richiamo il quadro evolutivo della vicenda, la storia di questa azienda, già illustrata dal sottosegretario Rosso, è una storia fatta di passaggi di proprietà, di marchi, dall’ingresso di capitali bancari che hanno determinato conseguenze sulle strategie dell’azienda, sulle linee di produzione, sulla delocalizzazione in Slovacchia. 

Bene ha fatto il Governo ad aprire il tavolo negoziale con la proprietà e con le parti sociali, così come noi avevamo indicato fin dalla presentazione dell’interrogazione. Il Sottosegretario ci ha fornito risultati positivi, di questo dobbiamo dargliene atto. Sono state fornite risposte ed assicurazioni rispetto al mantenimento dei livelli produttivi e, soprattutto, occupazionali rispetto ad una paventata chiusura e alla possibilità che questa azienda diventasse un magazzino di quanto prodotto in altra sede. Sono, dunque pienamente soddisfatto, onorevole sottosegretario Rosso, delle risposte fornite, anche se restano alcuni interrogativi di fondo quali ad esempio, il fatto che gli enti locali sono arrivati con fortissimo ritardo (non mi riferisco alla Regione, ma agli enti locali in senso stretto) e che - come lei ci ha ricordato - non è stata chiesta la cassa integrazione per un numero così rilevante di dipendenti (800), non utilizzando uno strumento di intervento sociale capace di sostenere la famiglia in una fase di difficoltà; quali, infine, l’azione e il ruolo svolto dai rappresentanti dei lavoratori rispetto a scelte aziendali che non potevano passare inosservate. Il trasferimento di macchinari da uno stabilimento, infatti, avrebbe dovuto allarmare qualcuno, suscitare degli interrogativi in chi aveva cuore la vita dell’azienda e il suo destino. 

E’ mancata la collaborazione sindacale, credo, nei precedenti periodi di ristrutturazione anche per il muro sindacale posto contro modifiche organizzative e gestionali ragionevoli, che potevano migliorare la redditività delle attività produttive. Questo ha contribuito a spingere l’impresa ad accentuare la scelta economica di delocalizzare. Credo, però, sia anche mancata una corretta guida aziendale che attuasse una gestione più sana per ottenere un adeguamento più pronto all’esigenza dei mercati in progressivo e veloce mutamento rispetto alla concorrenza, oggi certamente più spietata del passato. Va riconosciuta, inoltre, la forte volontà dei dipendenti operativi che non vogliono assolutamente perdere il patrimonio storico del marchio poiché sentono un forte senso di appartenenza. Oggi il Parlamento è stato messo a conoscenza della tempestività dell’azione del Governo, dei Ministeri del lavoro e delle attività produttive che hanno svolto una moral suasion istituzionale, aprendo un tavolo tecnico che ha consentito di tenere in vita l’azienda. Credo, per concludere, che quello delle delocalizzazoni porti il problema, certo più ampio, della tassazione delle imprese, del costo del lavoro e dell’energia e richiami un’armonizzazione europea proprio sul problema fiscale. 

Abbiamo visto quanto il costo del lavoro sia minore in Slovacchia e quanto sia più incidente la tassazione dell’impresa rispetto ai diversi Paesi europei. Queste misure, quindi, determinano la necessità di ridurre gli svantaggi competitivi. Il problema che abbiamo di fronte come Paese è quello del riposizionamneto industriale in una fase di globalizzazione, attraverso misure certo difensive come quelle che abbiamo realizzato, ma anche in grado di posizionare le imprese nei settori a più alto valore aggiunto. Mi auguro che il prossimo provvedimento sulla competitività possa dare risposte precise in tal senso, per favorire il riposizionamento industriale del Paese, non senza ringraziare per l’attenzione posta a questo problema ed anche all’azione che, come Regione, vi è stata reperendo risorse in grado di favorire la ripresa dell’azienda e di quell’area produttiva fortemente colpita dalla crisi, soprattutto dei del tessile e dell’abbigliamento.

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INTERROGAZIONE SULL'AZIENDA EMBRACO DI RIVA (3-01850)(23 novembre 2004) 

EUFEMI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

l'Azienda Embraco di Riva, presso Chieri, azienda produttrice di compressori per frigoriferi, storica fabbrica torinese, oggi multinazionale brasiliana, sta vivendo una fase di crisi occupazionale;

lo stabilimento di Riva, presso Chieri, negli ultimi tre anni è stato dimezzato, passando da oltre 2000 lavoratori a 1037;

la situazione si è oggi ulteriormente aggravata con l'improvvisa messa in mobilità di 812 lavoratori su 900 dipendenti, rispetto ad una previsione di assestamento che si aggirava intorno alle 800 unità nel 2007;

nella giornata di mercoledì 17 novembre si sono registrati momenti di fortissima tensione con l'occupazione da parte dei lavoratori della stazione ferroviaria di Pessione, nonché lo svincolo della A21 nei pressi del casello autostradale di Villanova d'Asti, paralizzando l'area di Chieri, con conseguenze sulla circolazione delle tratte nazionali ed interregionali e notevoli ritardi e disagi all'utenza,

si chiede di sapere:

se il ricorso alla mobilità per un numero così ingente di lavoratori derivi da processi di delocalizzazione, con il trasferimento delle produzioni all'estero e in particolare in Slovacchia dei prodotti a più alto valore aggiunto, riducendo lo stabilimento ad un enorme magazzino senza più alcuna linea produttiva anche per i prodotti di più bassa gamma;

se e quali iniziative intenda assumere il Governo per favorire un ritorno alla normalità dell'azienda, anche con il ricorso a strumenti quali gli ammortizzatori sociali e in particolare la cassa integrazione, tali da favorire, a tutela e garanzia dei lavoratori, il superamento della difficile situazione per un numero così ingente di famiglie;

se non si ritenga opportuno costituire urgentemente un tavolo tecnico tra Ministero del lavoro, regione, enti locali e la proprietà della azienda Embraco per individuare le soluzioni più idonee al superamento del difficile momento, favorendo il coinvolgimento dei principali committenti della Embraco torinese o altre importanti aziende multinazionali del settore.

Martedì 15 febbraio 2005 - Seguito della discussione del disegno di legge: (2742-B) Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2004 (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevole ministro Buttiglione, colleghi senatori, siamo ormai giunti alla fase conclusiva dell'iter della legge comunitaria 2004, contrassegnato da scelte fondamentali in coerenza con gli orientamenti dell'Unione, particolarmente in materia di informazioni privilegiate che vanno sottolineate e che anticipano la prossima riforma del risparmio. Le norme della legge Comunitaria, così come approvate dalla Camera, con riferimento in particolare all’articolo 9, anticipano il disegno del Governo ridefinendo le competenze delle autorità preposte alla vigilanza dei mercati finanziari secondo il principio funzionale. In tal senso apprezzabili sono le competenze affidate alla CONSOB per quanto attiene alla verifica delle operazioni di collocamento dei titoli al fine della concreta salvaguardia della fiducia dei risparmiatori. Tale funzione è salvaguardata da ingerenze - tutela della riservatezza, indipendenza sia dal Governo che dagli operatori - con la previsione di una autonoma figura delittuosa, il reato di ostacolo alla funzione di vigilanza. E' stata accolta una nozione di mercato finanziario estesa ai mercati non ufficiali, quindi informatici (articolo 9, comma 12, lettera n) e derivati, e prassi di mercato ammesse. E' stato fortemente inasprito l'apparato sanzionatorio non limitatamente all'aspetto penalistico ma soprattutto sul piano della sanzione amministrativa pecuniaria (che di regola è straordinariamente più efficace rispetto a quelle penali perché va a colpire pecuniariamente gli operatori che commettono illiceità), sia per la semplificazione della procedura di accertamento e irrogazione della sanzione sia per la maggiore celerità dei processi di opposizione promossi eventualmente dagli operatori ed affidati al giudice ordinario (solo l’appello in unico grado e ricorso in Cassazione per la sola violazione di legge). Vengono infine fortemente estesi e potenziati i poteri di indagine della CONSOB, destinando alla stessa Autorità di controllo più forti strumenti di azione e indispensabili risorse umane, rafforzandone quindi la complessiva capacità di intervento sui mercati finanziari al fine di rendere effettiva la tutela del risparmio con l'accesso al sistema informativo dell'anagrafe tributaria, con l'uso di poteri di indagine da parte della Guardia di finanza e l'accesso diretto alla centrale rischi della Banca d'Italia. Desidero richiamare la attenzione su tre questioni emerse nel corso del dibattito in Commissione: la disciplina del rating, l'accesso alla centrale rischi e gli ordini professionali. Su questo ultimo punto ho presentato uno specifico ordine del giorno per fugare le preoccupazioni emerse, non costituendo la nuova disposizione alcuna reale minaccia alla legislazione vigente in materia di professioni, sia regolamentate che non, in quanto non si tratta di norma precettiva o autoapplicativa, ma di norma che si limita ad introdurre un criterio generale di delega aggiuntivo che non è contenuto negli allegati A e B e che dunque non potrà trovare applicazione. Nell'ordine del giorno si richiama il Governo all’impegno, laddove dovesse trovare applicazione il predetto criterio di delega, circoscrivere la portata alle ipotesi di "ingiustificate" situazioni discriminatorie, nel pieno rispetto della normativa sulle professioni, del codice civile e soprattutto dei principi della Carta costituzionale. Rispetto all'accesso alla centrale rischi della Banca d’Italia, la Commissione finanze nel parere formulato ha espressamente richiamato la necessità di una attenta disciplina degli utilizzatori dei dati e dunque una indispensabile cautela nella disponibilità degli stessi. E' stata poi segnalata la necessità di una rivisitazione, anche nella prospettiva di Basilea 2, rispetto al riferimento alle società di rating che vengono inappropriatamente, per scelta della Camera, equiparate agli analisti finanziari. Va riconosciuto che il modello globale di produzione e diffusione del rating e il valore informativo del rating sui mercati si fondano su un dialogo aperto e continuo con gli emittenti e un flusso libero di informazioni, incluse anche informazioni confidenziali o altre che potenzialmente possono essere price sensitive. I rating di credito riflettono dunque un mix di informazioni sia pubbliche che confidenziali che gli analisti utilizzano nelle proprie valutazioni. Trattare i rating di credito come gli analisti finanziari è incoerente con l'approccio e le iniziative delle autorità di regolamentazione internazionale come CESR, IOSCO e così via. Dobbiamo, da un lato, evitare che la soluzione domestica sia in contrasto con le iniziative assunte a livello europeo e internazionale e, dall'altro, mantenere la possibilità per gli investitori italiani di continuare ad accedere ad informazioni di rating su emittenti non italiani e dunque un contesto operativo italiano diverso da quello europeo, senza raggiungere l'obiettivo di un mercato finanziario trasparente e rischiando una possibile subalternità. Poiché riteniamo che un mercato finanziario efficiente e sviluppato richieda trasparenza e indipendenza dei soggetti che effettuano valutazioni analitiche sul merito del credito, siamo certi che il ministro Buttiglione si farà carico di una correzione in tal senso nella prossima legge comunitaria 2005, perché reputiamo che questa legge comunitaria non debba essere ulteriormente modificata, ma resa prontamente operativa. Signor Presidente, onorevole Ministro, siamo particolarmente soddisfatti del risultato raggiunto con la legge comunitaria 2004, perché con l'intervento normativo sull'articolo 9 viene a saltare tutta la fase della legislazione delegata e quindi, con le norme direttamente inserite in questa legge comunitaria, si rende prontamente operativa tutta la decisione relativa al market abuse e alla capacità di intervento e di tutela sui mercati finanziari. Il senatore Bedin, che è intervenuto poc’anzi, dovrebbe essere ben felice della decisione di inserire norme dirette sugli abusi di mercato invece di ricorrere alla delega al Governo, perché così si sono garantiti un approfondimento e una condivisione su tutta la materia da parte del Parlamento. Che cosa si sarebbe detto se tale scelta non fosse stata operata, con i conseguenti ritardi nella fase applicativa? Apprezziamo invece le considerazioni positive espresse dal senatore Pasquini. Quello che stiamo per approvare, dunque, è un intervento legislativo importante, una risposta efficace rispetto alla complessiva riforma del risparmio che oggi viene introdotta e che va nella direzione giusta, nella direzione delle attese della opinione pubblica, dei risparmiatori, della comunità economico-finanziaria; soprattutto, pone le condizioni per restituire fiducia ai mercati finanziari attraverso un quadro di regole nuove e più efficaci. Abbiamo fatto prevalere la necessità di dotare l'Autorità di poteri investigativi reali, adottando misure di tipo preventivo a salvaguardia dei risparmiatori contro gli abusi di mercato derivanti dai nuovi sviluppi finanziari e tecnici che determinano nuove opportunità, nuovi prodotti e nuove tecnologie. Non va sottaciuto che in questa legge comunitaria vi sono ben dieci articoli che consentono di chiudere delicate procedure di infrazione a carico del nostro Paese, e ciò è dunque un altro motivo che sollecita l'approvazione di questa legge. Essa consente altresì la delega per il recepimento di numerose importanti direttive nei settori dell'energia elettrica, del gas, degli appalti e dell'ambiente con previsione di specifici criteri di delega individuati e condivisi dal Parlamento. Dopo la firma del Trattato di Roma nel mese di ottobre, la imminente ratifica da parte del Senato del Trattato sulla Costituzione europea, che ci vede tra i primi, tra i Paesi fondatori dell'Unione, la recente approvazione della legge Buttiglione che sostituisce la legge La Pergola, la prossima presentazione della legge comunitaria 2005, attraverso dunque un insieme di scelte politiche e parlamentari siamo impegnati ad affermare un europeismo concreto, realizzando un percorso teso ad armonizzare la nostra legislazione agli standard europei. Stiamo procedendo in un costante processo di armonizzazione delle regole, tenendo ben presente che solo un assetto di regolamentazioni uniforme a livello europeo può sostenere sia la crescita, sia la competizione sia l'efficienza. PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pedrizzi. Ne ha facoltà.

 

MARTEDÌ 25 GENNAIO 2005  (2742-B) Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2004, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati (Relazione alla 14a Commissione. Esame e rinvio)

Si apre la discussione generale.

Interviene il senatore EUFEMI (UDC) il quale esprime anzitutto, anche a nome della propria parte politica, un giudizio sostanzialmente positivo del provvedimento nel suo complesso, che presenta l’indubbio merito di apprestare una prima risposta in termini legislativi all’esigenza emersa tra i soggetti operanti sui mercati finanziari di recuperare fiducia nel sistema di gestione degli stessi. Auspica pertanto una sollecita approvazione del disegno di legge, il quale riveste notevole importanza, anche perché anticipa talune disposizioni già contenute nel provvedimento di riforma del settore del risparmio in corso di esame presso la Camera dei deputati. Per quanto concerne specificamente i profili di competenza della Commissione, condivide le misure recate dall’articolo 9 suscettibili di restituire fiducia ai risparmiatori, quali le garanzie di indipendenza degli esponenti di emittenti quotati, l’inasprimento dell’apparato sanzionatorio - soprattutto per quanto concerne le sanzioni amministrative pecuniarie, che reputa maggiormente efficaci e di celere irrogazione -, l’incremento dei poteri e delle risorse attribuite alla Consob, nonché le maggiori informazioni da tale ultima autorità accessibili e la cooperazione della stessa con la Guardia di finanza. Giudica analogamente di segno positivo la scelta di procedere direttamente all’emanazione della normativa di rango primario rispetto al ricorso allo strumento della delega legislativa. Rileva tuttavia come la disposizione contenuta nel novellato articolo 114 del TUF, comma 8, nell’equiparare le società di rating ai soggetti che producono o diffondono ricerche o valutazioni su strumenti finanziari, risulti estremamente criticabile, poiché essa ingenera il rischio che in futuro i soggetti che richiedono la valutazione del merito di credito non trasmettano più le informazioni riservate che sono attualmente comunicate alle agenzie di rating, ovvero che tali informazioni non vengano utilizzate per elaborare il giudizio, e ciò in contrasto con l’esigenza di correttezza della formulazione dei giudizi stessi. Fa inoltre osservare che le società di rating presentano caratteristiche diverse rispetto agli analisti finanziari e che la disposizione in commento non trova riscontro in nessuno degli altri Paesi aderenti all’Unione Europea, con il pericolo di un'asimmetria normativa. Invita pertanto il relatore e il Rappresentante del Governo ad approfondire detta tematica e a correggere la citata disposizione, eventualmente anche mediante l’inserimento di una norma correttiva nel prossimo disegno di legge comunitaria. Per quanto concerne infine l’articolo 28 del disegno di legge, manifesta la propria condivisione per una norma che si pone in linea con gli orientamenti emersi in sede comunitaria.

 

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